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 2010  novembre 24 Mercoledì calendario

INTERVISTA A FABRIZIO CICCHITTO


Onorevole Fabrizio Cicchitto, si aspettava che il ministro
Mara Carfagna sbattese così i pugni sul tavolo?
«È stato un gesto abbastanza imprevedibile, per di
più avvenuto in una situazione politicamente assai
delicata. L’annuncio delle dimissioni di un ministro è
un atto politico comunque traumatico».

Che giudizio dà del ministro delle Pari opportunità?
«La mia valutazione sulla Carfagna è del tutto positiva.
È riuscita a svolgere la sua attività con grande efficacia
in un dicastero tutto da costruire. E giudico del
tutto sbagliati gli attacchi personali che ha subito...».

Però?
«Però oggi c’è più che mai l’esigenza di smorzare le
tensioni e ragionare. Il ragionamento deve indurre a
far rientrare le dimissioni della Carfagna e a far cessare
gli attacchi personali da parte di tutti nel PdL. Ma
una riflessione deve farla anche la Carfagna».

Cosa le rimprovera?
«Nulla, ma non si può usare la bomba atomica per affrontare le situazioni locali. In ogni partito i ministri
hanno un peso rilevante anche sul territorio ma non
possono chiedere di dominarlo. In questo, come nel
resto, occorre sempre un grande senso dell’equili -
brio. In un grande partito articolato localmente in deputati, consiglieri regionali, presidenti di Provincia,
sindaci, è necessario che tutti si abituino alla normalità
di un dibattito politico anche serrato, ma gestito
democraticamente. Nessuno può pretendere di risolvere
i problemi con un colpo di bacchetta magica,
né con un atto d’imperio. Anche perché il risultato è
stato che su questo scontro si è innestato un attacco
strumentale della sinistra».
L’emergenza rifiuti e la necessità dei termovalorizzatori
non sono un’invenzione della Carfagna.

«Che in Campania la situazione dei rifiuti presenti
mille problemi è evidente. Ma che la sinistra possa ergersi a maestra e polemizzare con il governo è assolutamente ingiustificato, perché alle origini di questa piaga ci sono anche Bassolino e la Iervolino. E poi è assolutamente inusitato l’intervento di Bersani, che si è presentato in Consiglio dei ministri per sponsorizzare il sindaco di Salerno».

Anche i ministri La Russa e Frattini hanno ammesso
che esiste un problema Cosentino. Concorda?
«Può esistere un problema del partito nel suo complesso. Ma io sarei molto cauto nel personalizzare in questo modo. Cosentino ha dei grandi meriti nel rilancio del PdL in Campania, che da quando lui ne ha
preso la guida è passato da una serie di sconfitte a una
vittoria dietro l’altra. Un partito deve avere un approccio morbido quando si pone il problema dei suoi
dirigenti, e non polemico, frontale e demonizzante».
Sarà, ma la Carfagna e la Mussolini se le stanno dando
di santa ragione. Il ministro deve chiederle scusa?
«La Mussolini ha sbagliato a fare le foto in Aula e, a sua volta, la reazione del ministro Carfagna con quell’epiteto letto sul Mattino è stata anch’essa sopra le righe».

Se non riceve delle scuse formali, la nipote del Duce ha
minacciato di non votare la fiducia al governo.

«Da quello che ho letto mi sembra che il problema sia
superato».
Ok, ma siamo arrivati al punto che il primo che dissente
si alza e minaccia di non votare la fiducia al governo.

Le pare normale?
«Non è ammissibile, significa la perdita di ogni senso
di responsabilità e la negazione dell’esistenza di una
comunità politica, che va rispettata perché grazie ad
essa si viene eletti, in essa si fa politica e si condividono
valori e rapporti di amicizia. Questomodonevrastenico
di fare politica va assolutamente superato».

Scusi, ma non sarebbe meglio andare al voto?
«Avremo una verifica il 14 dicembre. Se il governo otterrà una maggioranza non solo numerica, ma politica, è bene proseguire. Se però si finisce in minoranza o si ottiene una maggioranza risicata e c’è la percezione che è in atto un’operazione di logoramento, molto meglio le elezioni anticipate».

Quanto è concreta l’ipotesi che il premier rinunci al
PdL e fondi un nuovo partito?
«C’è da riflettere sugli aspetti positivi e negativi del
PdL e c’è da rilanciare la grande forza politica di centrodestra che ha avuto un risultato eccezionale alle
Politiche del 2008, ma poi ha attraversato una crisi.
Una volta ridefiniti i confini rispetto a Fli, il PdL, con la
leadership di Berlusconi, deve riaffermare tutte le sue
ragioni fondative. Questo serve anche a porre Fini di
fronte alle proprie responsabilità e a mettere in grande
difficoltà la sinistra».
Quindi lei è contrario ad archiviare il PdL?
«Innovazioni di tipo mediatico possono anche essere
positive. Ciò che conta, però, èmantenere l’impianto
di un grande movimento di centrodestra, tutto
proiettato verso l’esterno. Guai se si rinchiude in se
stesso e in un vortice di scontri personalizzati».

Berlusconi sta considerando di cambiare il simbolo
del PdL perché i finiani hanno minacciato di inibirne
l’uso?
«La pretesa dei finiani è assolutamente insussistente,
perché è stato approvato uno statuto che, all’articolo
17, attribuisce poteri precisi anche sul simbolo al presidente
del partito e ai coordinatori. È l’ennesima
sparata mediatica dei finiani, che devono tirare ogni
giorno il sasso contro il lampione».

Ma lei il simbolo lo cambierebbe o no?
«Sì, se può servire a lasciarci alle spalle questi lunghi
mesi di conflittualità che pesano sia nel PdL, sia tra gli
elettori».