Diego Gabutti, ItaliaOggi 26/11/2010, 26 novembre 2010
MARCO PANNELLA, 80 ANNI TURBOLENTI MA SPESI ANCHE BENE
Marco Pannella, ottant’anni compiuti a maggio, leader pieno di virtù ma non esente da difetti, gran tabagista e ultimo (con Giordano Bruno Guerri) degli anticlericali, meritava forse una biografia meno sperticata e salameleccosa di quella che gli ha confezionato, con qualche incertezza formale qua e là, un radicale storico, il vicecaporedattore del Tg2 Valter Vecellio, col suo Marco Pannella. Biografia d’un irregolare, Rubbettino, pp. 290, 18,00, un saggio appena approdato sui banconi delle librerie.Con Pannella è divertente discutere, è divertente anche beffeggiarlo un po’, specialmente in questi giorni, quando tutti minacciano di sfiduciare il governo Berlusconi e il leader radicale minaccia, al contrario, di votare la fiducia. Vecellio preferisce erigergli un monumento a cavallo, come se un uomo dell’età e con la storia politica di Pannella potesse sentirsi a suo agio in un parco, all’addiaccio, ridotto a vecchia gloria, pietrificato, preso a bersaglio dalle ingiurie dei pennuti. Ultimamente, è vero, le sue iniziative soffrono di scarsa visibilità, e non soltanto perché, come dice lui, vengono oscurate dai media di regime ma anche per il fatto che hanno scarsa presa sull’immaginazione politica degli elettori. Elettori che s’accontentano di poco, di pochissimo, sempre meno: le spacconate del Cavaliere e dei suoi bravi, le vane minacce dei giustizialisti e degli indignati di professione. Questa è un’Italia schierata, o di qua o di là, mentre Pannella sbuffa, spazientito, di fronte a queste banali, sedative contrapposizioni politiche da seconda repubblica pro e antiberlusconiana. Ma soprattutto questa è un’Italia rassegnata, che ha dimenticato le sue (ormai remote, remotissime), esperienze liberali. Liberale, liberista, libertario: Pannella, negli anni, ha declinato in tutti i modi possibili la sua passione per la libertà, sempre invano. Gli italiani per un po’ lo seguono, ma presto si disamorano, è fatale; e anche lui, dopo essersi sbracciato e sgolato per questa o quella causa, vuoi la campagna per abolire la pena di morte nel mondo, vuoi le battaglie campali per il diritto o la giustizia giusta, finisce per averne abbastanza e passa ad altro. Politico surrealista, e un po’ clown, Pannella utilizza la tecnica dello «scandalo», come un tempo gli artisti d’avanguardia, per aprire gli occhi ai cittadini babbioni: l’elezione della pornostar Cicciolina al parlamento, quella di Toni Negri e persino quella di qualche ex tagliagole del partito armato. Ciò ne fa un corpo estraneo nel normale paesaggio politico: un anacronismo, il visitatore proveniente da un’altra dimensione. Benché monti i suoi spettacoli politici da più di cinquant’anni, la Casta non ha potuto integrarlo nei propri ranghi (e non ci ha nemmeno provato, per esempio nominandolo senatore a vita). Viene da ridere quando salta fuori qualcuno che invoca la rottamazione dei vecchi politici. Non c’è giovanotto, tra quelli che nei talkshow, declamano il loro soporifero «largo ai giovani», che sia più giovane (d’anima, di testa, di prospettive) del leader radicale. Al quale nessuno farà mai largo, dovesse campare mille anni.Pannella ha trascorso una vita intera (spesa bene) a litigare con le derive della storia italiana, i compromessi storici, le mafie, l’antimafia, le rivoluzioni liberali per modo di dire. Speriamo che non gli tocchi, qualunque cosa gli augurino biografi e adulatori, di montare un cavallo di bronzo in qualche parco della rimembranza fumando spinelli e agitando striscioni divorzisti per l’eternità, raggelato, lo sguardo perso nell’orizzonte.