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 2010  novembre 26 Venerdì calendario

L’EUROZONA VA IN CRISI E BERLINO FESTEGGIA IL BOOM

Se esistesse una mano pianificatrice dell’economia, non potrebbe scegliere momento migliore. Proprio mentre l’Unione europea è in una delle crisi più profonde della sua storia, la Germania è in pieno boom economico, manda messaggi di ottimismo e — addirittura — spende. Difficile che ciò le basti per prendere per i capelli la buona parte dei Paesi dell’Eurozona che non crescono o sono in recessione e per rimetterli sulle loro gambe: di certo, questa è però la nota più positiva nel panorama cupo del Vecchio Continente.
Ieri, nel grande magazzino del lusso berlinese, il KaDeWe, i clienti facevano la coda davanti ai banchi dello champagne, compravano liquori e bottiglie di vino pregiato, provavano persino abiti costosi: quasi che la capitale tedesca stesse cambiando pelle. Ancora di più i consumi corrono nelle ricche Amburgo, Monaco, Francoforte, Stoccarda. E anche a Dresda e Lipsia, ex Germania dell’Est, i ristoranti sono affollati come mai. Tra luglio e settembre, i consumi sono aumentati dello 0,4%: il terzo trimestre consecutivo di crescita. Succede che, dopo la recessione che nel 2009 ha causato una contrazione del Prodotto interno lordo (Pil) di quasi il 5%, la Germania ha ripreso ad andare bene, prima grazie a un boom delle esportazioni e poi, sulla base di una fiducia crescente nella stabilità del Paese, grazie ai consumi.
Davanti al parlamento, il ministro dell’Economia Rainer Brüderle ha detto ieri che «la domanda domestica in questo momento contribuisce per più della metà del tasso di crescita e il Consiglio degli esperti economici dice che l’anno prossimo il 90% della crescita arriverà dall’economia interna». E con soddisfazione ha aggiunto: «I tedeschi vivono un sentimento espansivo: stiamo investendo ancora, stiamo consumando ancora, per la gente le cose vanno bene e spende di nuovo. Il business natalizio è partito bene, la ripresa ci porterà un buon Natale». Il risultato sarà un aumento del Pil di quasi il 4% quest’anno e probabilmente di almeno il 2% nel 2011. Soprattutto, la Germania non sarà più nella posizione di doversi difendere dall’accusa, in arrivo soprattutto dagli Stati Uniti, di tenere bassi i consumi, puntare solo sulle esportazioni e così contribuire in misura cospicua agli squilibri commerciali e finanziari globali.
Dieci anni fa, la Germania era considerata il malato d’Europa, la sua economia era sclerotizzata, i costi di produzione alti, il mercato del lavoro bloccato. Oggi è l’economia più dinamica e c’è chi la definisce «la grande ottimista d’Europa».
L’indice Ifo che misura le sensazioni del mondo degli affari è ai massimi dalla Riunificazione del 1990. Il morale dei consumatori misurato dalla società di ricerca Gfk sale ininterrottamente da sei mesi. La disoccupazione è scesa sotto la soglia psicologica dei tre milioni: per fare un confronto, tra il gennaio 2008 e l’agosto 2010 è scesa dal 7,8 al 6,8%, mentre nel complesso dell’Eurozona è salita dal 7,3 al 10%. Molte imprese iniziano ad aumentare i salari. Persino il governo di Angela Merkel, che per un anno è crollato regolarmente nei sondaggi, inizia a riguadagnare qualche consenso, tanto che il Cancelliere è ogni giorno più assertiva e sicura di se stessa, in politica interna come in quelle europea e internazionale.
È che negli oltre dieci anni di vita dell’euro i governi, soprattutto quello rosso-verde guidato fino al 2005 da Gerhard Schröder, hanno riformato e reso flessibile il mercato del lavoro. E le imprese hanno ristrutturato con decisione e sono diventate altamente efficienti. In più, durante la crisi, il governo Merkel ha aiutato le aziende a non licenziare e semmai a ridurre gli orari di lavoro. «Se abbiamo passato quasi indenni una crisi come quella recente, possiamo avere più fiducia nel futuro», diceva ieri Gisa Schmitz, 33 anni, mentre provava un cappellino al KaDeWe. Intanto ad Atene, Dublino, Lisbona...
Danilo Taino