Alessandro Longo, Nòva24 25/11/2010, 25 novembre 2010
IL BUSINESS DEI BENI VIRTUALI
Il 35enne americano Ian Panasyuk, programmatore, ha appena speso 335mila dollari per una parte di proprietà virtuale nel mondo di gaming online Entropia. E pensa di aver fatto un affare. Sicuramente l’ha fatto John Jacobs. Ipotecò la sua vera casa nel 2005 per comprare quella proprietà, il Club Neverdie, per 100mila dollari. Poi l’ha venduto a pezzi, per un totale 635mila dollari. Ne ricavava 200mila l’anno (senza spese), perché il Club ha un supermercato, uno stadio, un night club, dove gli utenti spendono soldi veri. Queste transazioni sorprendono solo coloro che non frequentano i mondi virtuali. La loro economia cresce in fretta e diventa sempre più sofisticata. Il business dei beni virtuali, venduti sui mondi di gaming o sui social network, varrà 7,3 miliardi di dollari nel 2010, contro i 2,1 del 2007, secondo In-Stat (rapporto di novembre). È un mercato che va verso altri orizzonti, abbattendo ogni distanza residua tra reale e virtuale. Con i proventi della vendita, Jacobs ha fondato i Neverdie Studios: 13 dipendenti in un ufficio di Hollywood, che creano mondi nell’universo di Entropia. Uno dei primi, Rocktropia, mette in contatto musicisti, utenti e aziende discografiche. Ha già raccolto 6 milioni di dollari di finanziamento. Secondo alcuni esperti, come Peter Ludlow (tra i maggiori filosofi della tecnologia) adesso urge regolamentare questi mondi, perché stanno crescendo come sistemi economici e politici autonomi, sotto il dominio assoluto dei loro gestori.