Roberta Camesasca, varie, 25 novembre 2010
I MUSEI DEL FUTURO, PER VOCE ARANCIO
“Florens 2010”, la settimana dei beni culturali che si tiene a Firenze dal 12 al 20 novembre. Esperti provenienti da tutto il mondo si confrontano sull’evoluzione della città d’arte e illustrano le esperienze più significative nell’utilizzo delle nuove tecnologie in musei, pinacoteche, siti archeologici.
In Italia ci sono circa 3.800 musei e 1.800 aree archeologiche e complessi monumentali – il 60% dei quali pubblici– che ogni anno vengono visitati da circa 95 milioni di persone con introiti che si aggirano sui 250 milioni di euro (Fonte: dati Istat e Sistan – Mibac). In Germania, che non ha un patrimonio paragonabile al nostro, i visitatori sono 125 milioni.
Nessuna delle nostre istituzioni figura tra le prime venti al mondo per numero di visitatori. Nella classifica 2007, guidata dal Louvre, il primo museo italiano (esclusi i Musei Vaticani al settimo posto) sono gli Uffizi di Firenze in 21esima posizione (Fonte: Dossier Musei 2009).
Nel 2008 il Louvre ha avuto circa 8.550.000 visitatori. Gli Uffizi 1.554.256.
Ventotto italiani su 100 dichiarano di visitare musei e andare per mostre almeno una volta all’anno (46 ogni 100 nella fascia compresa tra gli 11 e i 14 anni) (Fonte: Istat).
I musei di tutta Italia da anni segnano un calo di visitatori e quindi d’incassi, diminuiti negli ultimi due anni del 7%. Secondo il Dossier Musei 2009, sui dati relativi ai 30 più importanti siti culturali, museali e archeologici italiani, solo 6 strutture su 30 hanno registrato nel 2008 un aumento dei visitatori. A registrare percentuali in crescita sono stati in particolare i musei scientifici, soprattutto la Città della scienza a Napoli (+17,5%), la Città dei bambini e dei ragazzi a Genova (+15,5%) e il Museo civico di scienze naturali di Bergamo (+13,2%). Nel 2009, la situazione non è migliorata: dagli oltre 33 milioni del 2008 si è passati a poco più di 32 milioni. Una flessione del 2,3%, che conferma un calo già iniziato nel 2007. La Galleria dell’Accademia di Firenze ha registrato un calo di visitatori dell’8%, gli Uffizi dell’1,5%, il Colosseo e il Foro romano del 2,6, gli scavi di Pompei del 7,3 (Fonte: Il Sole-24 Ore).
Nel 2010 «abbiamo invertito la tendenza in modo clamoroso. Nei primi cinque mesi abbiamo registrato addirittura un + 10% rispetto al 2009. […] Abbiamo puntato sulla comunicazione, sulla pubblicità, sugli eventi come la notte nei musei […]. Possiamo offrire una quantità e una qualità di beni unica al mondo. Ma troppo spesso non sappiamo farlo» (Mario Resca al Corriere).
Il Maxxi di Roma, è stato premiato dal Waf (World Architecture Festival) di Barcellona come “Miglior edificio dell’anno 2010”. Lo scorso 2 ottobre aveva vinto lo Stirling Prize del Riba (Royal Institute of British Architects).
Se sui contenuti eccellono, i nostri musei sono però poco orientati a proporre servizi e prodotti che consentano di migliorare e rendere più piacevole la visita. I servizi offerti sono quelli tradizionali: visite guidate, bookshop, prenotazione telefonica… Meno diffusi la prevendita online, le audioguide, il guardaroba o la caffetteria. Limitati i servizi per i piccoli (es. nursery e baby parking) e la proposta di percorsi studiati ad hoc per i bambini (Fonte: Dossier Musei 2009).
«Delle elementari e medie mi restano impresse visite estenuanti a musei che ora trovo meravigliosi, ma ai tempi non desideravo altro che fuggire con il teletrasporto» (Fausto Brizzi).
