Andrea Scaglia, Libero 23/2010, 23 novembre 2010
«I RACCOLTI SONO DA BUTTARE E CI RIMBORSANO SOLO UN TERZO»
Che poi uno che non l’ha vissuta non può capire davvero. E dunque il sindaco ci spiega: «Per darle un’idea, l’argine del Frassines’è rotto per una novantina di metri, da lì sono usciti quaranta metri cubi d’acqua al secondo per almeno tre giorni, e c’è voluta una settimana per tappare completamente la falla. E tutta l’acqua è arrivata in paese. Faccia conto che alcune abitazioni che si trovavano a un chilometro dal fiume hanno in pratica avuto i muri distrutti dallaviolenza dell’acqua». Così è successo, in quei maledetti giorni d’inizio novembre. Un’ondata distruttrice di acqua e fango e sterpaglia. E Saletto, nella bassa padovana fra Este e Montagnana, è risultata una delle località più colpite.
Il Frassine, che passa qui a nord, era già abbondantemente esondato un’altra volta, nel 1966. «Ma nulla in confronto a questa» ci spiega ancora Daniele Mocellin, che da quest’anno guida il Comune .«Vuole qualche numero? Abbiamo avuto oltre il 70 per cento del territorio comunale alluvionato, 1.500 sfollati su una popolazione residente di 2.700. Settecento edifici lesionati più o meno gravemente, fra abitazioni e attività produttive». Un disastro. «Per ora sono stati quantificati circa 68 milionidi danni, più che altro in base a stime medie» aggiunge il sindaco. «Ma c’è caso siano anche di più». Terra d’agricoltura e allevamento, questa. Ed è stata un’ecatombe. Oltre 150mila animali morti, 100mila nei quattro grandia llevamenti intensivi soprattutto ovicoli, decine di migliaia di pulcinie tacchini e maiali. Ma qui ogni casa di campagna ha il suo pollaio, animali per uso proprio, ne sono annegati a decine di migliaia. E poi c’è il dramma degli agricoltori. Luigino Brunello è uno di questi, peraltro anche responsabile di zona di Confagricoltura. Ci spiega uno dei problemi attuali, di quelli che emergono dopo l’emergenza, in genere quando le telecamere già se ne sono sono andate. «Ci rendiamo conto che c’è stata la necessità di agire in fretta -premette-, e non vogliamo far polemiche inutili. Solo sollevare una questione importante, che certo non riguarda solo Saletto». Vale adire? «Allora, stando al testo dell’ordinanza del governo, quella compilata subito dopo l’alluvione, i danni alle strutture vengono rimborsati per il 75 per cento. Ma c’è anche il problema della scorteagricole». Ci spieghi. «Ecco, molte aziende avevano accumulato il raccolto, frumento o mais o soia.
Ma pur avendolo messo in sicurezza, l’acqua ha anche oltrepassato il metro e mezzo di livello. E l’ha rovinato completamente. Solo che, in questo caso, l’indennizzo previsto è solo del trenta per cento del valore». Un terzo. «Esatto. C’è qui un agricoltore che produce tabacco, ce l’aveva già lì da consegnare. In sostanza l’ha perso tutto. Era il lavoro di un anno, un rimborso così basso rischia di rovinarlo». Quindi? «Quindi la sipotrebbe ribilanciare, questa percentuale. Il governo e il presidente Zaia si stanno muovendo come si deve. Di certo se ne parlerà». Il fiume è sotto controllo, adesso. La frattura dell’argine è stata riparata.
Qualcuno sostiene che, fra le cause dell’esondazione, siano anche da comprendere le tane degli animali. Lo chiediamo ancora al sindaco. «Qui non è questione di essere o meno animalisti, figuriamoci. Ma io ci sono stato, lì a vedere. E insomma, è impressionante quello che sono in grado di fare volpi, nutrie, tassi. Scavano lunghi cunicoli, poi l’acqua ci scorre dentro, preme e fa letteralmente esplodere l’argine». Peraltro, l’Osservatorio sulla spesa regionale - che ha presentato rapporto ieri al Consiglio regionale - ha calcolato che proprio in Veneto sarebbe necessario spendere mediamente duecento milioni di euro l’anno, per garantire la sicurezza idrogeologica del suolo. E invece, negli ultimi sette anni ne sono stati investiti complessivamente soltanto 431. Anche su questo ci sarebbe da intervenire.