Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 24 Mercoledì calendario

KISS ME, NICOLA" LA POLITICA SBACIUCCHIATA DEBUTTA A MONTECITORIO

Un bel bacio. A labbroni stretti, «senza lingua» come subito specificato. E´ accaduto alla buvette, dalle parti del Transatlantico di Montecitorio intorno alle 12, ora invero poco romantica. Un bacio sulla bocca in odio alla Carfagna. L´ha dato ieri Alessandra Mussolini, esuberante nipote del Duce, all´assai discusso coordinatore del Pdl della Campania, Nicola Cosentino, detto Nick o´ mericano.
Smack: e quel che resta della politica, parola ormai già tristemente impoverita, dagli orizzonti dell´evocatissimo cinepanettone rotola irresistibilmente sulla ribalta del Bagaglino, là dove la potenza primaria degli istinti viene dal basso e tra indizi famelici e allupati, smorfie e mossette, ansimi e sbuffi, si trasfigura in realismo comico e grottesco, adesso anche con valenza di appiccicume politico-istituzionale.
C´era una volta Occhetto che nel 1988, poveraccio, fu a lungo messo in croce anche se dopo tutto si era limitato a baciare la futura moglie davanti a una macchina fotografica; e poi fu la volta del bacio ecologico «con fragor di dentiere», come si disse malignamente, fra Marina e Carlo Ripa di Meana; quindi il bacio fantasmatico e processuale fra Andreotti e Totò Riina, bacio di potere non molto diverso da quelli che si scambiavano sulla bocca Breznev e quegli altri cuoricini delle nomenklature d´oltrecortina.
La Seconda Repubblica fu molto più sdolcinatamente generosa della Prima, a partire dai mille baci che fiorivano nei bagni di folla berlusconiani e proseguendo, all´estremo limite della spudoratezza funzionale, con il poetico bacio evocato da Bondi in una invero criptica lirica scritta in segno di devozione per il dentista che non gli faceva più sentire la bua: «Intrepido bacio/ spavaldo bagliore». Da fare invidia a Salvatore Cuffaro, epigono del confidenzialismo clientelare e massivo e perciò significativamente rinominato «Totò vasa-vasa».
Eppure, fino a ieri non esistevano precedenti di baci tipo quello che con inusitato trasporto sensuale la Mussolini ha inteso collocare sulla bocca di Nick proprio nel palazzo dove si forgia il Nomos. Ma le premesse teoretiche perché ciò accadesse, a pensarci bene, ci stavano tutte: sociologiche e stranianti nella loro simultanea orchestrazione, ma anche alla rinfusa, o a casaccio, o secondo modelli estetici che questo tempo sfarzoso e sudicio reca in dono all´emozione pubblica.
Per cui sì, dietro lo sbaciucchiamento s´intravede la dittatura dell´intimità, il partito dell´Amore, l´uso politico dei corpi, il politainment che rende tutti attori e la mediatizzazione della rappresentanza che volge alla rappresentazione; così come a tale impeto d´espansività dimostrativa da sfondo senz´altro questo carnevale senza fine, senza mai ceneri, che si rispecchia nell´Ultracafonal di Pizzi o in quell´Ipercannibal che secondo l´oscuro vaticinio sta portando le odierne maschere a divorare se stesse.
Vero è che anche lei, Alessandra, ha messo gli osservatori in condizione di abituarsi a tutto. O almeno, nell´arco di un quindicennio ha fatto le corna a Bassolino, ha fatto a botte con la Bellillo e strappato il Giornale di Feltri in diretta. Un giorno ha condotto pecore davanti ai cancelli della Rai, un altro ha sventolato analisi del sangue e delle urine, quindi si è distinta in un sciopero della fame eseguito in una roulotte accampata sotto qualche tar, e di recente si è fatta beccare mentre faceva le corna a un poster elettorale della Carfagna.
Per restare a Montecitorio, la Mussolini ha platealmente regalato pupazzetti al suo collega d´aula Barbato e si è prodotta in uno scatenatissimo rap antileghista, pure cercando di disinfettare l´onorevole Salvini. Mentre in tv, al netto dei periodici crash-show con Sgarbi, si è commossa ascoltando Dell´Utri che leggeva i diari farlocchi del nonno, non senza coinvolgere Vespa nella scomoda parentela ducesca. Ai lettori di Chi ha infine presentato le sue colf filippine. Quanto basta a comprendere che il personaggio è nel mainstream degli spettacoli politici - per quanto spesso all´insegna del motto «Che s´ha da fa´ pe´ campà».
Ora, il fatto che la posta della sopravvivenza si alzi ogni giorno di più spiega il bacio di ieri, ma non ne esaurisce la portata. Una cupa atmosfera onirica, un´ariaccia di carne e di scherzi accompagna infatti la fine di un regime. Sembra un sogno di natura incubatica, con i suoi classici protagonisti: mostri e pagliacci. I primi fanno paura, i secondi destano turbamento. Ieri Cosentino sembrava esterrefatto. A volte la lingua non batte dove il dente duole.