Luca Peretti, varie, 25 novembre 2010
I SOCIAL NETWORK, PER VOCE ARANCIO
«Non ti fai 500 milioni di amici senza farti qualche nemico» è lo slogan pubblicitario del film The Social Network di David Fincher. Il film racconta la straordinaria ascesa del più famoso e diffuso dei social network, Facebook, e del suo creatore, il ventiseienne Mark Zuckerberg (patrimonio stimato: 6,9 miliardi di dollari, 35esimo uomo più ricco d’America. Fonte Forbes). Negli Usa il film ha incassato 150 milioni di dollari in un mese.
Gli amici cui fa riferimento lo slogan sono gli utenti di Facebook, arrivati appunto alla cifra di circa 500 milioni. Ma se la creatura di Zuckerberg è il più diffuso, importante e citato, sono molti altri i social network esistenti al mondo. Di alcuni di questi si sente parlare anche in Italia, come Twitter e FriendFeed, altri riguardano praticamente solo un paese o aree geografiche, come l’ungherese iWiW e Orkut, altri ancora sono stati praticamente soppiantati dal gigante Facebook. Myspace è l’esempio di come si possa sopravvivere avendo precise comunità di utenti, ma sicuramente è stato proprio quest’ultimo il social network che più ha accusato l’espansione di Facebook.
Sono 111, su 131 censite, le nazioni in cui Facebook risulta dominante.
Friendster nelle Filippine, Wretch a Taiwan, One in Lituania o Hi5 in Portogallo, Peru, Romania, Tailandia sono alcune delle ultime vittime del social network creato da Zuckerberg: esistono ancora ma hanno perso la predominanza in questi paesi. Orkut ha perso invece l’Estonia, mentre la situazione in India è incerta, poiché i due indicatori usati – Alexa e Google Trends – sono discordanti. Nei paesi dell’ex Unione Sovietica continuano a essere più diffusi Odnoklassniki (che in russo significa “compagni di classe”) e Vkontakte (“in contatto”). (I dati di riferimento per queste considerazioni sono quelli della Mappa Mondiale dei social network, disponibile all’indirizzo http://www.vincos.it/2010/06/13/la-mappa-dei-social-network-nel-mondo-giugno-2010/). Il presidente russo Medvedev non disdegna l’uso di Twitter.
Orkut è stato lanciato da Google nel gennaio 2004. Lo strano nome deriva dal suo creatore, Orkut Büyükkökten. Il social network ha uno zoccolo duro in Brasile (48% dei suoi utenti) ed è praticamente l’unico esperimento di questo genere di Google che abbia funzionato: si sono infatti quasi perse le tracce di Google Wave e Buzz, mentre in autunno dovrebbe arrivare Google Me, un nuovo progetto ancora poco definito.
«Orkut è stato il primo a capire di dover sfruttare le specificità nazionali (brasiliane, paraguayane e indiane) e ha costruito una forte base di utenti difficilmente scalzabile da qualunque altro social network. Fb sta erodendo questa base da giugno dello scorso anno perché Orkut a mio avviso non è riuscito a svilupparsi da un punto di vista tecnologico e quindi sul piano delle funzioni. [...] Orkut poi ha ancora un’interfaccia da nerd e un po’ spartana rispetto a quella di Fb e inoltre è focalizzata troppo attorno all’utente e molto poco sulle conversazioni» (Vincenzo Cosenza, esperto di web e creatore della Mappa Mondiale dei Social Network).
Anche Netlog e Hi5 perdono terreno a favore di Facebook. Entrambi erano molto popolari soprattutto tra i giovani.
Capire quanti siano in totale i social network è molto difficile. Un’ottima lista pubblicata da Wikipedia ne elenca più di 150 (disponibile su: http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_social_networking_websites).
I social network non sono tutti uguali, e non si sceglie a quale iscriversi in base al colore della testatina – o almeno non solo. Alcuni hanno solo determinate funzioni, altri sono più completi, o più veloci. Ma soprattutto c’è un dato importante, e cioè a quale sono iscritti i propri amici e conoscenti. Più persone si conoscono, più il proprio profilo sarà attivo e più c’è possibilità d’interscambio, e questo è un dato che vale praticamente per tutti i social network, che hanno proprio nella loro natura l’idea di interagire con gli altri. Del resto, il nome stesso, che in italiano significa proprio “network sociale”, fa capire come di questo si tratti, un luogo (virtuale) dove le persone s’incontrano per socializzare.
Twitter ha una grande comodità: avere un’interfaccia molto leggera, fruibile anche da dispositivi mobili e dotati di una connessione lenta. È molto semplice, e quindi può facile da usare di Facebook che invece è indubbiamente più completo. Con Twitter si possono postare tweet (messaggini) anche nelle situazioni di breve connettività, dovuta a problemi di vario genere.
FriendFeed, comprato nell’agosto 2009 da Facebook. Il messaggio commosso di un utente: «Alla mia community di Friendfeed: Siete un gruppo fantastico. […] FriendFeed mi ha aiutato a scoprire le persone più intelligenti e interessanti su questo pianeta. Questa community è calorosa e invitante come nessun’altra. Qualunque cosa succeda, volevo solo dire grazie per aver arricchito la mia vita».
FriendFeed è famoso e frequentato, ma mantiene una sorta di aura di nicchia. Luca Sofri, direttore de Il Post e esperto di web: «Ad alcuni di noi piace proprio perché ha funzioni più semplificate ed essenziali, e comunità più familiari (anche se ormai cospicue: quelli che leggono le mie cose sono quasi mille, ormai): e questo aiuta anche a non diventarne vanamente dipendenti (poi c’è chi ci riesce, come con tutto)».
