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 2010  novembre 25 Giovedì calendario

INDIZI MARZIANI

Marte, pianeta geologicamente e biologicamente morto? Questa convinzione, finora prevalente tra gli scienziati, viene messa in discussione dalla scoperta di due ricercatori italiani, i quali hanno individuato sul pianeta rosso una quantità di metano imprevista e soggetta a variazioni regolari. Un fenomeno non spiegabile con le conoscenze attuali, e che potrebbe essere causato da attività geologiche non ancora note, o persino essere il prodotto di forme di vita marziane.

Gli autori della scoperta sono Sergio Fonti, professore di Fisica all’Università del Salento, e Giuseppe Marzo, che ha condotto le sue ricerche in parte a Lecce, e in parte presso l’Ames Research Center della Nasa in California. Obiettivo iniziale dei due ricercatori era di verificare la presenza di metano su Marte, già segnalata da studi precedenti, operando su una banda spettrale differente, in modo da ottenere una conferma definitiva.

«Abbiamo deciso che l’unica possibilità per noi di effettuare una verifica era di usare i dati di uno spettrometro già orbitante intorno a Marte a bordo della sonda statunitense Mars Global Surveyor», spiega il professor Fonti. «Si tratta di uno strumento dalla risoluzione molto bassa, ma che in compenso ha la capacità di raccogliere una grande quantità di dati. Abbiamo ovviato all’incapacità teorica di percepire la banda richiesta utilizzando un metodo di analisi statistica, applicato a tre milioni di spettri raccolti nell’arco di quasi tre anni marziani (periodo 1999-2004). Il risultato è stato una mappa del metano che copre quasi tutta la superficie di Marte (60° di latitudine), mostrando la diffusione del gas nell’atmosfera e le sue variazioni spaziali e temporali. Ne risulta che il metano su Marte segue un ciclo in apparenza stagionale, con dei massimi nel periodo estate-autunno e dei minimi in inverno-primavera».

La studio dei due ricercatori italiani è sorprendente non solo per la dimostrazione della presenza di metano sul pianeta rosso, ma soprattutto per aver evidenziato un ciclo stagionale, che implica una diminuzione della concentrazione del gas a una velocità centinaia di volte superiore rispetto a quanto avverrebbe se fosse consumato unicamente da processi fotochimici. Alcuni hanno visto in questo "mistero" un indizio della presenza di batteri o di altre forme di vita. I due ricercatori sono però molto più prudenti: «Se la riduzione fosse di origine biologica implicherebbe la presenza di una massa di esseri viventi superiore a quanto è ragionevole ipotizzare», afferma Fonti. «Siamo perciò alla ricerca di un meccanismo geologico alternativo. Il collega francese Chassefière ha di recente presentato una ricerca in cui ipotizza che il metano possa reagire col vapore acqueo ed essere trasformato in presenza di fonti di calore geotermico. Un meccanismo che potrebbe essere la soluzione cercata».

«Non sarebbe comunque una cattiva notizia per chi spera di trovare vita su Marte», aggiunge Giuseppe Marzo. «La presenza di calore geotermico e di acqua nel sottosuolo del pianeta implicherebbe che non è geologicamente morto come sembrava. Se è improbabile che nell’ambiente molto ossidante della superficie possa esserci vita, in un sottosuolo geologicamente attivo potrebbe essere concepibile la presenza di microorganismi. Del resto, sulla terra abbiamo trovato vita in condizioni molto più estreme e proibitive rispetto a quelle che potrebbero caratterizzare il sottosuolo marziano».