Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 23 Martedì calendario

2 articoli - «FINMECCANICA, LE SOCIETA’ DEI FONDI NERI» — Società private trasformate da «scatole vuote» a collettori di appalti pubblici

2 articoli - «FINMECCANICA, LE SOCIETA’ DEI FONDI NERI» — Società private trasformate da «scatole vuote» a collettori di appalti pubblici. Aziende che hanno siglato decine di contratti pur senza avere l’esperienza e soprattutto il know how per occuparsi di attività strategiche come quelle che riguardano la difesa aerea e l’assistenza al volo. Dura sei ore il nuovo interrogatorio in carcere di Lorenzo Cola, il consulente del presidente di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini, che da oltre un mese ha accettato di rispondere alle domande dei magistrati consegnando anche due memoriali. E si concentra proprio sulle «commesse» ottenute da queste imprese che lui stesso aveva avviato o comunque che utilizzava per gli affari. Lavori che avrebbero consentito di creare una contabilità occulta in parte reimpiegata per il versamento di tangenti a politici e manager. «Fondi neri» finiti in numerosi paradisi fiscali. In cima alla lista di queste imprese c’è la Arctrade di proprietà del commercialista di Cola, Marco Iannilli. In tre anni ha raggiunto un fatturato da decine di milioni di euro ottenendo i lavori in alcuni tra i principali aeroporti italiani, compresi Palermo e Lamezia Terme, e ora è al centro degli accertamenti disposti dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dai sostituti Rodolfo Sabelli e Paolo Ielo. Perché rappresenta l’anello di congiunzione tra Finmeccanica e Enav, ma soprattutto è al centro del sistema per elargire soldi a fronte di fatturazioni false o inesistenti. Secondo quanto già raccontato da Iannilli e confermato da Cola, il meccanismo partiva con la Selex Sistemi Integrati, amministrata dall’ingegner Mari n a Grossi, moglie di Guarguaglini. In sostanza la maggior parte degli appalti di Selex venivano affidati a Techno Sky con il patto che poi fossero almeno in parte trasferiti ad Arctrade. A sua volta Enav avrebbe acquistato apparecchiature da Selex ma l’elargizione dei fondi per gli acquisti sarebbe avvenuto prima della fatturazione e talvolta addirittura senza che il materiale — apparecchiature di alta tecnologia — fosse effettivamente consegnato. «Questa circostanza — chiarisce Enav — è totalmente falsa perché tutti gli acquisti effettuati direttamente sono regolari. Per quanto riguarda i rapporti tra Selex e Techno Sky è appena terminata un audit interna che ha confermato «irregolarità gestionali e procedurali» come del resto era stato rilevato nel luglio scorso quando si decise la sostituzione dei vertici e dei manager». Oltreall a contabilità di Arctrade, i magistrati stanno ricostruendo le disponibilità finanziarie e il portafoglio clienti di aziende come la Print System, la Cogim, la Trs (di cui Cola aveva il controllo diretto oppure attraverso uomini di fiducia, primo fra tutti proprio Iannilli). Perché si tratta di imprese che si sono occupate tra l’altro di sistemi di difesa e di armamenti e adesso si sta verificando che ruolo abbiano avuto nell’allestimento di campi per l’addestramento dei soldati in Iraq, in Afghanistan e in Bosnia. Nelle ultime setti mane, proprio per cercare di ricostruire i legami tra Finmeccanica ed Enav sono stati interrogati per tre volte il responsabile della comunicazione del colosso della difesa Lorenzo Borgogni e per due volte il presidente dell’ente di assistenza al volo Luigi Martini. Nei prossimi giorni saranno effettuati riscontri alle ultime indicazioni fornite da Cola e poi saranno nuovamente ascoltati sia lui, sia Iannilli. L’accelerazione impressa alle attività investigative sembra derivare proprio dagli elementi che entrambi hanno fornito: finiti in carcere per aver gestito «l’affare Digint» per conto della banda criminale che faceva capo a Gennaro Mokbel, Cola e Iannilli stanno svelando i retroscena di affari da milioni di euro conclusi dalla holding amministrata da Guarguaglini. Fiorenza Sarzanini GUARGUAGLINI: «UNA CAMPAGNA DIFFAMATORIA» — Si difende Pier Francesco Guarguaglini, amministratore delegato e presidente di Finmeccanica, dalle indiscrezioni, circolate sulla stampa e in tv, circa l’ipotesi di un coinvolgimento del gruppo di difesa e aerospazio in un’inchiesta su fondi neri all’estero. «Lo dico da sette mesi — ha scandito ieri al Tg1 delle 20 —: non c’è nessun fondo nero e nessuna società a questo scopo». Una precisazione studiata a tavolino, parola per parola, dopo il tonfo in Borsa del titolo, che ieri, sulla scia della diffusione delle notizie sull’inchiesta, ha subito un calo del 4,81% attestandosi a quota 8,71 euro, nonostante la smentita ufficiale di Finmeccanica che, già nel pomeriggio, aveva ribadito la propria posizione. «Le società del gruppo — recitava la nota — hanno adottato procedure e codici etici in linea con le normative e le migliori prassi vigenti, tesi a prevenire e impedire condotte non conformi ad una corretta gestione. Finmeccanica — si proseguiva — è pronta a fornire alle autorità competenti ogni più ampio chiarimento e informazione». Il tonfo registrato dal titolo in Borsa, ha poi spiegato Guarguaglini al Tg1, è stato determinato «dalla campagna diffamatoria» in atto, «basata sul nulla e che crea sconcerto». Ieri è stata forse la giornata più lunga per Guarguaglini, assediato dalle voci che lo davano per dimissionario. Voci che preannunciavano un incontro serale con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, azionista principale del gruppo (al 30,2%), finalizzato alla remissione del mandato che, di per se stesso, scadrebbe ad aprile prossimo. Nel quartier generale di piazza Montegrappa, a Roma, intanto si ostentava sicurezza: «Guarguaglini è al lavoro al suo posto e non ha incontri in serata con il ministro» veniva fatto sapere. Dall’altra parte, da via XX settembre si rendeva noto che l’agenda del ministro lo vedeva impegnato in quel di Milano. Niente dimissioni, dunque, almeno per ora. Del resto la linea tenuta da Finmeccanica, fin dall’inizio, è stata quella di ribadire che né Pier Francesco Guarguaglini, né sua moglie, Marina Grossi, amministratore delegato di Selex Sistemi Integrati, società del gruppo, sono indagati nell’ambito dell’inchiesta in questione. Nulla si aggiunge a proposito del ruolo di Lorenzo Cola, finito in carcere nel luglio scorso per riciclaggio e, secondo gli atti dell’inchiesta, consulente dell’amministratore delegato. «Io sono sereno — ha ribadito Guarguaglini davanti alle telecamere — la preoccupazione è per i 78 mila dipendenti e i fornitori di Finmeccanica». E se il gruppo «ha dato incarico ai suoi legali di valutare se nelle pubblicazioni possano ravvisarsi ipotesi di reato, in particolare di diffamazione aggravata e di pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale», Guarguaglini si sofferma su un concetto semplice, che ripete ormai come un mantra: «Un gioco che fa male a Finmeccanica, fa male all’Italia intera». Una sorta di appello cui, di solito, hanno corrisposto solerti le dichiarazioni di solidarietà da parte di membri del governo, dichiarazioni che fino a ieri sera però mancavano. Intanto il capogruppo dell’Italia dei valori in Commissione finanze al Senato, Elio Lannutti, ha chiesto il ritiro delle deleghe a Guarguaglini. Antonella Baccaro