Francesco Merlo, la Repubblica 25/11/2010, 25 novembre 2010
La Russa il dannunziano nel cielo sopra Kabul - Ieri il nostro ministro della Difesa si è vestito da Sturmtruppen e a bordo di un elicottero militare ha gettato volantini tricolore su una zona liberata dell´Afghanistan, nella provincia di Badghis
La Russa il dannunziano nel cielo sopra Kabul - Ieri il nostro ministro della Difesa si è vestito da Sturmtruppen e a bordo di un elicottero militare ha gettato volantini tricolore su una zona liberata dell´Afghanistan, nella provincia di Badghis. Poi, nell´imbarazzo dei soldati veri che ridevano non con lui ma di lui, ha detto ai giornalisti: «Scrivetelo: La Russa come D´Annunzio».E, ovviamente, non si riferiva alla lingua italiana che quello schiarì e questo invece gutturalizza. E poiché «non c´è ferro forgiato a freddo che sia comparabile alla durezza dello spirito», ubriaco di Afghanistan, dove però i nostri soldati muoiono per davvero, il Vate e Comandante Gabriele La Russa ha promosso una petizione perché il capo dello Stato conferisca a Giorgio Albertazzi la carica di senatore a vita. E tutti hanno capito che, travestito da guerriero e da poeta, stava rendendo omaggio non all´arte di Albertazzi ma ai suoi trascorsi di fascista a Salò. Insomma, s´ode a destra uno squillo di tromba e a sinistra risponde un tamburo. Dunque sull´elicottero militare mentre bombardava di volantini quella disgraziata regione tormentata dalla storia e dalla geografia che si chiama in persiano "Dove nascono i venti", a La Russa non sono venuti in mente i manifesti antifascisti lanciati dai piloti americani nella sua Sicilia, ma Salò e la pagliacciata eroica dell´alato fante appunto, il volo su Fiume e quello su Vienna, perché il tenente La Russa vive la guerra come un fumetto, ha la casa piena di soldatini di ogni genere, è un collezionista di modellini, e ieri - raccontano i testimoni - era raggiante e commosso, l´incarnazione della caricatura fascista, della rana che si gonfia d´aria per sentirsi bue, del Tersite che indossa le spoglie d´Achille, del miles vanagloriosus che finalmente può sentirsi d´Annunzio. Ancora oggi il suo paesaggio mentale è affollato dai fantasmi del regime. Pochi ricordano che qualche anno fa chiese e ottenne dal governo Berlusconi il permesso di celebrare il proprio compleanno a Palazzo Venezia, nella sala del Mappamondo, nell´ufficio di Mussolini, happy birthday in uno dei luoghi più simbolici della dittatura italiana. Per lui fu come prendere il battesimo nel Battistero di Firenze, come laurearsi al Pantheon. E così ieri trasvolare e volantinare gli ha dato, per dirla alla d´Annunzio, «la gioia del guerriero che poteva rimanergli ignota se la sorte non lo avesse gettato nella guerra dopo tanti anni di tristezza e alla fine del suo vigore». Lo avevamo già scritto: da quando è ministro della Difesa, La Russa ha perso la dignità umoristica che gli aveva regalato Fiorello, il simpatico è diventato ridicolo, il brutto anatroccolo era davvero un brutto anatroccolo. Ha costretto la Gelmini ad introdurre l´uso delle armi come materia di insegnamento a scuola, ha malmenato un giornalista che disturbava la conferenza stampa di Berlusconi, ed è un rito grottesco quello di approfittare dell´alta carica di governo per mettersi nei panni dei propri sgangheratissimi miti, lanciare volantini alla d´Annunzio, indossare l´elmetto e la tuta mimetica come i marines, afferrare un fucile al volo, caricarlo e prendere la mira come i cecchini franchisti. Un ufficiale mi ha raccontato di essersi morso la lingua mentre il signor ministro penosamente magnificava i mesi di servizio militare che fece, tenente d´artiglieria, a Bergamo, vale a dire - guarda un po´ - a due passi da casa: «Ero tenente in una divisione di controcarri, gli jagdpanzer italiani, semoventi mimetizzati…» e via con «i dodici colpi al minuto» e «i missili filoguidati che oramai non ci sono più», e «il cannone da 106 millimetri senza rinculo». Questa retorica è tipica di chi scambia la guerra con gli accasermamenti e infatti adesso che è ministro La Russa crede che il coraggio sia sorvolare l´Afghanistan ma a debita distanza dalla contraerea talebana, insomma un insulto per chi la vita la rischia. Altro che d´Annunzio! E´ goliardia scomposta. Tutto abbiamo avuto nella storia della Repubblica, persino Previti ministro della Difesa, che però non poteva certo corrompere l´esercito. La goliardia di La Russa e più pericolosa ed è persino blasfema. Il tenente La Russa, se vuole, esibisca il coraggio andando a sminare i campi invece di lanciare volantini con su scritto «Attenti alle mine». Conviva davvero con gli afgani in territori dove non si sa mai chi è nemico e chi è amico. Vada a fare volantinaggio terrestre nei quartieri della camorra, tra i casalesi o tra i mafiosi… Finte guerre e finte omaggi al teatro: minchia signor tenente, la vita non è solo patacca.