ETTORE LIVINI, la Repubblica 26/11/2010, 26 novembre 2010
I CONTRABBANDIERI CINESI DEL VIAGRA
Gli spalloni, ormai, non esistono più. Gli scafisti pugliesi sono materiale d´antiquariato. Ma il mercato del contrabbando in Italia è più vivo che mai. Siamo secondi in Europa per numero di sequestri con il 12% del totale continentale, dietro la Germania. E terzi dopo Grecia e Olanda per articoli sequestrati (12 milioni nel 2009).
Ogni giorno container e camion carichi di sigarette, giocattoli taroccati, cuccioli di cane, medicinali, alcol e oli minerali provano a forare le nostre frontiere con trucchi sempre più sofisticati. «Qui abbiamo visto di tutto - racconta Umberto Testini, direttore dell´agenzia delle dogane al porto di Ancona - . Tabacchi nascosti in carichi di profilati d´alluminio, steroidi anabolizzanti tra i kiwi, lanterne per zanzare clandestine, migliaia e migliaia di "falsi di marca" magari mimetizzati in mezzo a un carico di pesce fresco. Un fiume in piena che continua a crescere».
Quanto perde il fisco italiano? Fare i calcoli non è facile nemmeno per la Guardia di Finanza. Ma solo il business dei prodotti contraffatti in arrivo dall´estero vale secondo Confindustria 5 miliardi di mancate entrate erariali l´anno. E tra stecche di sigarette, medicinali, metalli - ad Ancona sono appena state intercettate 2,5 tonnellate di silicio metallico clandestino arrivato dalla Cina - la voragine si allarga almeno a 6,5 miliardi di euro.
Chi tira le fila di questo business miliardario? Una volta il traffico da e per l´Italia era affare della criminalità tricolore. Oggi il settore si è globalizzato. Sulla scena lavorano gli ex agenti dei servizi segreti russi e i cinesi che in pochi anni si sono costruiti una sorta di monopolio nel mondo dei tabacchi e dei falsi. «Sono realtà diverse ma che hanno imparato a collaborare tra di loro senza pestarsi i piedi», dice Testini. Ma quali sono i prodotti preferiti dai contrabbandieri del terzo millennio? Da dove partono? Come arrivano in Italia e quanti soldi "rubano" alle casse tricolori?
Il tabacco "esentasse"
Ancona non è sola. Chiedete sui moli di Venezia e di Bari o ai valichi del Friuli e la risposta che avrete da doganieri e finanzieri (garantiamo noi) è sempre la stessa: «Il 2010 è l´anno della rinascita del contrabbando di sigarette». Già il 2009 - a dire il vero - aveva dato le sue belle soddisfazioni con un aumento dell´11% dei sequestri. Da gennaio però è un escalation. Più 300% le stecche intercettate nello scalo marchigiano. Una raffica di maxi-sequestri a Bari («La ripresa di questo business antico è preoccupante», ha ammesso il procuratore della Dda pugliese Antonio Laudati). A Napoli, quartiere Forcella, sono rispuntati i banchetti dei contrabbandieri, a Gioia Tauro in un giorno sono finiti nella rete degli investigatori tre container arrivati dalla Cina con 31 tonnellate di sigarette (pari al 12% di tutti i sequestri del 2009) marchio Manchester e sigillo "Made in Uk". Cosa sta succedendo? Il traffico di tabacchi illegale, arrivato era al 15-20% del mercato a metà anni ‘80, era stato debellato a inizio millennio. L´anno scorso era già risalito al 3% e quest´anno la cifra è destinata a fare un balzo in avanti verso il 13% medio dell´Europa. Come mai il fenomeno è ripartito all´improvviso? «Colpa anche della sproporzionata regolamentazione del settore - dice Giovanni Carucci, vicepresidente Italia di Bat Italia, la multinazionale che ha firmato un accordo da 200 milioni con la Ue per la lotta al fenomeno - . Il giro di vite sulle accise, alla fine, stimola i fumatori a rivolgersi al mercato illegale».
Quanto perde ogni anno l´erario e quanto guadagnano i trafficanti? Ai valori del 2009, il fisco tricolore perde 370 milioni, l´Europa ha un buco di 14,5 miliardi di mancate accise mentre ai produttori mancano 3,7 miliardi di ricavi ogni dodici mesi. I contrabbandieri, stima la World Custom Organization, lucrano invece un rendimento sul capitale investito del 375%. Un carico di sigarette comprato in Ucraina (prezzo 0,7 euro) e rivenduto a metà prezzo rispetto al costo di mercato in Gran Bretagna (4,5 euro) rende 68.500 euro per un viaggio in furgone, 6.800 con un auto e 1,1 milione se viaggia in container. Cifre che da sole spiegano perché la criminalità organizzata stia tornando a interessarsi a questo ramo d´affari. «Poche settimane fa, per la prima volta dopo anni, abbiamo rintracciato in Grecia a Lagonissi una base di transito clandestina messa in piedi dalla mafia» racconta Yannis Kapeleris, lo 007 ellenico a capo della Task force anti-crimine voluta dal presidente George Papandreou.
