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 2010  novembre 26 Venerdì calendario

IL GIORNO PIU’ NOIOSO (3

articoli) -
LONDRA - La Storia è piena di date memorabili: giornate in cui scoppia una guerra, si firma una pace, crollano le Borse, cadono i dittatori, salgono al trono nuovi sovrani, vengono eletti nuovi presidenti. Oppure in cui si registrano record dello sport, si assegnano premi Nobel e premi Oscar, si scoprono cure contro malattie. E per la verità, leggendo i giornali, ascoltando i telegiornali, navigando sul web, ci si accorge che ogni giorno, da qualche parte nel mondo, succede qualcosa di eclatante, o almeno di importante, o se non altro di curioso: i media, in fondo, hanno sempre fatti da raccontare e titoloni da sparare in prima pagina.

Eppure ci sono anche giorni in cui non succede niente o quasi, giorni che - specie se confrontati con altri più carichi di interesse - passano senza lasciare traccia, suscitando al massimo uno sbadiglio. Doveva essere stato un giorno così, l’11 aprile del 1954: decretate le 24 ore "più noiose della storia" da uno scienziato dell’università di Cambridge. William Tunstall-Pedoe, docente di scienze politiche nell’illustre cittadella del sapere, è giunto a tale conclusione dopo avere immesso in uno speciale programma di software più di 300 milioni di titoli di giornali e relative notizie, una moltitudine di fatti grandi e piccoli su "persone, luoghi, affari e avvenimenti", allo scopo di determinare per l’appunto quale sia stato il giorno più noioso della Storia, quello in cui non è accaduto nulla di rilevante.

La
sua ricerca era ovviamente limitata alla Storia di cui esiste un diario quotidiano, cioè a quella narrata giorno per giorno dalla stampa quotidiana e dagli altri mezzi di comunicazione, dunque non poteva andare troppo indietro nel tempo. Mescolando e confrontando tutti i dati, il computer ha prodotto il suo responso: l’11 aprile 1954 fu una giornata estremamente poco significativa. Ci furono elezioni generali in Belgio. In Turchia nacque un futuro accademico. In Inghilterra morì un ex-calciatore dell’Oldham Athtletic. E basta. Per il professor Turnstall-Pedoe non ci sono dubbi: fu il giorno più noioso della Storia. Ma per quelli che l’hanno vissuto, o che magari quel giorno sono nati, si sono sposati, hanno avuto un figlio, fu invece una giornata straordinaria, anche se i giornali dell’epoca non ne diedero alcun conto.

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Il giorno più noioso. E se fosse perfetto? -
Ci sono giorni che non si dimentica­no e giorni che si dimenticano da soli, inutili come una puntata del Grande Fra­tello, come gli appelli alla responsabili­tà per il bene del Paese o come Adriano alla Roma. L’undicesimo giorno di apri­le del 1954 per esempio, caduto di dome­nica senza fare il minimo rumore. Venti­quattr’ore sospese nel tempo, inghiotti­te dall’oblio, senza colpi di scena e sen­za colpi di testa, un giorno come ce ne sono tanti nelle vite delle persone, gior­ni in cui non ti succede niente , perduti in un mondo di cose che non cambia­no .
Ma la Storia non è la tua storia. Per questo dopo l’11 aprile 1954, niente è stato più come prima.
Non avevano altro da fare a Cambridge, in particolare il professor William Tunstall-Pedoe, per far passare il giorno. Così si sono inventati « True Knowledge », «Sapere vero», un sofisticato software che dopo aver raccolto 300 milioni di fatti avvenuti nel secolo scorso, stabilito non si sa come importanza e gerarchia degli stessi, collegato tra loro attraverso una complessa operazione algoritmica annessi e connessi ha scovato, addormentato in un angolo remoto del calendario, il giorno più noioso del Novecento, l’11 aprile del ’54, appunto. In 24 ore non è accaduto praticamente nulla: miliardi di persone, almeno così pare, non hanno avuto nient’altro da fare che non fosse vivere, la Storia un tubo da raccontare, i giornali niente da scrivere, soprattutto in Italia visto che il lunedì nemmeno uscivano in edicola. Come succede a certe tribù nomadi che non confidano a nessuno il proprio nome e del passato non vogliono parlare chiedendo perfino ai morti di lasciarsi dimenticare, perché chi resta possa vivere in un presente eterno libero dai ricordi.
Perché di «memorabile» quel giorno ci sono solo spiccioli di poco conto: le elezioni politiche in Belgio per esempio, sai che libidine, con i socialisti che avrebbero governato il Paese per quattro anni, mica come da noi. Ah, poi si preparava un colpo di Stato nel distretto indiano di Yanam in mano ai francesi, posto che nessuno ha mai sentito nominare, ma la rivolta, per non rovinare il pigro dondolare della giornata, fu spostata ad altra notte. Nemmeno all’anagrafe si registrano nomi di peso superiore a quello di un candidato dell’Italia dei Valori. È nato il professor Abdullah Atalar che fa ricerche con microscopi a forza atomica e progettazione di circuiti integrati digitali all’ università di Bilkent, in Turchia. E il pallanotista ungherese Attila Sudar, che ha vinto l’oro a squadre alle Olimpiadi di Montreal nel 1976 e manco da protagonista unico. Tra i morti di un certo spessore solo un calciatore britannico, tale Jack Shufflebotham: giocava mediano al-l’inizio del secolo nell’Okham Athletic, e se chiedi in giro chi fosse ti rispondono tutti boh. «Ironia della sorte fa il prof Tunstall - Pedoe che non vuol rivelare la sua data di nascita - è che quel giorno è interessante solo perché noioso ».
Noi all’almanacco abbiamo poco da aggiungere. Quel giorno manco c’era il campionato, ma la Nazionale: Italia batte Francia 3-1, doppietta di Carletto Galli e Ghezzi che debutta. La «Domenica del Corriere» raccontava in copertina il salvataggio di due bambini rimasti sepolti dal crollo della loro casa di Sarzana, Gina Lollobrigida su «Annabella
» presentava gli abiti da sposa più glam del momento. Nient’altro e così sia.
Nella vita è fondamentale il tempo che dedichi alle cose, p er questo a guardare Avetrana non stop,
Belen che litiga con Corona ma poi fa pace, Mourinho che ne inventa un’altra delle sue, il cinepanettone, la legge elettorale che va cambiata, l’emergenza spazzatura, la contestazione studentesca, ti chiedi se accontentarsi alla fine non sia sempre un fallimento. A volte meglio un undici aprile senza neanche una notizia che il giorno di prima che continua senza finire mai.
Massimo M. Veronese

