FLAVIA AMABILE, La Stampa 26/11/2010, pagina 2, 26 novembre 2010
Governo di nuovo ko E la riforma slitta - E’ una partita a scacchi complessa, capace di mettere a dura prova la pazienza dei giocatori, quella che si sta giocando da mesi sulla riforma dell’università
Governo di nuovo ko E la riforma slitta - E’ una partita a scacchi complessa, capace di mettere a dura prova la pazienza dei giocatori, quella che si sta giocando da mesi sulla riforma dell’università. Il ddl messo a punto dal governo ha subito un nuovo rinvio ieri in aula alla Camera, gli emendamenti da esaminare sono ancora molti e il tempo a disposizione era poco. Tutto slitta a martedì prossimo, dunque, quando potrebbe esserci davvero il tanto atteso via libera. La mattinata era iniziata con un discreto ottimismo da parte del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. «Spero che prevalga il senso di responsabilità», aveva detto. Si riferiva ai finiani di Futuro e Libertà che due giorni fa avevano imposto uno stop per chiedere la riscrittura di due emendamenti ritenuti cruciali: gli scatti di anzianità che non saranno più automatici ma reintrodotti solo a favore dei professori più meritevoli ogni tre anni, anziché due. E poi la promozione ad associati per 1500 ricercatori a tempo indeterminato per tre anni che abbiano superato un concorso. Non era stato facile trovare l’accordo due sere fa, molto si era giocato sul filo delle preposizioni che in questi casi possono valere milioni. Era previsto il voto finale a fine mattinata, poi qualcosa è successo e lo scenario è mutato radicalmente. Il Governo è stato ancora bocciato su un emendamento di Fli passato grazie al sostegno di Pd, Udc e Idv, e anche per le assenze fra i banchi del Pdl. Il ministro, piuttosto seccata, minaccia il ritiro della riforma: «Finché Fli su un emendamento non particolarmente significativo marca una differenza, questo rientra nella tecnica parlamentare. Mi auguro che non accada che vengano votati emendamenti il cui contenuto stravolga il senso della riforma, non sarebbe accettabile, se così fosse come ministro mi vedrei costretta a ritirarla». Ma la bocciatura del governo fa partire il boato del centrosinistra: Dario Franceschini sottolinea che «ci sono i numeri per la sfiducia». In Aula si creano due capannelli: il centrodestra diviso. Nei banchi del Fli ci sono Italo Bocchino, Fabio Granata e Benedetto Della Vedova a studiare il fascicolo degli emendamenti in vista di possibili nuove imboscate. Accanto al banco della commissione la presidente della commissione Cultura Aprea ed i colleghi del Pdl Milanese e Guido Crosetto a cercare di capire come difendersi. Al banco del governo, Mariastella Gelmini è sola; ad un certo punto sbaglia anche a votare, con il collega Alfano, e unisce il suo voto a quelli dell’opposizione. Si va avanti, ma stancamente. Per Pier Luigi Bersani è il momento di ritirare tutto e poi ricominciare a discutere. E risponde in tono orgoglioso alle critiche del ministro per essere salito sui tetti per portare la solidarietà a chi sta protestando. «Ci sono salito e continuerò a salirci», avverte il segretario Pd. A quel punto Fabrizio Cicchitto del Pdl gli urla: «State lisciando il pelo a un movimento minoritario ed estremista che provocherà danni seri al Paese. Ci aspettavamo da voi un po’ più di riformismo e molto mena demagogia». A ora di pranzo si sospende: il Pd ha un appuntamento di partito nel pomeriggio in Toscana, per cui tutto è rinviato, con dispiacere della Lega, alla prossima settimana. Per allora si dovrà sciogliere un altro nodo, l’emendamento dell’Idv su cui si è alleata anche Fli e Lega: contro le dinastie dei baroni universitari, si impediscono le assunzioni per i parenti fino al terzo grado. La conferenza dei capigruppo stabilisce il rinvio del voto a martedì prossimo e si riprenderà l’esame dall’emendamento anti-dinastie. Intanto è stata approvata un’ulteriore novità che non farà piacere ai rettori: potranno restare in carica solo un mandato, per un massimo di sei anni.