LUCA FORNOVO, La Stampa 27/11/2010, pagina 13, 27 novembre 2010
La fabbrica si fa globale - Mirafiori resta il cuore industriale del gruppo Fiat e raccoglie la sfida della globalizzazione, cioè vendere automobili in tutto il mondo
La fabbrica si fa globale - Mirafiori resta il cuore industriale del gruppo Fiat e raccoglie la sfida della globalizzazione, cioè vendere automobili in tutto il mondo. Fino a più di mille le auto che Mirafiori potrà produrre al giorno per un totale di 250-280 mila vetture l’anno. E più di un miliardo di euro l’investimento previsto. Ore 10,52, Unione Industriali di Torino, l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, ha alzato il velo sul piano per rilanciare lo stabilimento torinese. Per centrare quest’obiettivo, i legami tra la Fiat e Detroit saranno sempre più stretti. Infatti il piano del Lingotto, presentato ieri da Marchionne, prevede la creazione di una joint venture, un’alleanza, tra il gruppo americano Chrysler e Fiat per portare a Torino una nuova piattaforma dagli Stati Uniti, che servirà per produrre automobili e Suv di classe superiore per i marchi Jeep e Alfa Romeo. Si tratta di un’architettura avanzata, nata come base per la Giulietta e in seguito sviluppata e perfezionata in Chrysler. Da questa piattaforma comune ai due gruppi, nasceranno tutte le future vetture dei segmenti C e D, automobili e Suv. Un’altra novità importante riguarda poi i mercati di sbocco per le vendite. I modelli che verranno prodotti a Mirafiori dalla nuova società, la newco targata FiatChrysler, saranno venduti non solo nell’Unione Europea. Più della metà è destinata a raggiungere i mercati di tutto il mondo, specialmente l’America. Saranno vetture di punta di Jeep e di Alfa Romeo, i marchi più internazionali dei due gruppi con grandi potenzialità di sviluppo sul mercato globale. L’investimento sarà suddiviso tra Fiat e Chrysler in misura proporzionale ai volumi destinati ai rispettivi marchi. Portare la nuova piattaforma a Mirafiori vuol dire garantire il posto di lavoro a tutti i 5.500 attuali dipendenti, aprendo anche la strada a una possibile crescita occupazionale. Marchionne ha già dato la sua disponibilità ad avviare immediatamente il progetto, la cui finalizzazione rapida consentirebbe di adeguare l’impianto alle nuove produzioni «in tempi coerenti» con il lancio commerciale dei futuri modelli di Jeep e di Alfa Romeo, previsto nel corso del terzo-quarto trimestre del 2012. La sfida per Mirafiori è quella di valorizzare la rete industriale italiana per costruire automobili di qualità e diventare una fabbrica internazionale che produce auto per l’Europa, per il Nord- America e gli altri mercati mondiali. Il progetto, secondo i vertici della Fiat, rappresenta un primo esempio importante dell’impatto positivo sulle attività italiane dell’accordo con Chrysler. Ma per realizzare il piano e gli obiettivi indicati da Marchionne si renderà necessario modulare gli orari di lavoro e l’organizzazione interna in modo da permettere il necessario livello di competitività. Sia in termini di utilizzo degli impianti, che di flessibilità, di produttività e di governabilità. Ecco perché Fiat per Mirafiori ha deciso di proporre una nuova organizzazione degli orari di lavoro, che ora è al vaglio dei sindacati. Si sceglierà fra tre tipi di turni su cui articolare l’attività dello stabilimento: 15 settimanali (tre giornalieri per cinque giorni), 18 settimanali come a Pomigliano (tre al giorno per sei giorni) e 12 settimanali (due di dieci ore per quattro giorni). La proposta illustrata dalla Fiat ai sindacati prevede, poi, lo spostamento della mensa a fine turno (tranne nel caso dei dodici turni settimanali), la riduzione delle pause a trenta minuti, 120 ore di straordinario a disposizione senza contrattazione con i sindacati. Anche in questo caso, come a Pomigliano, è prevista la “clausola di responsabilità” sugli accordi raggiunti. Nel 2011 proseguiranno, intanto, le produzioni dei modelli Musa, Idea e Mito. Successivamente Musa e Idea saranno sostituite dalla nuova L0, la monovolume che però verrà prodotta in Serbia.