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 2010  novembre 23 Martedì calendario

Wikipedia come Mao: censura la destra per riscrivere la storia - «L’egemonia culturale è un concetto che descrive il do­minio culturale di un gruppo o di una classe che “sia in grado di imporre ad altri gruppi, at­traverso pratiche quotidiane e credenze condivise, i propri punti di vista fino alla loro inte­riorizzazione, creando i pre­supposti per un complesso si­stema di controllo” »

Wikipedia come Mao: censura la destra per riscrivere la storia - «L’egemonia culturale è un concetto che descrive il do­minio culturale di un gruppo o di una classe che “sia in grado di imporre ad altri gruppi, at­traverso pratiche quotidiane e credenze condivise, i propri punti di vista fino alla loro inte­riorizzazione, creando i pre­supposti per un complesso si­stema di controllo” ». La defini­zione, con ampia citazione di Gramsci, è prelevata da Wiki­pedia , l’enciclopedia on line ormai egemone nel fornire in­formazioni a navigatori, stu­denti, giornalisti e perfino stu­diosi. Nel mondo di Wikipedia le gerarchie sono quasi inesisten­ti. Chiunque può contribuire a creare o modificare una voce. La garanzia dell’accuratezza poggia su una doppia convin­zione: il sapere collettivo è su­periore a quello individuale; la quantità, superata una certa soglia di informazioni, si tra­sforma in qualità. Molto discu­tibile, e non solo in linea di principio. Infatti in Wikipedia esiste un problema di manipo­lazione del consenso, in altre parole è attivo un «sistema di controllo» simil-gramsciano (in sedicesimo, si intende). Le posizioni faziose passano quindi per neutrali, e il collabo­ratore che obietta può andare incontro a sanzioni che vanno dalla sospensione alla radia­zione. Di recente, a esempio, è sta­to espulso Emanuele Mastran­gelo, caporedattore di Storia­inrete. com , sito specialistico, e autore di alcuni studi sul fasci­smo. La pena «all’utente pro­blematico » è stata commina­ta, dopo processo non troppo regolare, per un «reato» d’opi­nione gravissimo: aver affer­mato che in Italia la fine della Seconda guerra mondiale as­sunse anche il carattere di una «guerra civile».Opinione,que­st’ultima, largamente maggio­ritaria tra gli storici di ogni orientamento, salvo forse quelli che hanno ancora il mi­tragliatore del nonno sepolto in giardino. «Guerra civile», per Wikipedia.it , non merita neppure una voce a sé: l’espressione è citata di passag­gio all’interno di «Resistenza». Stesso trattamento è riservato alle forze armate che rifiutaro­no di aderire alla Rsi, facendo­si deportare dai tedeschi: un accenno e via. Quanto alle «esecuzioni post conflitto» operate dai partigiani, si sfiora il giustificazionismo. Il para­grafo è preceduto da una im­parzialissima ( si fa per dire) di­chiarazione di Ermanno Gor­rieri, sociologo attivo nella Re­sistenza: «I fascisti non hanno titolo per fare le vittime». E ac­compagnato da una precisa­zione imparzialissima (si fa per dire) di Luciano Lama: «Nessuno vuole giustificare i delitti del dopoguerra. Prima di giudicare però si deve sape­re cosa accadde davvero. Una guerra qualunque può forse fi­nire con il “cessate il fuoco”. Quella no». Ecco, questo si può dire, è super partes al con­trario di «guerra civile», defini­zione «non enciclopedica» so­l­o per caso usata da una tonnel­lata o due di studiosi e scrittori di sinistra da Pavone a Pansa. Di conseguenza, dopo qual­c­he giorno di discussione on li­ne, arriva la sentenza: «A un utente che è stato bloccato sei mesi e non ha ancora compre­so che la comunità non tollera atteggiamenti di questo tipo, è il momento di dire basta. Con tanto dispiacere, ci manche­rebbe, né ho “corda e sapone pronta da lunga pezza”».In ef­fetti l’impiccagione sarebbe stato troppo anche per un revi­sionista come Mastrangelo. «Pertanto- prosegue il giudice - procedo a bloccare per un pe­riodo infinito l’utente». Al di là di questo caso perso­nale, sono parecchie le voci contestate per una certa par­zialità. Da quella sulla malga di Porzûs (dove nel febbraio 1945 i partigiani comunisti massacrarono quelli cattolici dell’Osoppo) a quella sull’at­tentato di via Rasella, che i wiki­pediani preferiscono chiama­re «attacco», piena di lacune, a esempio sulle polemiche sca­tenate dall’azione gappista an­che all’interno del Pci e degli altri partiti del Comitato di Li­berazione a Roma. Oggetto di accese discussioni anche Cefa­lonia, Pio XII,l’Olocausto,la re­ligione cattolica in generale. Anche in voci meno calde co­me quelle inerenti il liberali­smo, il libero mercato, il neoli­berismo emerge nettamente una visione assai orientata contro il capitalismo. Nella vo­ce dedicata all’economista Milton Friedman si legge addi­­rittura un giudizio morale: «Pur ricordando che né Mil­ton Friedman né José Piñera sono stati coinvolti con le tortu­re ed i crimini commessi dal governo Pinochet, la loro cor­reità m­orale non viene per que­sto diminuita di fronte alla gra­vità dei crimini commessi con­tro l’umanità». Non si direbbe una valutazione «enciclopedi­ca ». Il sapere «democratico» di Wikipedia sembra un aggior­namento digitale del maoi­smo.