Andrea Morigi, Libero 25/11/2010, 25 novembre 2010
LA CINA ONNIPOTENTE CREA NUOVI VESCOVI. IL PAPA LA RIPORTA A TERRA
Quando è il Partito Comunist a consacrare i vescovi, scatta la scomunica. Nel caso della Cina, dove il 20 novembre scorso è stato ordinato illecitamente vescovo Giuseppe Guo Jincai, la sanzione non è automatica, ma rimane molto probabile perché la Chiesa cattolica non ammette più ingerenze degli Stati nei propri affari interni. E ora protesta ufficialmente.
Dall’altra parte della trincea, è Pechino a non ritenere sufficientemente fedeli alla Patria i cattoli ciuniti a Roma.O di qua o di là, dicono i comunisti cinesi. Ma per la Santa Sede lo sviluppo della situazione «non soltanto non aiuta il bene dei Cattolici a Chengde, ma li mette in una condizione assai delicata e difficile, anche sotto il profilo canonico, e li umilia, perché le Autorità civili cinesi vogliono imporre loro un Pastore che non è in piena comunione, né con il Santo Padre né con gli altri vescovi sparsi nel mondo», recita un comunicato della sala stampa vaticana. Inoltre «ciò si ripercuote dolorosamente, in primo luogo, sullo stesso reverendo Giuseppe Guo Jincai che, in forza di tale ordinazione episcopale, si trova in una gravissima condizione canonica di fronte alla Chiesa in Cina e alla Chiesa universale, esponendosi anche alle pesanti sanzioni previste, in particolare, dal canone 1382 del Codice di Diritto Canonico», cioè la scomunica latae sententiae, già comminata a monsignor Marcel Lefebvre e ai vescovi da lui ordinati illecitamente e a monsignor Emmanuel Milingo quando si unì in matrimonio a una donna nella Chiesa dell’Unificazione secondoil rito del reverendo Moon. Quella attuale è una situazione ben più seria che, conclude la Santa Sede, non può lasciare indifferenti.
E non finirà con un semplice atto di protesta perché «i cattolici di tutto il mondo - infatti- seguono con particolar eattenzione il travagliato cammino della Chiesa in Cina: la solidarietà spirituale, con cui accompagnano le vicende dei fratelli e delle sorelle cinesi, diventa fervida preghiera al Signore della storia, affinchè sia loro vicino, accresca la loro speranza e fortezza, e doni loro consolazione nei momenti della prova».
Non c’è nulla di peggio, in Cina, della violazione della libertà religiosa. La repressione violenta, il mancato rispetto degli altri diritti umani, compreso il diritto alla vita, ne sono una conseguenza. «Tutta la politica religiosa è affidata a un uomo, Liu Bainian, il cui stile ricorda quello dei tempi di Mao Zedong», scrive il sinologo padre Bernardo Cervellera, missionario del Pime e direttore della agenzia missionaria Asianews. Di fatto, il pugno diferro non incontra il consenso nel Paese e «il destino del nuovo vescovo è l’isolamento perché il popolo cristiano lo rifiuta». Ma è il sostegno della comunità internazionale verso il totalitarismo a suscitare scandalo perché «questo è unperiodo in cui presidenti del mondo intero, premier, imprenditori, ministri fanno a gara per piacere alla Cina, facendo siaedi, adulatori e servi per ricevere compensi e investimenti», conclude padre Cervellera. Anche nell’ultimo atto di forzadel regime comunista cinese, ricostruisce la nota del Vaticano «diversi Vescovi sono stati sottoposti a pressioni e a restrizioni della propria libertà di movimento, allo scopo di forzarli a partecipare e a conferire l’ordinazione episcopale». Sono statiminacciati di finire in un campo di rieducazione, come quelli in cui sono rinchiusi molti altri sacerdoti e vescovi, spiega il Rapporto sulla Libertà religiosa nel mondo 2010, pubblicato da Aiuto alla Chiesa che Soffre e presentato ieri. In Cina, accanto alla Chiesa ufficiale, fedele al governodi Pechino, opera quella sotterranea e i tentativi di riconciliazione del Vaticano sono stati fermati, denuncia l’associazione.