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 2010  novembre 25 Giovedì calendario

BARBATO E LA MUNNEZZA IN AULA

Ealla fine è arrivato anche il sacchetto di munnezza lanciato in aula. Come se non fosse più possibile esprimersi con le parole, poiché tutti si sono ormai già detti di tutto.
Lo show di ieri del deputato dipietrista Francesco Barbato - tirare sui banchi della maggioranza un sacchetto d’immondizia, in protesta per la negligenza sul dramma dei rifiuti a Napoli - è stato subito sanzionato con l’espulsione dal presidente Gianfranco Fini, e Barbato s’è pure recato in ospedale perché qualcuno del Pdl, tale Carlo Ciccioli, non notissimo per altre iniziative ma corpulento, gli avrebbe menato, dice Barbato. Il gesto e l’oggetto, bisogna riconoscerlo, si fanno potentemente metaforici; nonostante Montecitorio e Palazzo Madama abbiano già visto roteare qualunque tipo di oggetto. Certo, lo era anche il cappio sventolato nel ‘93 dal leghista Luca Leoni Orsenigo. O le manette che il leggendario verde Apuzzo - uno che ora verrebbe assunto da un’impresa di pubblicità - dondolò in faccia a Paolo Pillitteri. Ma ogni stagione ha il suo oggetto, e quest’oggetto la riflette, nel baraccone generale. Così gli anni ottanta goderecci e carloni avevano avuto giarrettiera e vibratore sdoganati in aula da Cicciolina; e i novanta delle tangenti, cappi e capestri. I duemila, la munnezza di Barbato e la mortadella di Nino Strano.

Queste performance erano nate in altro modo, e avevano avuto momenti più ispirati, talvolta divertenti. C’era stato un altro tempo in cui i verdi (il solito Apuzzo) protestavano contro l’eccesso di fiducie chieste dal governo Amato lanciando formaggini Galbani in aula; o il missini si battevano per i diritti della casalinghe mettendosi a pulire l’aula con spugnette da massaia. Una protesta animalista la facevi portando alla Camera la carogna di un falco, ma Capanna aveva pure liberato una colomba bianca per protestare contro la guerra. E il missino Berselli, oltre a strofinare alacre con le spugnette, di fronte all’emergenza mucillagine nel mar Adriatico aveva portato una bacinella, s’era tolto scarpe e calzini e s’era messo a lavarsi i piedi. Oggi no, non è l’Italia delle bacinelle; e neanche dei formaggini Galbani.