Vittorio Feltri, il Giornale 25/11/2010, 25 novembre 2010
O VIENI VIA CON ME OPPURE VAI AL DIAVOLO
Hanno voglia quelli dell’opposizione a dire che la situazione è grave. Se fosse vero, mezzo Paese non si perderebbe in discussioni - cui anche noi diamo ora un contributo - su un programma televisivo denominato Vieni via con me, condotto da un giovanotto innocuo, Fabio Fazio, che da anni si guadagna da vivere facendo il conduttore di buoni sentimenti (ovviamente sentimenti di sinistra generica, altrimenti non sarebbero buoni).
Molti si stupiscono che la trasmissione abbia avuto un’audience fenomenale: 10 milioni di spettatori. Dicono: com’è possibile che uno spettacolo tanto noioso, e costellato di banalità e luoghi comuni, sia piaciuto a una platea così vasta? E suggeriscono: aboliamola e buona notte.
Secondo noi, non hanno capito niente. La tivù, come qualsiasi cosa di questo mondo, non è in grado di soddisfare tutti, ma deve - per far quadrare i bilanci - cercare di intrattenere il maggior numero di persone. Più riesce a incollarne al video e meglio è. Dato che si tratta di un media rivolto alle masse, il suo successo (o il suo insuccesso) si misura dalla quantità del pubblico e non dalla sua qualità.
D’altra parte anche i monologhi di Adriano Celentano, che ha un eloquio stentatino e di norma esprime concetti elementari, hanno sempre avuto, nonostante la ripetitività ossessiva, vertiginosi indici di gradimento. Lo stesso dicasi per le serate del Festival di Sanremo e addirittura per Miss Italia, che pure si basa sull’ostentazione di glutei femminili notoriamente estranei alle problematiche culturali. E sorvoliamo sul Grande Fratello
e X Factor.
Sicché Vieni via con me, col suo botto, volendolo giudicare serenamente, segna un punto a favore dell’evoluzionismo darwiniano e dimostra che il pubblico televisivo è maturato, rinforzando la speranza che continui a maturare sino a preferire la faccia di Roberto Saviano alle chiappe delle aspiranti veline, la barba di Renzo Piano agli stivaletti del Molleggiato. Se il gusto popolare si affina bisogna esserne lieti.
La bravura degli autori del programma di Raitre consiste nell’aver inventato un nuovo format, che permette agli ospiti di salire, uno pervolta, sul pulpito e di predicare senza essere interrotti dagli specialisti in rissa habitué dei talk show. Già il fatto di risparmiare allo spettatore il fastidio provocato dal sovrapporsi di voci, è apprezzabile. I dibattiti spezzettati e inconcludenti, gli interventi sgarbati, i ragionamenti che si perdono in parole fumose, le digressioni insensate: tutta roba che ha stancato, forse ha fatto il suo tempo, di sicuro non diverte più.
Benvenuto allora Vieni via con me, che assegna a ciascuno uno spazio per leggere elenchi di desideri e bischerate, nobili propositi e frasi fatte. Certo, il tono usato dai recitatori sarebbe più adatto per declamare le tavole mosaiche, ma l’enfasi, occorre ammetterlo, serve a rendere tutto più chiaro e comprensibile.
Qualcuno obietterà che Fazio spaccia per culturale una trasmissione di autentica propaganda politica, dove l’assenza di contraddittorio esalta le idee progressiste (si fa per dire) e mortifica le opinioni avverse, qui sottintese e mai espresse. Se però consideriamo che i canali televisivi sono praticamente infiniti, anziché premere affinché Vieni via con me cessi l’attività, ci domandiamo perché i soloni del centrodestra non si decidano a pareggiare i conti col centrosinistra organizzando una televisione meno idiota di quella che han-no sempre fatto, salvo poi piagnucolare perché non regge il confronto e muore nel deserto di iniziative.