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 2010  novembre 24 Mercoledì calendario

POCHI MEDICI SPECIALIZZATI: GLI OSPEDALI RICHIAMANO IN CORSIA I PENSIONATI

Richiamati in servizio. Come i riservisti durante la guerra. Peccato che qui non si parli di trincee, ma di ospedali. E che i pensionati che tornano al lavoro non siano soldati, ma medici over 60. Ex primari e luminari internazionali che, in Veneto, tornano al lavoro dopo la fine della carriera. Per dare una mano al reparto, fare visite e continuare a seguire i pazienti.
«Visto che i giovani dottori, nel nostro territorio, sono sempre meno: le stime dicono che nel giro di dieci anni sarà impossibile fare il turn-over tra pensionati e nuovi assunti», denuncia l’assessore alla Sanità, Luca Coletto. Succede a Motta di Livenza, in provincia di Treviso. Ma in realtà anche altre strutture - come quelle di Mestre,Padova, Vicenza, Verona - hanno lo stesso problema. Ossia: pochi medici giovani a disposizione, soprattutto per alcune specializzazioni, come cardiologia, medicina d’urgenza e radiologia. Discipline che - rispetto ad altre, come chirurgia estetica o plastica - promettono guadagni inferiori. Una necessità,quella di reperire giovani medici, a cuile singole strutture ospedaliere rispondonoallora attraverso il “reclutamen -to” di personale anziano. Medici sessantennio più, con esperienza allespalle, una carriera da primario e addiritturafama internazionale.
Al reparto di cardiologia di Motta di Livenza i medici ex-pensionati sono più di una decina. «Sono una risorsa importante» spiega il direttore generale Alberto Brandin «che mettono al servizio dei pazienti la loro esperienza. La proposta è stata lanciata dal primario del reparto, Giuseppe Favretto, che è anche il presidente dell’ordine dei medici di Treviso. Lo scopo? Riuscire a diminuirei tempi delle liste d’attesa». Vistoche con il “rinforzo” al personalerappresentato dai medici over 60, le visiteambulatoriali aumentano e i pazientiche aspettano diminuiscono.«Il vantaggio è doppio» continuaBrandin «perchè i pazienti possono esserevisitati da luminari. E le liste d’at -tesa si riducono».
I medici “richiamati” sono pagati per ogni prestazione come liberi professionisti. E non devono essere versati loro i contributi previdenziali, con conseguente risparmio. «La nostra struttura è sperimentale, con partecipazione pubblica e privata nel capitale.Funzioniamo bene, anche grazie a soluzioni come queste» conclude il direttore. «Il problema è a monte» spiega l’assessore alla Sanità Luca Coletto «in Veneto ci sono poche università in rapporto al numero di abitanti: c’è la facoltà di medicina di Padova e la succursale di Verona. E ancora meno borse di studio: è ovvio i giovani che vogliono specializzarsi dopo la laurea in medicina non siano molti. Continuando così, tra dieci anni sarà difficile riuscire a rimpiazzare i dottori che si ritirano».Problemi, questi, che si aggiungono a quelli di bilancio. Visto che la sanità della Regione attraversa una profonda crisi finanziaria, con un buco stimato, poco più di un mese fa, intorno ai 750milioni di euro. Una soluzione d’emergenza, quindi, quella di richiamare i medici pensionati. E che ha dei precedenti: in Toscana, nell’autunno 2009, medici e infermieri che si erano ritirati furono richiamati in servizio. Per fronteggiare l’epidemia di influenza A :sempre di emergenza si trattava.