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 2010  novembre 27 Sabato calendario

Macché «Onda», è calma piatta: protesta uno studente su cento - Carta canta e i numeri so­no numeri

Macché «Onda», è calma piatta: protesta uno studente su cento - Carta canta e i numeri so­no numeri. Anche nella scuo­la degli asini e dei baroni che non vogliono perdere nem­meno un centimetro del loro territorio feudale, conquista­to dopo anni e anni di fatiche improbe. E così, numeri per numeri, se è vero come è vero che la popolazione universitaria ita­liana conta, dati del più recen­te censimento ministeriale, due milioni di studenti, è an­che vero che dallo stesso mini­stero dell’Istruzione arrivano le cifre della protesta reale: in piazza in questi giorni sono andati non più di ventimila studenti. Il che significa, sem­pre se la matematica, sia pure nella strana scuola che qual­cuno vorrebbe, non è un’opi­nione, l’uno per cento. Già, proprio l’uno per cento. Il che, ulteriormente, significa che su uno che è andato in piazza a fare un po’ di bacca­no, altri 99 studenti sono rima­sti a scuola o hanno tentato di andarci regolarmente con i li­bri sottobraccio. Così i numeri di una prote­sta, che fa arrampicare sui tet­ti improbabili scalatori come Bersani e certi suoi compagni di cordata di Fli, e che ieri, do­po le incursioni al Colosseo, alla Mole Antonelliana e sulla Torre di Pisa, ha dato l’assalto (e poteva mai venire dimenti­cata?) anche alla Basilica di San Marco a Venezia, si ridu­cono drasticamente. Torna­no, in altre parole, ad essere numeri meno fantascientifi­ci, non facendo parte la fanta­scienza, almeno per ora, pur­troppo, delle materie d’esa­me. Nonostante le occupazio­ni di tetti, sottotetti e abbaini continuino a macchia di leo­pardo un po’ in tutt’Italia ( ieri a Messina i ricercatori hanno occupato il campanile del Duomo, a Siena gli studenti hanno preso di mira il Palaz­zo comunale, a Perugia han­no occupato la facoltà di Lette­re e Filosofia, mentre circa 200 tra studenti e ricercatori dell’Università di Cagliari so­no saliti sul tetto del Palazzo delle Scienze), sono anche molti quelli che sono tornati con i piedi per terra. Come, dopo il pressante in­vito della polizia, ha dovuto fa­re alla fine ieri il commando di giovani del «Coordinamen­to studenti Universitari di Ve­nezia » guidato da Tommaso Cacciari che, con un blitz, ave­va raggiunto una delle balco­nate della Basilica di San Mar­co e srotolato due striscioni di protesta con scritto: «It’s the final countdown Pdl Gelmi­ni » e «Non avrete la mia fidu­cia. 14 dicembre 2010». E a ter­ra sono ridiscesi, anche a Tori­no, gli studenti e i ricercatori che si erano accampati da qualche giorno sul tetto di Pa­lazzo Nuovo, sede delle facol­tà umanistiche dell’Universi­tà. Happening in «alta quota» a parte, è pur vero che la rifor­ma ideata dal tanto bistratta­to ministro dell’Istruzione non deve essere poi così mal­vagia, se è vero come è vero che ieri ha incassato la benedi­zione di Gianfranco Fini. «La riforma Gelmini è positiva, quindi Fli la voterà», ha prean­nunciato il presidente della Camera incontrando i «Ma­gnifici Cento» che non sono studenti benemeriti ma è il movimento della società civi­le di Giuseppe Consolo. D’altra parte,con buona pa­ce dei nuovi amanti del trekking sulle tegole, le atte­stazioni di consenso e soste­gno alla riforma continuano copiosamente, e anche inso­spettabilmente, ad arrivare da più parti. Il presidente del­l­a Conferenza dei rettori italia­ni, professor Enrico Decleva, in un’intervista a Repubblica, ribadisce la necessità della ri­forma Gelmini e nega che le università siano davvero in ri­volta. E, sulla sua scia, decine di docenti si sono decisamen­te schierati a favore dell’ap­provazione del ddl deciden­do di sottoscrivere un pubbli­co appello ( visibile e scaricabi­le in più di un sito internet) dal titolo sufficientemente evocativo:«Difendiamo l’uni­versità dalla demagogia». Che ci sia poi anche un po’ di puzza di bruciato nella fiam­meggiante protesta di questi giorni lo denuncia anche Azio­ne U­niversitaria rilevando pe­raltro alcune contraddizioni politiche: «Nessuna proposta e nessuna mozione è stata pre­sen­tata dalla sinistra come so­stegno alle proteste di questi giorni nei confronti della rifor­ma Gelmini al Consiglio Na­zionale degli Studenti Univer­sitari ». «È questa- dichiara An­drea Volpi, coordinatore na­zionale di Azione Universita­ria - una prova tangibile che tali proteste sono solo stru­mentali e oggetto di interesse da parte di sindacati politiciz­zati e dell’opposizione politi­ca. Noi continueremo a soste­nere gli effetti di questa rifor­ma che vuole combattere i ba­ronati e gli sprechi negli Ate­nei ». «Ci chiediamo perché nelle opportune sedi le forze di sinistra, legittimate a farlo, hanno taciuto con assoluta in­differenza le votazioni e le ini­ziative portate avanti in soste­gno della Riforma». Già, per­ché? Forse perché urlare coi megafoni dai tetti non sarà po­liticamente corretto ma, in fondo, è più divertente, am­mettiamolo