JASON BUSH, La Stampa 25/11/2010, pagina 33, 25 novembre 2010
La Borsa russa è in saldo Ma non è un buon affare - Le azioni russe sono un grande affare. O almeno così sembrerebbe, considerando lo sconto record del 40% con cui vengono scambiate rispetto ai titoli degli altri mercati
La Borsa russa è in saldo Ma non è un buon affare - Le azioni russe sono un grande affare. O almeno così sembrerebbe, considerando lo sconto record del 40% con cui vengono scambiate rispetto ai titoli degli altri mercati. Scavando un po’ più a fondo, però, si scopre che lo sconto è più che giustificato. La Russia è più economica degli altri mercati e si trova anche ai valori più bassi toccati negli ultimi dieci anni. L’indice di riferimento Msci Russia ha un rapporto prezzo/utili di 6,7, da confrontare con una media globale di 12, in base alle previsioni per il 2011. Ma i dati nascondono marcate differenze tra i settori. In base agli indici Msci e alle stime del consensus citate da Aton Capital, le aziende nel settore di petrolio e gas vengono scambiate con uno sconto del 42% rispetto alle società estere corrispondenti; per le aziende del settore bancario e delle tlc la differenza si riduce al 14%, mentre le azioni delle imprese che operano nelle materie prime, escluso il comparto energetico, vengono scambiate con uno sconto trascurabile dell’1%. Ciò non significa che i gruppi russi del petrolio e del gas rappresentino un affare d’oro. I gruppi petroliferi sono soggetti a un regime fiscale punitivo che riduce la redditività dei nuovi progetti e ha l’effetto di ostacolare la crescita. Per quanto riguarda il colosso russo Gazprom, i suoi utili enormi saranno presto inghiottiti dagli investimenti per decine di miliardi di dollari che il gruppo dovrà effettuare per compensare il calo della produzione. Più in generale, gli enormi utili delle società russe non sono come appaiono. Da un recente studio di Troika Dialog emerge che molte aziende, specie nell’energia, esagerano gli utili sottostimando i costi di ammortamento. Secondo i calcoli di Troika questa prassi, da sola, abbassa artificiosamente il rapporto prezzo/utili del mercato russo di circa il 20%, un valore che rende lo sconto sui titoli un po’ meno impressionante. In quest’ottica, anche senza tener conto di rischio politico, corruzione e scarsa governance, lo sconto elevato non appare così anomalo. Senza citare il fatto che il rischio più grande potrebbe essere la dipendenza della Russia dai volatili prezzi del petrolio.