FRANCESCO LA LICATA, La Stampa 26/11/2010, pagina 23, 26 novembre 2010
“Via il segreto di Stato sulle stragi” - L’ occasione è stata data dall’ultimo colpo di spugna che ha cancellato 36 anni di indagini sulla strage fascista (1974) di piazza della Loggia, a Brescia
“Via il segreto di Stato sulle stragi” - L’ occasione è stata data dall’ultimo colpo di spugna che ha cancellato 36 anni di indagini sulla strage fascista (1974) di piazza della Loggia, a Brescia. Un canovaccio troppo spesso andato in scena nella nostra storia recente: tutti gli imputati assolti, seppure con la formula dubitativa dell’art.530 (secondo comma), ma assolti. Un altro, l’ennesimo, esempio di giustizia negata che ha indotto le organizzazioni dei familiari delle vittime delle stragi, insieme con magistrati, giornalisti intellettuali, parlamentari, storici e scrittori a sottoscrivere un appello, rivolto al Capo dello Stato, al Presidente del consiglio e ai presidenti di Copasir e delle Commissioni parlamentari, perché lo Stato si impegni effettivamente a far cadere ogni tipo di segreto, formale, informale o indiretto sui documenti riguardanti le stragi. L’appello, promosso dal giornalista Paolo Brogi, più che prender di mira il segreto di Stato (che pure ha pesato e continua a pesare parecchio nelle vicende giudiziarie del dopoguerra), tende a denunciare e a sottoporre all’attenzione delle più alte cariche dello Stato, appunto, non «il segreto di Stato, bensì silenzi e reticenze di comodo, anche da parte di uomini appartenenti alle istituzioni». Il documento - firmato anche da Roberto Saviano e da Susanna Camusso, segretaria della Cgil - continua con l’esplicitazione di tre richieste, ritenute irrinunciabili, «per garantire un cammino trasparente della giustizia, anche in relazione al resto delle inchieste tuttora in corso per altri fatti di criminalità organizzata, e rendere possibile la ricerca storica su quegli anni». Prima richiesta: «Che siano aperti tutti gli archivi, con una gestione che ne faciliti l’accesso a tutti i soggetti interessati». E ancora: «Chiediamo che vengano fatte decadere tutte le classificazioni di segretezza su tutti i documenti relativi all’evento - compresi i nominativi ivi contenuti - in possesso in particolare dei servizi segreti, della polizia, dei carabinieri e della guardia di finanza». La richiesta successiva riguarda la «piena attuazione della legge del 3 agosto 2007 che regola il segreto di Stato, la quale prescrive che, passati al massimo trent’anni dalla data in cui è stato apposto il segreto», tutti i documenti «siano resi pubblici e consultabili». Oggi tutto ciò non è realizzabile per l’assenza di «specifici decreti attuativi». L’ultima richiesta, infine, riguarda la collaborazione con le autorità giudiziarie di altri Paesi: «Chiediamo alle nostre istituzioni di attivarsi il più decisamente possibile affinché gli Stati che sono oggetto di richieste di rogatorie internazionali collaborino fattivamente e rapidamente». Le motivazioni dell’iniziativa racchiudono analisi e reazioni che ogni volta si registrano nelle aule di giustizia, dinanzi alla delusione delle parti lese. «Occorre garantire - conclude l’appello - alla verità e alla giustizia il giusto corso, non dobbiamo consegnare le generazioni che si sono succedute da allora ad oggi alla rassegnazione e all’avvilimento. Auspichiamo una volontà politica reale volta all’accertamento di tutti i fatti criminali che hanno sconvolto la storia d’Italia». Il documento continua a ricevere adesioni da più ambienti politici: dopo le firme dei giornalisti del “Secolo”, sono arrivate quelle dei finiani Briguglio (Copasir) e Granata e ancora quella di Walter Veltroni, entrambi membri della Commissione Antimafia. E’ ovvio che la vicinanza temporale con il processo per la strage di Brescia non rappresenti la sola motivazione dell’appello. La tematica legata al segreto di Stato e, più in generale, all’atteggiamento reticente delle istituzione nei dibattimenti che affrontano punti nevralgici della nostra storia recente, è rimbalzata più volte all’attenzione dell’opinione pubblica. In Italia sono avvenute 14 stragi di matrice terroristica e mafiosa e su nessuna di essere è stato possibile accertare la verità o consegnare ai familiari un minimo risarcimento di conoscenza. Dura da sessant’anni almeno, questo stillicidio: da Portella delle ginestre in poi. Soltanto qualche settimana fa abbiamo assistito alla riesumazione del corpo del bandito Salvatore Giuliano di cui adesso non si sa neppure se è morto nel 1950 a Castelvetrano oppure negli Usa molti anni dopo, come sostengono alcuni testimoni. Per non parlare dei più recenti “misteri”: le stragi di mafia e i relativi depistaggi.