Ma chi produce i tabacchi di contrabbando? E quali rotte seguono? La Cina è di gran lunga in testa alla classifica (il 64% dei sequestri secondo la Ue). Seguita da Ucraina e Russia. Fabbriche clandestine sono state trovate persino in Grecia e Belgio. Mentre l´ultima tendenza, quella più insidiosa per i consumatori, è la contraffazione di sigarette, fenomeno che in Italia riguarda il 14% dei sequestri. Prodotti ad alto rischio in cui al di là di concentrazioni altissime di catrame e nicotina sono stati trovati persino pezzi di plastica tritati.
I medicinali clandestini
Il business dei medicinali di contrabbando è un affare arrivato ormai all´astronomica cifra di 100 miliardi l´anno. Con picchi di prodotti illegali pari al 50% del mercato «in alcune zone dell´Africa e dell´Asia» come calcola Guido Rasi, direttore generale dell´Agenzia italiana del farmaco e l´Italia ferma - per fortuna - allo 0,1%, «grazie alla tracciabilità delle confezioni». Anche se il trend è in crescita. «Nel mondo ci sono più medicinali illegali che reali», ammette sconsolato Cristophe Zimmerman, responsabile contraffazione dell´organizzazione mondiale delle dogane. Quali sono le pillole più gettonate dal mercato nero italiano? La classifica è una fotografia fedele delle patologie dei tempi moderni: in vetta da almeno sei anni ci sono i prodotti per le disfunzioni erettili maschili. Nel solo porto di Venezia dall´inizio di quest´anno sono state intercettate ventimila confezioni di Viagra, Cialis e Lecitra. Dall´esordio della magica pillola blu nel 2004 «sono state sequestrate nel mondo 63 milioni di confezioni false e materiale per produrne altri 64», dice Steve Allen, direttore della divisione sicurezza della Pfizer, la casa produttrice. Seguono in graduatoria gli anti-depressivi, dimagranti e anabolizzanti.
Da dove arrivano? In realtà un po´ da tutto il mondo. Nella rete dell´operazione "Pangea" - chiusa un mese fa da Nas e Agenzia delle dogane con cinque arresti e il sequestro di 10mila farmaci illegali - sono finite pillole e fiale partite da Moldavia, Romania, Russia e India. Un insospettabile pensionato in Mercedes faceva invece la spola con Svizzera e San Marino per comprare prodotti non autorizzati in Italia o più economici venduti poi - sostengono le indagini della Guardia di finanza chiude pochi mesi fa - attraverso il circuito legale. Un giro d´affari da 12 milioni di euro di guadagni in nero e 2,5 sottratti al fisco che ha messo nei guai 26 farmacie di Brescia.
Ma è allora rischioso persino comprarsi un farmaco in farmacia? In Italia, dati alla mano, no. La rete ufficiale tricolore è tra quelle a più alta trasparenza in Europa con un tasso di rischio dello 0,1% contro la media continentale dell´1%. Il vero problema è il boom del commercio di medicinali di contrabbando via internet. Un recente studio dell´European alliance for access to safe medicine ha calcolato che il 62% dei prodotti in vetrina in rete è falso o contraffatto. Una bomba ad orologeria visto che tra l´altro il 90% dei siti analizzati non chiedeva alcuna ricetta medica. «Un altro dei canali a rischio sono le farmacie illegali aperte dalla criminalità organizzata in beauty-centre, palestre e sexy shop», aggiunge Rasi. Ma quali sono i rischi per chi utilizza farmaci di contrabbando? «Sono legati alla tipologia di contraffazione - conclude il numero uno dell´Agenzia - : un prodotto contraffatto può essere identico all´originale. Ma anche non avere traccia di principio attivo o contenere in qualche caso sostanze tossiche. Basta pensare al caso recente dell´eparina contraffatta che solo negli Usa ha provocato 100 morti».
