PAOLO ROSSI , la Repubblica 25/11/2010, 25 novembre 2010
UNA VITA DA SCHIAVONE "ECCO IL MIO CONVENTO" - È
tempo di nuove sfide, che vanno preparate sul terreno amico. «Nel convento», come lei chiama Tirrenia, l´impianto del Coni che la Federtennis usa come centro federale. Sede degli allenamenti della trionfatrice di Parigi, nientedimeno che Francesca Schiavone. Leader del tennis italiano, di questo indimenticabile 2010.
«Tutto comincia qui, alle 7.30». La sveglia non ammette repliche, la numero sette del mondo abbozza al trillo e si alza per la colazione. Non lo dice, ma lo pensa: «Cosa ci faccio io in mezzo a tutti questi ragazzini?». A Tirrenia ci sono rugbisti, giovani tennisti, qualche volta schermidori, specialisti dell´atletica. Ne passa di gente, in questo porto di mare. Stanze spartane, pensate per una doppia e non per una singola. «Per questo, da quest´anno, ho deciso di prendere un appartamento. Qui alle 19 chiudono bottega, spengono le luci e buonanotte». Va bene tutto ma un minimo di relax è necessario, «dopo aver tirato mille palle da tennis».
Certe volte, nelle sue giornate di allenamento, si chiede cosa glielo faccia fare. Perché continuare? «Mi chiedono: hai vinto il Roland Garros, hai 30 anni. Perché ancora tutti questi sacrifici?». E la risposta? «Non è ancora tempo. Non me la sento di ritirarmi. Sento che posso dare ancora qualcosa, ho digerito la sbornia post-Parigi e quell´onda da delirio di onnipotenza». Per questo, umile e semplice, sta mischiata alla miriade di aspiranti campioni, e tira. E riprova. E rifà gli esercizi come fosse la prima volta. «E quando la palla non va dove deve andare mi verrebbero delle parolacce, ma rifletto e dico che non tutte le ciambelle riescono col buco». Non parliamo poi della sala pesi: «Non riesco ad alzare neppure dieci chili, accidenti. Poi arriva Federica, la mia amica manager, e li tira su come fosse la cosa più facile del mondo».
C´è anche questo, nella routine di una campionessa di tennis. Di una Top Ten mondiale. Buffo? Questa "ragazzina" di 30 anni batte le palestrate tenniste di oggi, tutte potenza. Come è possibile? «Perché le provoco con colpi dolci come una pizza, un cioccolatino, qualcosa da bere. E loro abboccano…». Chissà se le giovani di oggi sapranno arrivarci, a 30 anni, nella stessa forma della Schiavone: «Beh, mi prendo cura di me, solo che non ho capito subito come si faceva». Perché? «Eh, per rispondere dovrei dire cose cattive su qual è stata la mia crescita tennistica...». Cattivi maestri? «Lasciamo stare. Ma oggi so come gestirmi». Il tennis però consuma: «Mah, indubbiamente sì. Oggi sto bene fisicamente, magari a quarant´anni sarò tutta bianca. Anzi, già si vedono i capelli bianchi. Ho mille doloretti, gli acciacchi, la spalla…».
Bisogna vederla, però, nella sua giornata tipo: professionale fino all´ultimo. «So che devo fare due-tre cose. Bene. E mi concentro per farle. Il fisioterapista mi chiede di stare in una particolare posizione per un quarto d´ora? Lo faccio. Mi chiede di respirare? Anche. Certo, me l´avesse chiesto sei anni fa l´avrei mandato al diavolo. È solo col tempo che capisci le cose». Nel ‘Convento´ non si può sgarrare, «meglio i tornei, lì è tutta vita. Solo che poi perdi cinque chili per lo stress e le partite…». Questa è la vita, la giornata di una star. Meglio saperlo prima.