Interventi&Repliche, Corriere della Sera 23/11/2010, 23 novembre 2010
LA LEGGE ELETTORALE E LA RIFORMA
Dichiaro subito la mia condivisione delle premesse metodologiche avanzate da Sergio Romano nell’editoriale del 12 novembre «Un tentativo per la legge elettorale: batta un colpo (se ci riesce)», ma anche delle argomentazioni di Giovanni Sartori e della proposta che Stefano Passigli fa di un referendum abrogativo del premio di maggioranza contenuto nella legge elettorale vigente, il vituperato «porcellum». L’idea di una «Bicamerale per la riforma elettorale» potrebbe essere recuperata, magari usando gruppi di lavoro delle Commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato. Tuttavia la pania in cui è invischiato oggi il Parlamento, purtroppo, rende più probabile l’impraticabilità delle soluzioni condivise. Per cui potrebbe apparire concreta l’ipotesi referendaria avanzata da Passigli. La verità è che non esiste in nessun Pese una formula elettorale che pone al tempo stesso sbarramenti e premi di maggioranza insieme con liste bloccate, senza prevedere una qualche forma di verifica della democraticità della forma-partito. Ma, anche al di là delle tecniche elettorali, bisognerà domandarsi se davvero il Paese ha bisogno del bipolarismo. Un grande politologo, Lijphart, afferma che il bipolarismo si addice alle società e alle culture omogenee, mentre il proporzionale è proprio delle società frammentate e delle culture plurali: non mi sembra di dover commentare in quale dei due quadranti si colloca il nostro complicato Paese. L’effetto nella realtà italiana della generosa utopia del referendum elettorale che nel 1993 introdusse il maggioritario, dunque, non è stato il bipolarismo di stile anglosassone, ma il berlusconismo. Facciamo, allora, questo referendum se il Parlamento non riesce da solo a cambiare la legge, ma puntiamo ad abbattere questo sistema perverso. Si tengano alti gli sbarramenti elettorali, si reintroducano più preferenze anche a tutela della parità di genere e si completi la riforma con una buona legge sulla democrazia nei partiti.
Pino Pisicchio, vicepresidente Alleanza per l’Italia, componente Commissione
Affari Costituzionali della Camera