Italo Carmignani, Il Messaggero pagg. 1-13 24/11/2010, 24 novembre 2010
AMANDA: PENSO ANCORA A RAFFAELE
Farà un respiro profondo prima di uscire di cella la detenuta Knox Amanda. Perché vuole sia l’ultimo da carcerata e il primo da assolta di un delitto di cui da tre anni grida l’innocenza ricevendo solo la sua eco.Per assurdo a darle l’ossigeno della speranza è proprio la giustizia che ha condannato lei a 26 anni, il suo fidanzato Raffaele Sollecito a 25 anni e l’ivoriano Rudy Guede a 16 anni, per l’omicidio di Meredith Kercher, studentessa inglese, belle speranze di trascorrere un periodo di studio a Perugia chiuse per sempre la notte del 2 novembre del 2007. A ripartire oggi non sono solo le speranze di Amanda, ma anche il tendone mediatico in circolo attorno al processo che tecnicamente si chiama d’appello, ma che le difese vorrebbero far ripartire dal principio, dalle prove e dalla loro forza. Gli avvocati puntano a riaprire il capitolo sulle tracce di Dna, cardine dell’accusa. Il codice genetico di Sollecito è stato infatti isolato sul gancetto del reggiseno indossato dalla Kercher quando venne uccisa, mentre quello della Knox è sul coltello considerato l’arma del delitto. Per gli avvocati di Amanda Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova l’aggressore «è uno solo». Senza dirlo, il loro indice guarda verso Rudy Guede, l’ivoriano che il processo d’appello l’ha già passato con la discesa da trenta a sedici anni di carcere.
Stamattina non sarà solo l’inizio di un nuovo processo. Perché il dolore silenzioso e muto di una famiglia inglese si scontrerà di nuovo con il chiasso mediatico di una presunta bugia yankee. A tre anni dalla morte di Meredith Kercher, studentessa inglese uccisa all’indomani della notte delle streghe, parole e immagini affiorano ancora forti dalla stanza di via della Pergola in cui si consumò il delitto. Così la famiglia di Mez, sempre discreta e attenta, ribadisce solo la volontà di giustizia. Mentre Amanda e Raffaele gridano di nuovo: «Noi, solo innocenti». Parlano da carceri diversi. Amanda attraverso l’avvocato Ghirga, Raffaele tramite gli avvocati Luca Maori e Giulia Bongiorno.
Amanda Knox, si torna in aula.
«Sì e non vedevo l’ora. Sono contenta che mi venga offerta la possibilità di spiegare di nuovo la verità, perché non è quella stabilita dalla giustizia fino ad oggi. Lo dico di nuovo, sono innocente e non mi stancherò mai di ripeterlo».
Un’estate passata a pensare, quindi.
«Sono stati mesi terribili, ho parlato con le mie concelline (compagne di cella, ndr) del nuovo processo e loro mi hanno detto che in genere non migliora le condanne già passate. Questo mi ha fatto molto male. Ma ora torno a sperare anche se ho paura di non essere di nuovo ascoltata».
Rivedrà Raffaele...
«Sì, sono contenta, ci scriviamo lettere, gli voglio bene e sento che è molto giù, ha bisogno di coccole più di me. Ha chiesto la possibilità di chiamarmi, ma non me la sono sentita di dargli l’unica possibilità di comunicare per telefono con l’esterno. Quella chiamata la lascio per la mia mamma».
Con Raffaele avete sempre sostenuto la vostra estraneità al delitto
«Perché è così. Lui ha mentito solo una volta quando era in Questura sotto pressione e io ho accusato Patrick Lumumba del delitto. Ma come sapete era tutto falso e sono molto addolorata per quello che ho fatto».
Sul suo caso si scrivono libri e si fanno film...
«Ho chiesto al mio avvocato Luciano Ghirga se sono utili e lui mi ha detto di no. Io penso che sono utili se raccontano la verità, quella che mi permette di vedere la libertà dietro l’angolo».