Gianmaria Pica, Il Riformista 27/11/2010, 27 novembre 2010
LA RIVINCITA DI TREMONTI. A GUARGUA RESTA SOLO LETTA
Il mandato di Pier Francesco Guarguaglini, presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, scadrà il prossimo aprile con l’approvazione del bilancio 2010, ma - dicono fonti molto vicine a Palazzo Chigi - difficilmente sarà confermato.
Quello di oggi, infatti, è un Guarguaglini molto “debole”. Da otto anni alla guida di Finmeccanica e adesso potrebbe anche farsi da parte. In una recente intervista a Repubblica, lo stesso Guarguaglini si è detto disponibile a partecipare al ricambio dei vertici della società. Una settimana fa, un articolo del Corriere della Sera - con cui è stato fatto il punto delle inchieste sugli appalti della pubblica amministrazione - è stato correlato con una foto in primo piano di Guarguaglini che, tra l’altro, non risulta iscritto nel registro degli indagati. Domenica scorsa il servizio della trasmissione Report, sulle indagini giudiziarie intorno al gruppo, ha lanciato un nuovo affondo sul presidente e ad di Finmeccanica: sono tutti simboli della fase di fragilità del manager settantaquattrenne, culminata con il comunicato diffuso giovedì dalla società che smentisce «le indiscrezioni in merito a possibili dimissioni di Pier Francesco Guarguaglini».
Come unico e grande sostenitore che lo vorrebbe ancora alla guida di Finmeccanica - oltre all’amico e conterraneo, il ministro Altero Matteoli che, però, non ha potere sulle nomine governative - è rimasto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Negli ultimi tre giorni Guarguaglini ha fatto visita a Letta a Palazzo Chigi due volte. E il sottosegretario, da quanto si apprende, gli avrebbe ribadito la sua totale fiducia. Già nella primavera 2010, quando si iniziava a studiare il toto-nomine per lo spoil system berlusconiano, Letta disse che per quanto lo riguardava, «Guarguaglini andrebbe confermato di sicuro, ma non dipende solo da me». Il riferimento è chiaro: l’altro protagonista della partita Guarguaglini-Finmeccanica è il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, azionista di maggioranza della società con circa il 30 per cento delle quote. Per il momento il ministro è rimasto in silenzio.
Qualcuno dice che Tremonti non avrebbe mai digerito il modo con cui Guarguaglini avrebbe condotto l’operazione di acquisizione di Drs, l’azienda Usa leader nel settore dei servizi e dei prodotti elettronici per la difesa. Drs è costata alla semi-pubblica Finmeccanica 5,2 miliardi di dollari e il numero uno di via XX Settembre - alle prese con la tenuta dei conti dello Stato - si sarebbe lamentato con i suoi collaboratori della scarsa informazione, da parte di Guarguaglini, sulla “costosa” acquisizione di Drs.
Comunque, secondo alcuni osservatori, Guarguaglini non avrebbe alcuna intenzione di farsi da parte prima della scadenza naturale del suo mandato, ritenendo di non avere commesso irregolarità nella gestione degli appalti Finmeccanica. Su Guarguaglini, Letta ha detto la sua, ma deve comunque tener conto dell’attuale difficile situazione - rilanciata anche dai media nazionali - del manager che si occupa di difesa. Tremonti, dal canto suo, spingerebbe per portare al comando di Finmeccanica Alessandro Pansa, condirettore generale del gruppo e grande esperto degli aspetti finanziari - strategici per gli interessi del Tesoro - della società aerospaziale.
Al momento, circola la voce che a Palazzo Chigi si starebbe studiando un piano che accontenterebbe sia Letta sia Tremonti. L’attuale posizione di Guarguaglini verrebbe scorporata: Guarguaglini rimarrebbe alla guida dell’azienda di Piazza Monte Grappa come presidente (a cui andrebbero alcune deleghe), mentre per la carica di amministratore delegato della società si sta pensando a una soluzione tutta interna. Il più quotato come Ceo è proprio Pansa (spesso lodato pubblicamente anche da Letta). Se la soluzione interna non vedesse la luce - cioè se non si riuscisse a trovare l’accordo tra Letta e Tremonti, o se dall’inchiesta sugli appalti Finmeccanica risultasse direttamente coinvolto Guarguaglini - si opterebbe per una scelta più drastica: amministratore delegato e presidente esterni. In questo caso Guarguaglini uscirebbe dal gruppo e al suo posto potrebbero arrivare manager più vicini al capo del Tesoro: Paolo Scaroni, oggi numero uno dell’Eni; oppure Flavio Cattaneo, ad di Terna (molto vicino anche alla Lega, partito con cui Tremonti ama dialogare). Per la presidenza negli ultimi mesi è spuntato anche il nome di Franco Bernabè - secondo qualcuno, ultimamente in buona con Tremonti - oltre a quello di Massimo Sarmi, ad di Poste Italiane, ma considerato troppo vicino al partito finiano Futuro e libertà.