«Siamo fermi a un sistema di trent’anni fa. Si continua a pensare che basti mettere le opere in fila con didascalie minuscole, spesso solo in italiano, lunghe code, servizi disastrosi. Ha mai visitato i musei stranieri? Si può restare lì un’intera giornata senza uscire. Si possono comprare gadget e libri a tema, ci sono varie possibilità per le famiglie...Il sistema che abbiamo noi ora non è più sufficiente. Per questo in generale i dati sull’affluenza sono quel che sono […]» (Mario Resca a Libero).
Sugli ingressi nei musei e nei siti archeologici calcolati in rapporto agli abitanti, siamo all’ottavo posto. Nel 2007 in Italia si sono avuti 0,49 ingressi per abitante: meno di Germania (1,25), Spagna (1,21), Giappone (0,92), Francia 0, 86. Gli Stati Uniti hanno avuto un numero di ingressi per abitante oltre cinque volte superiore: 2,84. Questo sebbene il museo con il numero medio di visitatori maggiore al mondo, in rapporto alla superficie, si trovi in Italia: la Galleria degli Uffizi di Firenze.
Il parco archeologico di Siponto, in provincia di Foggia, nel 2007 ha staccato 4 biglietti. Nel 2008, il museo archeologico di Caltanissetta ha registrato 34 visitatori paganti (63 euro d’incasso). Per gli stipendi dei 14 custodi, la Regione Sicilia ha stanziato 557 mila euro.
L’interazione con gli utenti è una delle principali caratteristiche del sito del Mart (fra i pochi in Italia a consentire l’acquisto online di biglietti): i visitatori possono postare le loro foto scattate al museo oppure vedere uno dei video ufficiali e segnalarli agli amici. Il Maxxi, invece, invita a raccontare la visita su Facebook, a tenersi aggiornati con Twitter, a pubblicare video su YouTube e segnalare gli scatti migliori su Flickr. Nella sezione My Met del Metropolitan Museum of Art, oltre a condividere immagini, si può creare una propria agenda virtuale con le collezioni da visitare. Nello “Spazio personale” del Museo d’Orsay di Parigi, l’utente può realizzare un proprio album, memorizzare le ricerche e preparare il programma di visita. Sul sito della Tate di Londra è possibile partecipare a forum, scaricare risorse audio (anche per utenti con disabilità uditive) e creare una galleria personale.
Sul sito del Louvre si possono ordinare non solo libri, ma comprare di tutto: dal poster della Monna Lisa (15,50 euro) a una mini riproduzione della Nike di Samotracia (450 euro), dal dvd con la visita al museo (20 euro) alla riproduzione del Discobolo di Mirone (32 cm di altezza per 1.830 euro).
Un gruppo di 20 ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) ha lavorato due anni al “Museo virtuale della Via Flaminia antica”, primo museo virtuale archeologico multi-utente in Europa.
I musei virtuali sono una delle forme più diffuse di promozione dell’istituzione. Online si possono visitare alcune zone degli Uffizi di Firenze, fare un tour completo della Cappella Sistina, visitare Versailles... Il Museo del Prado è stato il primo al mondo a permettere l’accesso ai propri capolavori attraverso Google Earth. Selezionando il livello edifici in 3D (nel pannello in basso a sinistra) e digitando nella barra di ricerca “Museo del Prado”, è possibile navigare tra le opere di Velazquez o di Rembrandt, osservandole fin nei minimi dettagli.
Il Virtual Museum of Iraq (www.virtualmuseumiraq.cnr.it.) è un progetto multimediale interamente italiano, realizzato dal Cnr e con il sostegno del ministero degli Esteri: otto sale virtuali, ricostruzioni tridimensionali, carte geografiche interattive, filmati, schede illustrative, ricostruzioni in 3D degli oggetti, accessi in italiano, inglese, arabo…
WebMuseum, primo network di diffusione artistica del mondo, conta più di 200.000 visite a settimana. La sezione più frequentata è la collezione di quadri celebri, suddivisi per periodo, per scuola o per artista.