Come mai Facebook è diventato il preferito di così tante persone? Forse è semplicemente il più completo, quello in grado di intercettare il maggior numero di utenti poiché capace di offrire una serie di servizi maggiore rispetto agli altri. Ancora Vincenzo Cosenza, nel “lontano” agosto 2008: «Io ritengo che il management di Facebook stia riuscendo meglio degli altri a capire le esigenze degli utenti, offrendo loro un luogo da abitare e arredare come meglio credono, sempre più confortevole (dall’aspetto grafico alla possibilità di controllo dei servizi), rispettoso dei bisogni degli utenti evoluti (ad es. l’introduzione delle funzioni tipiche di FriendFeed), ma senza perdere di vista l’usabilità, un ambiente né troppo verticale, tematico, né squisitamente generazionale».
L’8% delle aziende Usa licenzia per colpa dei social network (fonte Proofpoint, http://www.proofpoint.com/).
Secondo l’osservatorio Um, il 61,4% della popolazione mondiale ha un profilo su un social network, ogni utente ha in media 52 amici.
4,6 ore alla settimana: tempo medio di utilizzo dei social nework (dato Tns, http://www.tnsglobal.com/)
C’è poi la questione della censura. È di pochi giorni fa la notizia che Facebook è stato censurato in Arabia Saudita, dopo provvedimenti simili presi dal Pakistan e dal Bangladesh, poiché non in linea con i valori morali del paese del Golfo (causa: permette di parlare online di sesso e mette in contatto i ragazzi di tutto il mondo che possono dialogare sui più svariati soggetti, anche immorali). In alcuni paesi si prova a introdurre altri social network per spingere gli utenti a non usare il temibile Facebook. Il caso esemplare è quello della Cina, dove funzionano Renrenwang, Xiaoneiwang e soprattutto QQ, ben voluti a differenza degli occidentali Facebook e Twitter. QQ, il più diffuso, ha 380 milioni di utenti (secondo China Internet Watch, http://www.chinainternetwatch.com/) ed è il secondo sito più visitato in Cina e il decimo nel mondo. Ha creato una moneta virtuale per fare acquisti virtuali all’interno della rete, ma anche reali.
Capitolo a parte meritano le imprese tentate dai vecchi soci di Zuckerberg (alcuni di questi si vedono anche nel film attualmente in sala). Chris Hughes (27 anni) era nel gruppo iniziale, dopo esser stato la mente della campagna su internet di Barack Obama, ha avviato Jumo, definito come «una piattaforma online per connettere individui e organizzazioni che lavorano per cambiare il mondo» (la parola Jumo, in yoruba, significa “insieme in armonia”). Dustin Moskovitz era il compagno di stanza di Zuckerberg a Harward, l’ha seguito a Paolo Alto ma due anni fa ha lasciato l’azienda per fondare Asana, un network destinato proprio al mondo aziendale. Moskovitz aveva un pacchetto del 6% in FB, e si è portato dietro anche Justin Rosenstein, brillante ingegnere prima a Google e poi anch’egli collaboratore di Zuckerberg. Dave Morin (ex Senior Platform Manager) dopo aver creato due importanti applicazioni di Facebook (Facebook Platform and Facebook Connect) ha sviluppato Path con Shawn Fanning (fondatore di Napster), che ha però i contorni ancora piuttosto confusi. Adam D’Angelo, ex chief technology officer di Facebook, insieme a Charlie Cheever ha creato Quora, che più che un social network è un sito di domande e risposte.
Linkedin (www.linkedin.com), il social network business-oriented. È una sorta di grande network professionale: s’inserisce il proprio curriculum vitae, si cerca lavoro e si possono ricevere offerte. La formula piace, LinkedIn ha più di 80 milioni di iscritti in 200 paesi del mondo, e cresce di circa un utente al secondo. È disponibile anche in lingua italiana.
Sonorika (http://www.sonorika.com/), piazza virtuale per musicisti e appassionati di musica che s’incontrano per diffondere brani inediti e scambiare opinioni, far conoscere le date di eventi, serate e concerti. Un altro simile è www.jamyourself.com, pensato «in un’afosa serata tra amici […] per dare la possibilità, ai numerosi gruppi emergenti, di farsi conoscere e di condividere la propria musica in maniera totalmente gratuita».
Il confine tra community, forum e social network è spesso labile. Ce ne sono altri dedicati a settori specifici sono Dottnet http://www.dottnet.it/ (medici), LawLink http://www.lawlink.com/ (per problemi legali, ma è in inglese). Tra gli altri social network particolari, MyFreeImplant, dedicato alle donne che voglioni ridarmi il seno con uomini disposti a pagare l’operazione, MyChurch, che raccoglie le chiese cristiane, CafeMom per le mamme desiderose di scambiare le proprie conoscenze su come crescere i figli, e infine Hamsterster, contenitori di foto e biografie di criceti.
National UnFriend Day si tiene oggi mercoledì 17 novembre. L’idea, lanciata da Jimmy Kimmel, comico e conduttore statunitense, è quella di eliminare i finti amici sui social network: «L’esplosione delle reti sociali ha deprezzato il concetto di amicizia e dunque perché non dedicare una giornata a depennare dalla lista dei contatti coloro che non hanno molto in comune con noi?».