Claudio Gatti, Il Sole 24 Ore 26/11/2010, 26 novembre 2010
SE LA STAMPA AMERICANA RINUNCIA ALL’IMPARZIALITÀ
C’era una volta in America il giornalismo obiettivo. Quando solo l’apparenza di faziosità era considerata un’ignominia. E nelle redazioni tutti erano convinti che i fatti fossero separati dalle opinioni.
Non che sia scomparso, ma c’è chi pensa che rischia di essere sopraffatto. Da un trend emerso dapprima in televisione, dove il simbolo del vecchio giornalismo "fattuale", la Cnn, è stata schiacciata dalle reti all-news politicamente schierate. Parliamo di Fox News a destra e Msnbc a sinistra, due canali di notizie il cui successo è dovuto soprattutto a talk show ultra-schierati, tra l’altro molto più economici da produrre del classico reportage giornalistico. Canali che il 14 novembre scorso uno dei patriarchi del giornalismo televisivo super partes, Ted Koppel, è arrivato a definire «l’equivalente giornalistico di Bernie Madoff». In altre parole, dei truffatori.
Non parliamo poi di Internet e del mondo dei blogger. Dove più si è schierati, più si ha un seguito di fan. A resistere finora è stata solo la vecchia carta stampata. Ma per quanto tempo ancora? «È possibile che il grande esperimento dell’obiettività nel giornalismo Usa stia per concludersi anche lì. Sopraffatto da pressioni economiche e culturali» dice Sarah Ellison, ex giornalista del Wall Street Journal e autrice di un recente libro su come Rupert Murdoch, proprietario di News Corp e di Fox News, ha cambiato quel giornale. «Il Wall Street Journal è tutt’altra cosa da Fox News, ma il messaggio che News Corp lancia al pubblico è simile: i nostri concorrenti vi presentano le notizie in modo distorto e di sinistra, noi in modo onesto ed equilibrato».
Visto lo straordinario successo, sia economico che di audience, registrato negli ultimi anni da Fox News, News Corp ha senza dubbio argomenti per far percorrere anche al Journal una strada simile. Il problema è che per Fox News il giornalismo «onesto ed equilibrato» finisce per essere un prodotto editoriale universalmente riconosciuto come schierato a destra. E un eventuale simile riposizionamento del Journal potrebbe anche provocare una reazione in direzione opposta del suo principale concorrente, il New York Times. Così anche la carta stampata seguirebbe il destino della Tv.
Per ora è solo uno scenario. Ma quanto realistico? Il pallino è nella mani di Murdoch. Per questo il Sole 24 Ore ha cercato di capire che cosa è successo in questi tre anni al suo Journal. Avremmo voluto chiederlo al direttore, l’austrialiano Robert Thomson, o al suo vice, l’inglese Gerard Baker, ma non è stato possibile. News Corp ci ha fatto solo avere una dichiarazione in cui sostiene che «il management ha dimostrato un forte impegno/investimento nella qualità del prodotto espandendolo e aggiungendo contenuti nuovi».
Da parte loro, i giornalisti che ci hanno parlato, sia quelli dentro il Journal che quelli che lo hanno lasciato, concordano su una cosa: a differenza di Fox News, continua a produrre giornalismo di alta qualità. E che sa essere incisivo anche con chi conta nel mondo del business. Il migliore esempio è stato offerto dalla serie di inchieste sul rischio di violazione della privacy da parte di due dei colossi dell’hi-tech, Google e Facebook.
Ma da questi colloqui è emerso che in redazione il clima è cambiato. Lo stile è molto più "british", tipico cioè del giornalismo in cui sono cresciuti il direttore e il suo vice. «Per la vecchia guardia, il giornalista più "cattivo" del Wsj aveva il compito di vigilare sul mondo del business e della finanza e denunciarne eccessi o nefandezze. Per Thomson e Baker deve essere un pirata, sempre pronto a infilzare qualcuno» racconta un giornalista che ha lasciato ma preferisce comunque mantenere l’anonimato.
La più evidente dimostrazione risale al 27 marzo scorso quando il Wsj ha deciso di illustrare un articolo sugli uomini dai tratti femminili con la parte inferiore del volto di Arthur Sulzberger Jr, l’editore dell’arcirivale New York Times. Altra scelta chiaramente provocatoria, che i critici associano a una svolta anche politica, è stata quella di mettere in prima pagina una vecchia foto dell’allora candidata alla Corte Suprema Elena Kagan mentre gioca a baseball in pantaloni. «Con tutte le foto che c’erano di Kagan, perché sono andati a sceglierne una scattata 17 anni prima?» si è chiesta Jenna Lowenstein, responsabile di un gruppo di donne gay democratiche. La sua risposta: era un’evidente allusione alle voci sull’omosessualità di Kagan. Il Journal dell’era pre-Murdoch non avrebbe mai osato.
Altrettanto forte sarebbe stato il titolo che Thomson avrebbe voluto per la prima pagina del giorno dopo le elezioni presidenziali se la redazione non lo avesse convinto a rinunciarvi: «Eletto Barack Hussein Obama». Con un’evidente enfasi su quel secondo nome.
Ma al di là di questo approccio indisponente, tipico del giornalismo british, il Sole 24 Ore ha raccolto anche testimonianze di pressioni politiche nella copertura delle notizie. Una di queste riguarda un articolo sul tema delle scuole sperimentali (e spesso non-sindacalizzate) chiamate Charter School, un cavallo di battaglia della destra. Era appena uscito uno studio della rispettabilissima università californiana di Stanford che metteva in dubbio il fatto che fossero più efficienti delle scuole pubbliche. Ma Baker impedì che fosse citato nel pezzo. Perché lo studio era a suo dire «di parte».
«La battaglia politica sulla riforma del sistema sanitario è stata secondo me seguita in modo non imparziale, è stato addirittura scoraggiato l’uso della parola "riforma". E nell’articolo sulla morte di Ted Kennedy, Baker ha voluto inserire una citazione del commentatore di ultra-destra Rush Limbaugh, per "dare equilibrio" al pezzo» dice un altro ex giornalista del Wsj. Lo stesso Baker ha dichiarato apertamente di voler "ri-equilibrare" la copertura giornalistica americana. «Sia Baker che Thomson sono sinceramente convinti di dover rimediare allo squilibrio politico dei giornali concorrenti, oltre che di alcuni dei loro stessi giornalisti» conclude un altro suo collega che ha lasciato il Journal. Più che legittimo. Ma anche Fox News aveva quella pretesa. Ed è finita per diventare una macchina da guerra della destra repubblicana.