Il ministero sta «studiando con Microsoft la possibilità di installare all’ingresso dei luoghi d’arte tavoli multimediali con funzioni touch screen, che permetteranno di acquisire, prima di iniziare la visita, tutte le informazioni relative al sito: dalla disposizione delle sale, alle opere esposte, agli itinerari suggeriti. C’è poi la realtà virtuale, a cui stiamo lavorando con Eutelsat. […] Dovrebbe, per esempio, essere possibile passeggiare, indossando appositi occhiali, per le strade di Roma antica. Un allestimento tridimensionale che sarà ospitato in uno dei musei della capitale» (Christian Ghiron, responsabile novità tecnologiche direzione della valorizzazione, al Sole 24 Ore).
«Le nuove tecnologie non porteranno un solo visitatore in più. Prima è necessario adottare altre strategie: allargare gli ingressi gratuiti, almeno in certi giorni o per certe fasce di età, perché i luoghi d’arte sono un diritto, come la scuola dell’obbligo. È un settore dove lo Stato deve investire e non tagliare le risorse […]. A tali condizioni, le nuove tecnologie possono funzionare. Ma il loro ruolo deve comunque essere quello di indirizzare all’originale e non di sostituirvisi» (Salvatore Settis, archeologo, direttore della Normale di Pisa, al Sole 24 Ore).
Per i prossimi anni, oltre la metà dei 30 musei presi in considerazione nel Dossier Musei 2009 ha dichiarato di avere tra le proprie priorità quelle di migliorare i servizi offerti e di rinnovare/restaurare la propria sede. Solo 13 puntano a un aumento di pubblico e cinque addirittura vorrebbero limitare o razionalizzare il numero di visitatori. Un terzo dei musei è determinato a instaurare contatti internazionali: per esportare il “brand” dell’arte italiana all’estero.
Nel marzo 2007, il Louvre, per 700 milioni di euro, ha siglato un patto con Abu Dhabi per l’affitto di logo e opere del Louvre al nuovo museo progettato da Jean Nouvel negli Emirati.
«Non è sufficiente avere il Mantegna a Brera se ci sono lunghe code, è impossibile prenotare online, quando entro il personale non mi sorride, il bar non c’è o se c’è costa di più, il ristorante è penoso perché gestito da incompetenti. I servizi aggiuntivi sono una priorità che stiamo già affrontando. C’è però un altro elemento: il ricavato dei servizi aggiuntivi non va al museo, ma all’erario. Questo crea demotivazione, perché il museo non ha voglia di migliorare i propri servizi aggiuntivi. E’ fondamentale cambiare» (Mario Resca al Sole 24 Ore).
Quest’anno il ministero ha deciso per lo «spacchettamento» dei servizi, cioè per l’affidamento di ciascun servizio a ogni singola società. Niente più associazioni temporanee d’impresa che in gruppo offrivano tutto. «[…] Vogliamo solo e soltanto i migliori per ogni singolo campo: librerie, ristorazione, audio-guide, merchandising. […] Ogni visitatore in Italia spende solo 3 euro dopo l’ingresso in un museo per comprare libri, mangiare, acquistare riproduzioni o affittare audio-guide, contro i 18 nei musei tedeschi o britannici. Perché disperdere altrove tanta ricchezza?» (Mario Resca al Corriere).
Nel 2001, il merchandising dei beni del patrimonio culturale italiano ha incassato 17.584.283, 91 euro: circa il 15% del medesimo settore del solo Metropolitan Museum di New York.
«Un buon museo deve essere piccolo, semivuoto, e silenzioso. Ce ne sono ancora moltissimi: a Parigi e a Roma e in tutto il mondo; musei odiatissimi dai ministri della cultura e del turismo, perché non portano milioni di euro nelle casse dello Stato. Questi musei vanno difesi con ogni cura ed attenzione. Non bisogna ammettervi comitive guidate, né scolaresche festose e indifferenti. Forse alcuni ragazzi si lamenteranno, perché a scuola hanno insegnato loro che «l’inquadramento storico-estetico» è più importante del quadro. I ragazzi si ribellino. Frequentino da soli la Galleria Borghese, o il Musée de Cluny o il Musée Guimet, fermando gli sguardi su un tocco di colore o una linea ardimentosa, cercando di capire senza l’aiuto di nessuno. Poi, in biblioteca, troveranno libri che potranno soccorrere i loro occhi entusiasti» (Pietro Citati).