Varie, 26 novembre 2010
ROTA Italo
ROTA Italo Milano 2 ottobre 1953. Architetto. Tra gli ultimi lavori, la trasformazione dell’Arengario di Milano in museo d’arte del XX secolo. • «[...] visionario e provocatorio [...] formatosi alla scuola di Franco Albini, cura, alla fine degli anni Ottanta, con Gae Aulenti, la ristrutturazione del Centre Pompidou. [...]» (M. S., “Corriere della Sera” 21/3/2010) • «Al modello nichilista del decostruttivismo-global di maniera alla Libeskind e Hadid [...] racconta di voler opporre una “architettura per adulti”. [...]» (Pierluigi Panza, “Corriere della Sera” 5/3/2010) • «[...] è un uomo sulfureo, ama le frasi da guastatore come: “Un museo non dev’essere utile all’arte”. O: “Il Maxxi di Roma? Una burinata sublime”. O ancora: “L’architetto dev’essere un po’ Kubrick”. Provoca volentieri, Rota. [...] Faccia larga e simpatica, taglio d’occhi asiatico, un velo perenne di barba, d’estate non è raro incrociarlo [...] con T-shirt bucate (anche molto bucate) come certi utopisti con la febbre nei film di Werner Herzog, d’inverno può comparire ai vernissage con pantaloni a zampa e una pelliccia corta Swinging London genere Keith Richards che entra da Biba nel 1966 per far colpo su Jean Shrimpton. Un originale, dalle ispirazioni floreali, buddiste, controculturali. Con una certa disinibizione antiborghese affinata, forse, nei tanti anni trascorsi a Parigi. [...] è versatile, a volte sovraccarico, chi lo critica gli rinfaccia troppo senso scenografico, vanità, citazionismo. “Sono espressivo, ma non mi ripeto”, spiega, per nulla turbato, “io a volte mi sento più affine al cinema che all’architettura. Posso ragionare alla Kubrick, alla Ridley Scott. Ogni volta riaffronto, reinvento. Un conto è creare un delirio fashion per Cavalli a Dubai; un conto è trasformare una centrale elettrica, un conto gli interni di una banca tedesca”. La “passione scenica” viene da lontano, il ricordo infantile dei Sacri monti di Varallo, Orta, Varese, che lui chiama “messe in scena pluridisciplinari” [...]» (Enrico Arosio, “L’espresso” 2/12/2010).