Il Sole 24 Ore 25/11/2010, 25 novembre 2010
IL MODELLO CINESE
Gentile direttore, a ottobre il tasso d’inflazione in Cina ha subito un aumento del 4,4 per cento. Per frenare questo rialzo è intervenuto immediatamente il governo con una serie di provvedimenti, così da evitare una crisi sociale generalizzata a scapito delle fasce più deboli. Le misure prevedono l’erogazione di sussidi diretti a favore delle famiglie più povere e un incremento degli approvvigionamenti delle derrate attraverso il ricorso allo stoccaggio in depositi pubblici. Se ciò non dovesse bastare, si prevede perfino un tetto sui prezzi dei beni di prima necessità imposto per legge. Inoltre si userà un’opportuna politica monetaria con un possibile aumento dei tassi d’interesse. L’intervento del governo cinese dimostra ancora una volta l’enorme differenza che si sta creando fra le economie. Questa forma di dirigismo nel campo economico sarebbe impossibile in gran parte dei paesi occidentali che hanno perso perfino gli strumenti per agire concretamente sull’economia. Se in passato si considerava il laissez-faire come un concetto ideologico di un liberalismo un po’ spinto, adesso costituisce piuttosto una realtà in molti settori dell’economia occidentale che non possono, bene o male, più tornare indietro. Per questi motivi sorprende vedere come la Cina stia costruendo una propria economia su concetti piuttosto confuciani che vedono la partecipazione dello stato come essenziale e fondamentale, anche a costo di un’invadenza enorme nella sfera privata. Vedremo nei prossimi anni quali modelli economici emergeranno, e chi infine avrà ragione. Intanto assistiamo al profilarsi di un interessante confronto. Cristiano Martorella e-mail