Ste. Fel., Il Fatto Quotidiano 25/11/2010, 25 novembre 2010
L’IRLANDA HA SOLDI SOLO PER SEI MESI •
L’Irlanda prova a evitare il collasso definitivo annunciando una manovra finanziaria di risanamento da 15 miliardi in quattro anni che dovrebbe rassicurare i mercati sulla sua capacità di affrontare un rapporto tra deficit e Pil arrivato al 30 per cento.
LE BANCHE. Anche ieri, però, le due banche che hanno innescato la crisi costringento il governo a indebitarsi per salvarle, sono crollate in Borsa. Bank of Ireland, di cui il governo controlla il 36%, scende ancora del 21 per cento alla Borsa di Dublino. Allied Irish, vicina alla nazionalizzazione completa per l’imminente iniezione di 3,2 miliardi da parte dello Stato, scende del 16 per cento. Diventa sempre più evidente che non vengono considerate credibili le promesse dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale di aiutare l’Irlanda con 90 miliardi, previa approvazione della Finanziaria lacrime e sangue che prevede, tra l’altro, un aumento dell’Iva e la cancellazione di 25 mila posti di lavoro nel settore pubblico.
Il problema per il governo di Brian Cowen è che salvare le banche sta facendo impennare il debito pubblico a un livello che i mercati non considerano sostenibile. Ieri l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha ridotto il giudizio sui titoli di Stato irlandesi, da “AA-“ ad “A”. Ma è la motivazione il problema: i costi che il governo sosterrà per salvare il sistema bancario potrebbero essere stati sosttostimati. E quindi il risanamento sarà più di quanto spera Dublino. Per ora non si conoscono ancora le condizioni del prestito congiunto Ue-Fmi, se non che il tasso dovrebbe essere al 6 per cento. La preoccupazione degli investitori, che si riflette nell’andamento del mercato obbligazionario, è che l’Irlanda non riesca a far fronte agli impegni presi e quindi la crisi si possa chiudere solo con quella che con un eufemismo si definisce “rinegoziazione del debito”. Cioè se un creditore aveva diritto a 100, riavrà soltanto, per fare un esempio, 80. Cosa che metterebbe a rischio la sopravvivenza di molte banche, tedesche e inglesi, che hanno investito i soldi dei risparmiatori in titoli di Stato irlandesi.
Il ministro delle Finanze Brian Lenihan contribuisce a inquietare gli operatori, annunciando che l’Irlanda finirà i soldi in cassa a metà 2011.
L’EUROPA. Il commissario europeo agli Affari economici e monetari Olli Rehn invita all’ottimismo: “Un contributo importante alla stabilizzazione delle finanze pubbliche irlandesi”. E il presidente dell’Unione Herman Van Rompuy dice all’Europarlamento che non c’è il rischio di un contagio dall’Irlanda al Portogallo almeno non “su basi economiche nè su basi razionali”. Ma a volte i mercati non sono razionali e comunque, in questi giorni, sono interessati solo alle parole di Angela Merkel, più che a quelle dei vertici europei. E’ il cancelliere tedesco, infatti, che ha l’ultima parola visto che la Germania è l’unico Paese abbastanza solido da poter guidare il salvataggio degli altri. Ma la Merkel deve prima convincere i tedeschi che Berlino non può sottrarsi alle sue responsabilità e intervenire prima che i tentennamenti facciano lievitare i costi del salvataggio, come è successo in primavera per la Grecia. In gioco ci sono i 119 miliardi che la Germania garantisce come propria quota del Fondo europeo di stabilità creato proprio dopo la crisi greca. Fondo che, se dovrà salvare l’Irlanda, poi avrà bisogno di essere rinforzato con altre risorse o perderà la sua utilità. Innescando il panico sui mercati che già scommettono sulla crisi della Spagna