FRANCESCA CAFERRI, la Repubblica 26/11/2010, 26 novembre 2010
WIKILEAKS FA TREMARE GLI USA "A RISCHIO I RAPPORTI CON GLI ALLEATI"
Dopo il Pentagono, a tremare è il dipartimento di Stato americano. Con un comunicato diffuso in serata due giorni fa, il ministero guidato da Hillary Clinton ha ufficializzato la voce che in Rete girava da giorni: i circa tre milioni di file che WikiLeaks sta per rendere noti - data più probabile per la pubblicazione il prossimo fine settimana - sono usciti dai suoi uffici.
Si tratta delle comunicazioni fra il dipartimento e le sue ambasciate sparse nel mondo: non è ancora chiaro se tutte le sedi diplomatiche, o soltanto alcune, siano coinvolte nella fuga di notizie, ma l´allarme nei ranghi della diplomazia americana è altissimo. «Quelle rivelazioni creeranno tensioni nelle relazioni con i nostri diplomatici e i nostri amici nel mondo. Ci stiamo preparando per lo scenario peggiore», ha spiegato a Washington Philip Crowley, portavoce del dipartimento di Stato, sottolineando che i documenti «toccheranno un´ampia gamma di questioni e di Paesi. Siamo in contatto con le nostre sedi nel mondo che hanno cominciato a informare i governi sulla possibile diffusione».
L´ambasciata americana a Roma ieri ha preferito non commentare la possibilità - ipotizzata dal quotidiano Il Tempo - che fra i cablogrammi in possesso di WikiLeaks ci siano anche comunicazioni riguardanti il governo italiano. «Ci sono discussioni che abbiamo avuto con funzionari del governo e privati cittadini», sono state le uniche spiegazioni date da Crowley a Washington.
In rete intanto hanno cominciato a filtrare le prime indiscrezioni: qualche settimana fa il fondatore di WikiLeaks Julian Assange aveva anticipato che le prossime rivelazioni avrebbero riguardato Cina e Russia, ma secondo il quotidiano Al Hayat i files conterrebbero un duro attacco nei confronti della Turchia, colpevole, agli occhi dell´Amministrazione Obama, di aver consentito il passaggio attraverso la sua frontiera di bombe, pistole e munizioni dirette ai miliziani che combattono in Iraq. Nei documenti ci sarebbero anche le prove di un supporto americano ai guerriglieri curdi del Pkk, definiti «guerrieri della libertà e cittadini turchi»: Ankara, come del resto ufficialmente Washington, considera i membri del Pkk terroristi. Gli americani avrebbero potuto decidere di appoggiarli per creare una forza in grado di contrastare il passaggio di uomini e mezzi verso l´Iraq attraverso il Kurdistan, sia dal lato iracheno che da quello turco: ma la questione non è chiara. Così come non è certo cosa ci sia sul delicato tema della trattativa per l´ingresso della Turchia nell´Unione europea, ufficialmente appoggiato da Washington.
Qualunque cosa i file contengano, una cosa appare certa: a pochi giorni dalla notizia del mandato di cattura internazionale spiccato con l´accusa di stupro nei confronti di Assange, il sito da lui creato torna protagonista. Con il fondatore in fuga, i suoi uomini sembrano decisi più che mai ad andare avanti con la missione di WikiLeaks - «portare al pubblico notizie e informazioni importanti», recita il suo slogan - e lo fanno «concentrandosi su un lavoro maledettamente serio», come ha detto uno di loro a Repubblica. «Delle sciocchezze ci occuperemo in seguito», ha poi concluso riferendosi alle accuse contro Assange, che il gruppo vede come un tentativo di metterlo fuori gioco.
La pubblicazione avverrà con le stesse modalità di quelle relative ai file su Iraq e Afghanistan: alcuni media selezionati da WikiLeaks pubblicheranno contemporaneamente il contenuto dei file. E insieme aspetteranno la tempesta che senza dubbio si scatenerà.