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11 APRILE 1954: IL GIORNO PIU’ NOIOSO DEL SECOLO - L’ algoritmo non sbaglia. Così «True Knowledge» (che significa Sapere Vero), un sistema messo a punto dall’Università di Cambridge, dopo aver elaborato trecento milioni di fatti del secolo XX ha decretato che la giornata più grigia e noiosa dell’intero Novecento fu domenica 11 aprile 1954.
Ogni giorno la noia ritorna sulla terra e colpisce uomini e cose. Ma l’11 aprile 1954, una banale domenica di primavera, ne arrivò una quantità senza precedenti. Secondo l’algoritmo di «True Knowledge» (che significa Sapere Vero), sistema messo a punto dall’Università di Cambridge, dopo aver elaborato 300 milioni di fatti del secolo XX ha decretato che la giornata più gremita di «niente da segnalare» del Novecento fu, appunto, quel grigio 11 aprile 1954.
Certo, qualcosa deve essere successo, non è stato un giorno nel quale l’umanità ha soltanto sbadigliato. Ma, come si suol dire, i fatti registrati sono piccoli, anzi minimi, o meglio insignificanti. Il ricercatore in computer science che ha lavorato all ’algoritmo, William Tunstall-Pedoe, ha notato che quell’11 aprile si votava in Belgio e dalla consultazione sarebbe nato un governo socialista della durata di quattro anni: non è notizia in grado di far sobbalzare. Inoltre, si progettava il colpo di Stato nel distretto indiano di Yanam, in mano ai francesi, tuttavia quella notte è stata di calma piatta. Nati, morti? Altra carestia di nomi, tanto che per ricordarne qualcuno che ha lasciato traccia occorre citare la venuta al mondo del professor Abdullah Atalar, scienziato ora docente alla facoltà di ingegneria di Birkent, in Turchia; anzi, ne è diventato il rettore. Si spense, a dire il vero, un calciatore britannico, Jack Shufflebotham, mediano al soldo di diverse squadre, ricordato però oggi soltanto da pochissimi inglesi. Con un ultimo sforzo si riuscirebbe ad aggiungere che negli Stati Uniti iniziò un’inchiesta a carico di Robert Oppenheimer, che aveva diretto il «Progetto Manhattan» per la costruzione della prima atomica americana: era accusato di avere volontariamente ritardato la realizzazione della bomba H favorendo, in tal modo, i sovietici. Ma cominciò proprio l’11 o qualche giorno prima? Aggiungiamo che se la noia avesse aggredito il 12 aprile, almeno si poteva ricordare — osservando i fatti italiani — che in quel giorno al comitato centrale del Pci Palmiro Togliatti rivolse un appello ai cattolici per opporsi con i comunisti alla proliferazione delle armi nucleari. E sempre il 12 si apriva presso il Tribunale di Milano il processo per diffamazione intentato da Alcide De Gasperi contro il direttore del settimanale satirico «Candido», Giovannino Guareschi. L’11, invece, niente.
Chiaramente il giudizio di Cambridge vale per il modo attuale di concepire la storia. Sovente, per non sbadigliare dinanzi a date solenni, le abbelliamo con fronzoli di retorica e botte di fantasia. Bonifichiamo il passato dalla naturale noia dei fatti per paura di esserne investiti. Per fare un esempio, il 14 luglio 1789, presa della Bastiglia, fu trasformato in mito dopo, con calma: quel giorno, è vero, venne espugnata la celebre fortezza parigina, ma il tutto si svolse al pomeriggio a causa di fraintendimenti più che in virtù di strategie nate da ideali rivoluzionari. A mezzogiorno il comandante e i rappresentanti della folla pranzarono insieme e i prigionieri liberati più tardi si contavano con le mani; anzi, uno di essi si lamentò perché non sapeva dove avrebbe potuto dormire la notte successiva. E come non sorridere dinanzi a quegli studi che cercano i possibili contatti, più o meno ideali, tra Cervantes e Shakespeare? Purtroppo morirono entrambi nel 1616, senza avere notizie l’uno dell’altro. Non si scambiarono nemmeno un saluto. Così vale per le congetture circa i rapporti tra Proust e Joyce: si incontrarono a Parigi per poco meno di tre ore, pochi mesi prima della morte dello scrittore francese, e non ebbero nulla da dirsi.
Diciamo che, per il momento, l’11 aprile 1954 resta il giorno più noioso del Novecento. Non riesce a trovare rivali. Tuttavia, se il professor Atalar, che conduce ricerche con microscopi atomici e progetta circuiti integrati digitali, dovesse vincere un grande riconoscimento in seguito a scoperte eccezionali, magari un premio Nobel, il suo dì natale si riempirebbe di colpo. E state sicuri che dell’altro verrebbe racimolato. La storia si scrive sempre dopo.
Armando Torno