Stefano Bucci, Corriere della Sera 26/11/2010, 26 novembre 2010
L’ULTIMA OPERA DEL CARAVAGGIO
Ora il Giovanni Battista disteso sarà finalmente in mostra (dal 3 dicembre al 13 febbraio 2011) al Museo Casa di Rembrandt di Amsterdam, quasi in una sorta di confronto ideale con quel genio barocco spesso definito il vero erede di Caravaggio (1571-1610). Spiega Claudio Strinati che «questo san Giovanni è probabilmente identificabile con uno dei due quadri, raffiguranti entrambi san Giovanni Battista, che il maestro della Cena in Emmaus portava con sé sulla feluca che lo portava a Porto Ercole». Dunque un altro mistero intorno al genio del «Canestro di frutta» dopo Un Caravaggio mai visto prima, almeno dal grande pubblico e almeno in una sede museale che ora ci si aspetta assaltata da curiosi e appassionati. Di lui sapevano solo il proprietario («che per motivi di sicurezza preferisce però rimanere anonimo»), qualche tecnico (le immagini del quadro erano già comparse su alcuni testi di settore) oltre naturalmente a qualcuno degli studiosi che nel 1976 «lo avevano definitivamente attribuito al maestro». Dopo che per lunghi anni era stato con quelli della sua morte e della sua sepoltura.
«Si tratta senz’altro», si sbilancia Strinati (ex responsabile del Polo museale romano) «di un’opera dell’ultimo periodo» realizzata in un momento in cui il Caravaggio stava sondando «una direzione diversa e sorprendente». Un momento nel quale però ritornano anche molti dei temi della sua prima produzione a cominciare dalle immagini moraleggianti della giovinezza (il «Ragazzo che sbuccia il melangolo», il «Ragazzo morso dal ramarro», il «Ragazzo con la caraffa di fiori»).
Melanconico e inquietante proprio come loro, questo «Giovanni Battista disteso» è stato addirittura definito «da un numero crescente di studiosi» come «l’ultima opera del pittore, eseguita nel 1610 poco prima della morte in Toscana, nel piccolo centro di Porto Ercole» (la casa editrice Waanders ha appena mandato in libreria un libro catalogo curato da Bert Treffres e Guus van den Hout dal titolo appunto L’ultimo Caravaggio). Di qui l’ipotesi che il Caravaggio abbia voluto con quest’opera (che ricompare 400 anni dopo la sua creazione) addirittura proporre «una sorta di ricapitolazione di certi suoi temi fondamentali». Temi ai quali Caravaggio non potrà mai trovare una soluzione «per il sopraggiungere della morte». Proprio come «il san Giovanni disteso del quadro sembra meditare il senso ultimo della fine». Anche se c’è da credere che la mostra di Amsterdam non mancherà di riaprire nuove discussioni attorno all’attribuzione.
Stefano Bucci