Filippo Ceccarelli, la Repubblica 24/11/2010, 24 novembre 2010
Palle da tennis, comunicazione volante e dignità umana. Su quanto accade nei cosiddetti Cie, centri di identificazione ed espulsione, esiste una vasta pubblicistica da cui s´intuisce che lì dentro, in buona sostanza, sono sospese le garanzie democratiche e che i corpi degli immigrati valgono assai meno di quelli che hanno la fortuna di vivere al di là delle mura
Palle da tennis, comunicazione volante e dignità umana. Su quanto accade nei cosiddetti Cie, centri di identificazione ed espulsione, esiste una vasta pubblicistica da cui s´intuisce che lì dentro, in buona sostanza, sono sospese le garanzie democratiche e che i corpi degli immigrati valgono assai meno di quelli che hanno la fortuna di vivere al di là delle mura. Com´è abbastanza ovvio, purtroppo, è molto difficile entrare in contatto con chi sta dentro, né gli extracomunitari ivi reclusi possono comunicare all´esterno. Così, a mezza strada fra la più virtuosa necessità e la più necessitata delle virtù, fuori e dentro il Cie di Torino è invalso il metodo della palla da tennis. Da fuori la tirano, quelli dei centri sociali; e una volta dentro, dopo averla scucita, gli immigrati ci infilano un bigliettino e la rilanciano fuori. I foglietti danno conto di cose molto semplici e perciò anche strazianti. Chi ringrazia per la vicinanza, chi chiede medicinali, chi prega di avvisare amici, parenti, consolato. È tutto molto diverso, ma la memoria va lo stesso ai bigliettini che gli italiani riuscivano a buttare dai treni piombati che oltre 60 anni fa li portarono nei campi in Germania.