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 2010  novembre 24 Mercoledì calendario

TEILHARD E LE TRE VIE ALL’EVOLUZIONE


Parlare di «tre teorie dell’evoluzione» per uno zoologo accademico può essere occasione di fraintendimento oppure può esporre a critiche da parte dei neo-darwinisti ’duri e puri’, come è capi­tato di recente a Massimo Piattelli Palmari­ni con il suo Gli errori di Darwin. Eppure, Ludovico Galleni, docente all’Università di Pisa, da anni si fa promotore con tenacia e coerenza della teoria biosfericocentrica di Teilhard de Chardin, che oggi non è certo quella più accreditata tra gli esperti. Di re­cente ha pubblicato un volume che fa il punto: Darwin, Teilhard de Chardin e gli altri altri... (Felici Editore).

Professor Galleni, lei sostiene che l’evolu­zione è un fatto, mentre esistono varie teorie dell’evoluzione, ancora in competi­zione, che si distinguono per i meccani­smi che chiamano in causa. Può spiegare questa distinzione?

«L’evoluzione è il risultato di una ricerca di tipo storico che collega fatti. Questo vale anche per altri risultati di ricerche di tipo storico, ad esempio quella sull’impero ro­mano. Ecco dunque che l’evoluzione dal punto di vista storico ha la stessa probabi­lità di essere una ricostruzione corretta quanto quella dell’impero romano. Quin­di, la possibilità che oggi ci sbagliamo sulla realtà dell’evoluzione è circa uguale a zero, così come lo è la probabilità che ci sbaglia­mo sul fatto che l’impero romano sia esi­stito. Le teorie che cercano di spiegarne i meccanismi sono però, per loro natura, soggette a verifica e a falsificazio­ne.

Possono e debbono, dunque, essere sottopo­ste a critica senza che questo metta in discus­sione il fatto».

Può brevemente espor­re il nucleo centrale del­le tre teorie che prende in considerazione? Co­minciamo con la classi­ca teoria gene-centrica neo-darwiniana...

«Vi è una variabilità ere­ditaria (i geni che si tra­smettono di generazio­ne in generazione) che si crea grazie a mutazio­ni casuali e poi su que­sta variabilità agisce la natura scegliendo (sele­zionando appunto) le mutazioni che meglio rispondono ai cambia­menti dell’ambiente. È la selezione naturale che lavora su materiale grezzo e indirizza verso forme sempre diverse e crea ordine».

Poi vi è la teoria organismo-centrica, dell’autorganizzazione.

«La teoria della autorganizzazione ritiene invece che le strutture ordinate si formino per autorganizzazione appunto, cioè per le relazioni che intercorrono tra molecole, macromolecole o cellule. Come un cristallo di neve o qualunque altro cristallo si forma per le relazioni che si instaurano tra gli ato­mi o le molecole del reticolo cristallino, meccanismi simili entrerebbero in gioco anche per la formazione di strutture ordi­nate nei viventi, non solo per i rapporti che si instaurano tra macromolecole, ma anche tra cellule o addirittura, forse, tra individui in un ecosistema. Le simulazioni al calcola­tore hanno mostrato molti casi di possibile emergenza di strutture geometricamente ordinate (simmetrie, oggetti stabili, percor­si direzionali) senza che nella simulazione intervengano fattori di selezione».

Infine, la teoria biosferocentrica di Teilhard de Chardin, cui lei è particolar­mente legato.

«La teoria della biosfera ritiene che siano i meccanismi generali di evoluzione della Biosfera, intesa come un’unica entità com­plessa, a essere i fattori principali dell’evo­luzione. È il risultato più importante dell’o­pera scientifica del gesuita e paleontologo francese Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955), che individuò nella biologia la scienza che studia l’infinitamente com­plesso e nelle leggi generali della biosfera lo strumento per applicare le tecniche del­la complessità all’evoluzione. Per Teilhard, il risultato più importante dell’approccio della complessità era quello di mettere in evidenza effetti soglia, emergenza di pro­prietà e fenomeni di canalizzazione. Una volta raggiunto uno stadio evolutivo, i pas­saggi successivi erano in parte determinati. Le leggi generali della Biosfera poi spiega­vano anche il ’muoversi verso’ che Teilhard descriveva sui fossili: il muovere della materia verso la complessità e della vita verso strutture sempre più complesse e cerebralizzate».

Il pluralismo delle teorie è solo una fase transitoria legata alla insufficienza delle nostre conoscenze, cui seguirà un neces­sario passaggio all’unica teoria più corro­borata?

«Io penso che le teorie continueranno a coesistere perché in alcune situazioni tro­veremo esempi che si spiegano bene con la selezione e altre con la auto-organizza­zione. Penso che alla fine i meccanismi ge­nerali saranno spiegati dalla teoria della Biosfera e gli adattamenti o le strutture lo­cali dalle altre due teorie. Quindi la teoria della Biosfera le comprenderà tutte».

Teilhard de Chardin ha avuto vita difficile nel mondo cattolico, quasi quanto Darwin.

Oggi si può dire che for­nisca una via religiosa all’evoluzione?

«Direi proprio di sì. Pur­troppo la proibizione di pubblicare che ebbe in vita rese difficili e ambi­gui alcuni sui scritti, ma dal lavoro di revisione che stiamo facendo di tutto il suo materiale e­merge un pensiero ric­co e articolato. Di fatto, è lo strumento che per­mette alla teologia e alla filosofia cristiane di as­similare le novità che derivano dall’evoluzio­ne senza intaccare la struttura profonda del dogma».

L’evoluzione, in defini­tiva, è un dato della scienza che resta pro­blematico per la fede, oppure la contrapposi­zione può essere supe­rata?

«Penso che ormai, gra­zie anche al lavoro teologico impostato da Teilhard de Chardin, molti dei problemi siano stati superati. D’altra parte, il Conci­lio Vaticano II nella costituzione Gaudium et Spes parla di legittima autonomia delle scienze e afferma che le scoperte delle scienze sono uno dei doni che il mondo contemporaneo dà alla Chiesa, perché permettono di comprendere meglio la ve­rità sull’Uomo. La visione evolutiva si col­lega bene alla visione di salvezza: il model­lo di universo che ci viene dalla scienza è quello di un universo in cui la materia muove verso la complessità, e la vita verso la complessità e la coscienza. Una volta nato il pensiero ecco il confrontarsi con il Dio Creatore biblico nel bene e nel male (il peccato), ma ecco anche che il ’muoversi verso’ riprende con l’accettazione dell’al­leanza da parte di Abramo e con l’incarna­zione e la resurrezione di Cristo. A mio pa­rere, anche la catechesi, in ossequio al Concilio, potrebbe cominciare a confron­tarsi con ciò che c’è di chiaro e definitivo nelle scoperte della scienza. E il pensiero di Teilhard de Chardin, riletto e rivisto gra­zie alla fatica di molti studiosi, è un riferi­mento essenziale».