MARINO NIOLA , la Repubblica 25/11/2010, 25 novembre 2010
DALLA GRECIA A SHAKESPEARE
Da antidoto contro il male ad eccipiente del piacere. Da presidio fisico e morale dell´immunità minacciata, a forza d´interposizione della promiscuità felice. La lunga storia del preservativo sta tutta in questa trasformazione. Che riflette, nelle metamorfosi millenarie dell´oggetto e delle sue funzioni, le mille forme che la sessualità umana ha assunto nel tempo. A cominciare dall´antico Egitto dove il profilattico muove i suoi primi rudimentali passi circa 1500 anni prima di Cristo. Senza contare le testimonianze preistoriche che ne farebbero risalire l´uso addirittura a dieci secoli prima.
La distanza giurassica che separa quelle incredibili guaine di tessuto o di budello animale dai nostri inconsutili condom è incommensurabile, soprattutto sul piano dell´efficacia, oltre che su quello della sensibilità. Eppure si delinea già da allora quel doppio uso, profilattico ed erotico, igienico ed estetico, destinato a caratterizzare fino ai nostri giorni quello che Shakespeare chiamava il guanto di Venere. Una definizione che sottolinea l´inseparabilità delle conseguenze dell´amore, quella riproduttiva e quella contagiosa, che sono spesso il frutto di un´attrazione fatale. Non a caso i Greci designavano la dea della seduzione con l´attributo di Pandemia, lo stesso nome che noi diamo a un´epidemia fuori controllo.
Anche i Cinesi, che secondo molti sarebbero stati i primi a usare il budello animale, facevano un massiccio ricorso all´anticoncezionale più antico del mondo, evidentemente con scarso successo vista l´esplosione demografica del celeste impero. E i Romani, che in materia non erano secondi a nessuno, usavano l´intestino delle pecore per preservare dal contagio il vigore littorio dei legionari, sempre indotti in tentazione dalle bellezze esotiche che incontravano nel corso delle campagne militari.
In realtà queste coperture piuttosto approssimative non preservavano granché. E oltretutto la loro ingombrante invadenza remava contro la passione. Come la pesante armatura del Carlo Martello di De André. Non a caso madame de Sevigné, la celebre femme savante della Francia barocca, considerava il profilattico una ragnatela contro la malattia e una corazza contro il piacere.
È dal Cinquecento che le membrane sottili e i lini profumati acquistano un´efficacia contraccettiva e immunizzante degna di questo nome. Grazie a figure come quella del grande anatomista Gabriele Falloppio, gloria dell´Università di Padova. Noto esperto di ginecologia, nonché di malattie veneree, l´illustre clinico inventò una guaina medicata, quindi antisettica e anticoncezionale al tempo stesso. Era il primo decisivo passo verso quella copertura che è nell´etimologia stessa della parola condom. Derivante dal latino medievale duma che significava riparo, tetto, ma soprattutto cupola, come del resto ancora oggi dome in inglese e in francese.
Da allora questo presidio dell´amore sicuro inizia la sua irresistibile ascesa suscitando gli anatemi dei moralisti che ne hanno sempre fatto il simbolo di una sessualità fine a se stessa, e non finalizzata alla riproduzione. Se non addirittura un incentivo all´adulterio. Causa ed effetto della liberazione dei costumi, il condom acquista la sua definitiva, sostenibile leggerezza quando l´americano Charles Good Year, re dei pneumatici e inventore della vulcanizzazione, inizia la produzione di massa dei profilattici in lattice impalpabile. E l´eros balza in avanti con una sgommata che lo libera dal male.