I ricambi d´auto taroccati
È uno dei business del contrabbando a più alto tasso di crescita. In Europa, stima la Commissione, tra il 5 e il 10% dei pezzi montati sulle auto è di contrabbando per un giro d´affari annuo di 1,2 miliardi. L´Italia, in questo risiko di bielle, pedali di freni, cerchioni e cuscinetti ha un doppio ruolo: da consumatore visto che il Censis calcola nell´1,6% del mercato i ricambi taroccati. Ma soprattutto da centrale di smistamento del materiale di contrabbando verso il resto d´Europa. «Buona parte del traffico dei falsi - confermano al Clepa, l´organizzazione continentale di settore - entra da noi attraverso i porti del Belpaese». Ma dove e come sono costruiti questi pezzi di ricambio contraffatti? Il Quality brand protection committee (Qbpc) ha individuato come area più critica la regione cinese del Zhejinag e in particolare la città di Thaizou per paraurti e parti di carrozzeria e Ruj´An sui filtri di aria e di olio. «Qui accanto alle fabbriche ufficiali c´è un mercato parallelo che produce milioni di pezzi falsi», spiega lo studio dell´istituto di ricerca. Da quest´area, ad esempio, provenivano 4mila cerchi da ruota per la Fiat Grande Punto destinati a un´azienda trevigiana sequestrati all´inizio dell´anno a Venezia dentro un container dalla finanza. Pezzi perfetti fino al dettaglio del marchio e dei codici del produttore ma ben più pericolosi come affidabilità: i cerchi erano di dimensioni sbagliate (un po´ più grandi degli originali) e soprattutto rischiosissimi per chi si fosse trovato a montarli sulla sua vettura. Le prove effettuate dall´ente certificatore Tuv e dalla Fiat hanno dimostrato che in tre casi su quattro i prodotti farlocchi si rompevano prima della conclusione dei test regolamentari. Così come difettosi erano i 180mila cuscinetti a sfera (90 tonnellate di materiale) contraffatti e di contrabbando con il marchio Skf in provincia di Caserta.
Quali sono i componenti più gettonati dall´industria del tarocco per auto? In cima alla classifica ci sono le candele, i filtri, le cinture di sicurezza. Ma la cosa più preoccupante - sottolineano al Qbpc - «è che negli ultimi tempi sono stati recuperati diverse parti di impianti frenanti contraffatti di contrabbando». E chi sono i furbetti del ricambio? Risposta facile. O i consumatori che pur di risparmiare accettano il rischio o carrozzieri poco onesti che lucrano in proprio sulla forbice di valore tra un originale e la copia di contrabbando. Forbice che induce in tentazione perché spesso - malgrado la legge autorizzi la produzione di ricambi non originali certificati di pari qualità - è comunque molto ampia.
La tratta di animali
Nato pochi anni fa, l´odioso fenomeno del contrabbando dei cuccioli (specie di cane) è decollato in pochissimi anni raggiungendo oggi in Italia, secondo le stime della Lav, un valore di circa 300 milioni di euro l´anno. Da dove arrivano queste povere bestie, trasportate spesso in pessime condizioni? La rotta classica è quella che dall´Est Europa, specie l´Ungheria porta all´Italia via terra. Chihuahua, yorkshire, bulldog e altre specie pregiate vengono comprate nelle puppy-mill locali a un prezzo medio di 65 euro attorno ai due mesi d´età, troppo presto per staccarli dalla madre. Stipati nelle gabbiette e nascosti nei bagagliai di furgoni e auto viaggiano per 15-16 ore fino all´Italia dove vengono poi introdotti sul mercato legale con la complicità di negozi conniventi. Gli animali che riescono ad arrivare a destinazione, tra l´altro, sono comunque in condizioni di salute precarie. «La tratta ci costringe ad avere a che fare con cuccioli gravemente ammalati, affetti da patologie importanti, come parvovirosi e cimurro o infestati da parassiti intestinali - racconta Carlo Scotti, presidente dell´associazione medici veterinari italiani - . Per non parlare di patologie ereditarie derivanti da progenie non controllate, non selezionate dal punto di vista riproduttivo».
Qual è il guadagno per i contrabbandieri? Altissimo. «In media abbiamo sequestrato carichi di 30 cuccioli per mezzo - raccontano alla Guardia di finanza di Bologna dove è stata stroncata una banda che in quattro anni aveva portato in Italia 70mila animali - . Ogni cane viene rivenduto in Italia attorno ai 1.000-1.500 euro e quindi, al netto delle spese di viaggio, una singola auto rendeva almeno 30mila euro a tratta». Un orrore che da fine 2009, grazie a una legge approvata in Parlamento con zero voti contrari, è perseguibile penalmente con pene da 3 a 15 mesi di carcere.
Il contrabbando di bestie non è però limitato solo alla barbarie sui cuccioli. Il business del traffico degli animali esotici, dai pappagalli ai pitoni, dai ragni fino all´iguana, vale nel Belpaese 2 miliardi l´anno. Ogni anno in Italia si sequestrano duemila animali vivi. L´ultimo bizzarro blitz è andato in onda l´estate scorsa sulle acque del Lago Maggiore dove la guardia di Finanza ha controllato un grande barcone mimetizzato nel traffico lacustre d´agosto. A bordo 26mila inconsapevoli avanotti di trote clandestini, pendolari sulla rotta Italia-Svizzera. Nemmeno i pesci sono stati risparmiati dal boom del contrabbando d el terzo millennio.