Diego Motta, Avvenire 24/11/2010, 24 novembre 2010
UN «VIGNETO» FOTOVOLTAICO DÀ LUCE A 16.500 FAMIGLIE
Il progetto è americano, la tecnologia cinese, i finanziatori europei. Parla in gran parte straniero il parco fotovoltaico più grande del Vecchio continente, con l’Italia che veste i panni del Paese prescelto. Siamo in provincia di Rovigo, nei Comuni di San Bellino e Castelguglielmo. Qui ha preso forma, in soli otto mesi, il progetto lanciato da SunEdison, società statunitense leader nei servizi di energia solare. L’obiettivo è catturare l’energia del sole, metterla in rete e distribuirla a oltre 16.500 famiglie della zona. L’area individuata ha una superficie pari a 120 campi da calcio, messi uno a fianco all’altro.
Visto dall’elicottero, questo mega-impianto assomiglia a un immenso vigneto. Un enorme trapezio, in cui domina il colore grigio, che si staglia all’interno della rassicurante pianura del Polesine. I 280mila pannelli solari sono stati prodotti un po’ ovunque: soprattutto in Cina, poi in Canada e in Germania.
Sarà energia verde al 100%, con un risparmio annuo di quasi 40mila tonnellate di Co2, corrispondente all’eliminazione di circa 8mila automobili dalle strade: 70 i megawatt di potenza installata, 840 i chilometri di cavi, 50 i chilometri di tubature. Il valore complessivo dell’opera sarà pari a 280 milioni di euro, finanziati dal fondo d’investimenti First Reserve in joint venture con il gruppo americano controllato dal colosso Memc. La connessione con la rete nazionale è già avvenuta e il collegamento andrà a regime nel 2011.
«Questo parco ha un’indubbia valenza strategica » ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, che ha inviato un messaggio in occasione della cerimonia d’inaugurazione. Oggi, in Italia, il fotovoltaico copre il fabbisogno di un milione di famiglie e negli ultimi anni proprio il solare e l’eolico hanno rappresentato, molto più dell’incognita nucleare sempre ferma sulla carta, le tecnologie con più alto potenziale di crescita. Nulla che possa rivoluzionare i consumi da un giorno con l’altro, ovviamente, ma certo siamo di fronte a un contributo significativo, soprattutto per il fabbisogno energetico di comunità ben delimitate dal punto di vista territoriale. «Il parco di Rovigo è una speranza per questo Paese, in cui vogliamo ulteriormente investire» ha spiegato Carlos Domenech, presidente di SunEdison.
Perché proprio il Polesine? Perché è un’area a bassa densità di popolazione, in cui la domanda di insediamenti produttivi è in crescita, visto il grande spazio disponibile. È questo che permette a un’opera del genere di avere ancora un impatto zero su paesaggio e territorio, anche se l’assessore all’Energia e Ambiente della Provincia di Rovigo, Giuliana Gulmanelli, ha ricordato che ci sono «costi da tenere in considerazione, a partire dalla necessità futura di risparmiare fette di territorio, fino ad alcuni aspetti tecnici legati alla capacità recettiva delle reti». In effetti, il Nordest rappresenta un concentrato non da poco di piccole e grandi infrastrutture per il mercato dell’energia: qui, al largo di Porto Viro, è stato lanciato un anno fa il rigassificatore Adriatic Lng, nato dalla collaborazione tra Edison, Exxon e Qatar Ltd. Qui l’Enel ha in programma la riconversione della centrale di Porto Tolle. Mancava una grande opera verde ed eccola ora ai nastri di partenza, proprio grazie alla collaborazione virtuosa tra imprese ed enti locali.
Ora la sfida è quella di mobilitare risorse ed energie italiane, anche se una piccola parte di «made in Italy», nel progetto fotovoltaico di Rovigo, c’è già: i wafer di silicio (che costituiscono la materia prima per la costruzione delle celle fotovoltaiche) ad esempio sono stati prodotti negli stabilimenti di Merano e Novara. Non solo: circa 15 milioni di euro provengono dal fondo italiano Perennius capital partners.
«Investire in energia rinnovabile è conveniente - spiega Riccardo Martinelli, responsabile investimenti del fondo - anche se questa resta un’industria che vive ancora di incentivi statali». Proprio la curva discendente delle agevolazioni concesse dal soggetto pubblico rappresenta uno dei punti interrogativi sulla crescita prossima ventura della green economy. Ma ora che il treno verde è partito, sarebbe davvero un paradosso fermarlo.