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 2010  novembre 24 Mercoledì calendario

INTRAPPOLATI IN UN ESPERIMENTO PSICHICO"

“La mente umana è una tabula rasa. Siamo solo la nostra esperienza”. Il giornalista e regista Geri Morellini in Corea del Nord è diventato un empirista assoluto. Morellini, nel 2003, è stato 10 giorni nel paese di Kim Il-sung e ha scrittoDossier Corea – Viaggio nel regime più isolato del mondo. “Dopo neanche due settimane percepivo una forte claustrofobia. Come un incubo”.
In quell’incubo vivono oltre 22 milioni di persone. Ne sono coscienti?
Non ho mai percepito da parte di nessuno questo tipo di consapevolezza: la rimozione della realtà è totale. Ed è diffusa l’idea che la la Corea del Nord sia il centro del mondo, che l’isolamento sia il segno dell’unicità del paese.
La stessa rimozione riguarda anche le élite al potere? La psicosi appartiene anche al carnefice?
Certamente. La convinzione è reale. L’elemento psicotico coinvolge tutti. Però la mia guida, l’uomo del ministero degli esteri che mi controllava, poco prima che me ne andassi mi ha chiesto di nascondere sotto il tappetino dell’auto, in una busta, un giornale italiano che avevo con me. Con lui si era creata un po’ di confidenza, ma quando mi ha fatto questa richiesta era terrorizzato.
Come si ottiene questo genere di condizionamento?
È semplice: la vita è controllata da quando nasci a quando muori. È un vero totalitarismo. Le persone non decidono niente. Lavorano 12 ore al giorno, sono obbligate a “fare i volontari” per costruire le infrastrutture o per la raccolta del grano. In Corea del Nord c’è l’obbligo scolastico più lungo del mondo: 11 anni. In cui però impari a memoria le poesie e gli scritti dei leader e le leggende sulla storia coreana. Il lavaggio del cervello inizia all’asilo e non termina mai.
Com’è il tg?
Prima notizia: Kim Jong-il ha visitato il battaglione numero 56 di una cittadina a caso; il caro leader ha ospitato il ministro della cultura delle Maldive; un contadino a regalato il proprio raccolto a Kim Jong-il. Poi segue, immancabile, un servizio sulle guerre all’estero, per rafforzare l’immagine della tranquillità che del proprio paese e di solito alla fine c’è un servizio antiamericano. Dopo dieci giorni, anche i miei neuroni iniziavano a cedere. C’è qualcosa di misterioso in quel mondo.
C’è anche un lato perversamente affascinante?
Fa impressione l’introiezione totale della disciplina. L’iconografia del regime viene interiorizzata profondamente: non c’è ipocrisia nei gruppi di ragazzi che visitano il cimitero dei martiri della guerra e piangono tutti assieme tenendosi per mano. E c’è un sincero orgoglio per essere l’unico paese non contaminato dall’Occidente.
Anche se non hai da mangiare?
Il paese è totalmente isolato, Internet non c’è, non ci sono i cellulari. In Corea del Nord ho capito che l’uomo è solamente quel che pensa di essere. Anche se non ha da mangiare. L’uomo è quello che vede e conosce. Quel paese è un gigantesco esperimento psichico.
Eppure Kim Jong-il adora il sushi, il vino, il cinema americano come il suo successore il nuovo leader Kim Jong-un. Come lo giustifica?
Sono informazioni che non si divulgano. Per le élite sarebbe un segno di depravazione. Si sa, però, che Kim jong-il adora il cinema tanto da aver fatto rapire un importante regista sudcoreano, Shin Sang-ok, costringendolo a realizzare film per la propaganda. Il suo film più famoso, Pulgasari è una specie di King Kong in cui il mostro diventa buono e aiuta i contadini a falciare il grano. Questo è quello che vedono e a cui credono i nordcoreani.