Massimo Gramellini e Carlo Fruttero, La Stampa 26/11/2010, pagina 96, 26 novembre 2010
STORIA D’ITALIA IN 150 DATE
26 gennaio 1998 Il Grande Piccolo
La guerra è finita da poco e Milano è ancora disseminata di rovine per i bombardamenti. Si usano carbone e legna per riscaldarsi e i muri delle case sono fuligginosi, neri, cupi. Ma questa tetraggine è compensata da una grande, generale vitalità e intraprendenza. Due giovani che si sono incontrati a una fermata del tram diventano in breve amicissimi. Sono Giorgio Strehler e Paolo Grassi, li unisce una passione totale per il teatro. Strehler è triestino, si è poi trasferito a Milano frequentando il liceo Parini e iscrivendosi all’Accademia Filodrammatica. Si rifugia in Svizzera e riesce con minime risorse a mettere in scena testi di T.S. Eliot e Camus. Rientrato a Milano riprende contatto con Grassi, formidabile organizzatore, e mette in scena diversi spettacoli con attori di fama, recitando talvolta lui stesso in piccole parti. È anche critico teatrale per un giornale milanese e la sua insofferenza per lo stato della scena italiana del tempo (mattatore al centro, circondato da una compagnia di guitti) cresce continuamente.
Grassi e Strehler sono entrambi socialisti, non comunisti, amici personali dei massimi esponenti del partito. Con tali appoggi e con l’aiuto di imprenditori privati, i due fondano nel 1947 quella che diventerà una istituzione dello spettacolo italiano ed europeo: il Piccolo Teatro della città di Milano, ristrutturando un vecchio cinema in via Rovello, non lontano dal Castello Sforzesco. L’attività del Piccolo parte con «L’albergo dei poveri» di Gorky, cui seguiranno negli anni oltre duecento spettacoli. Molto Shakespeare, Cechov, Goldoni, soprattutto con «Arlecchino servitore di due padroni» che farà il giro del mondo, e il filone nazional-popolare di Bertolazzi, e poi la scoperta di Brecht e le celebri regie legate al nome del drammaturgo tedesco. Il Piccolo si esibisce in tutti i Paesi d’Europa, s’impone come modello di magiche e tuttavia concretissime finzioni. Il teatro di via Rovello non tarda ad apparire troppo esiguo per tanta attività. Inizia la solita guerra burocratica per la costruzione di una nuova sede adeguata. Per protesta Strehler si dimette più volte, diventa parlamentare europeo e poi senatore della Repubblica, mentre Grassi passa alla direzione della Scala e, anni dopo, della Rai. Quando Paolo muore, il grande amico gli rivolge una lettera in cui rievoca quella che per loro è stata una «missione» che tra infinite difficoltà possono dire con orgoglio di aver portato a termine. Quando infine la nuova sala è pronta, si decide di inaugurarla il 26 gennaio 1998 con una delle più belle regie operistiche di Strehler, «Così fan tutte» dell’amatissimo Mozart. Ma il Maestro non sarà presente: è morto il mese prima a Lugano, nella notte di Natale. (76. continua domenica)