Fulvio Bufi, Corriere della Sera 23/11/2010, 23 novembre 2010
CIRIELLI, IL NEMICO NELLA SUA SALERNO: TACCIA, VOLEVA IMPORMI GLI INCAPACI — E
come nei peggiori divorzi arriva il momento in cui si butta fuori tutto. Non i panni dalla finestra ma i rancori, le cose sopportate e quelle non dette. A Napoli si usa l’espressione «aprire il cascione», e Edmondo Cirielli l’ha aperto, e dentro ce n’era di roba su Mara Carfagna. «Noi premiamo persone che hanno valori e idee, e Mara ne ha ben chiari», diceva di lei quando appena nominata ministro andò a festeggiare con i suoi fedelissimi a Salerno. Adesso dice: «È ministro perché in questa Seconda Repubblica si ottiene un dicastero perché si ha una buona immagine politica. Lei si trova lì grazie a Berlusconi e per correttezza e gratitudine dovrebbe tacere». Dice anche che «Berlusconi è stato generoso a chiamarla signora». E per quanto lo riguarda direttamente racconta che «quando fui eletto presidente della Provincia di Salerno voleva impormi assessori incompetenti».
Alla faccia dei valori e delle idee. Eppure da uno che è carabiniere ci si aspetterebbe fedeltà. Che poi lui per certi versi fedele lo è. Fu la fedeltà al suo amico Giovanni Citarella — figlio di un anticutoliano della Nuova Famiglia ucciso nel 1990, assolto dall’accusa di associazione mafiosa e condannato per concorso in tentato omicidio — oltre sicuramente all’assoluta convinzione di essere nel giusto, che nel giugno del 2005 lo spinse a presentare un’interrogazione parlamentare per sapere come mai imprese collegate a Citarella erano state tenute fuori dagli appalti Anas e Autostrade Meridionali. E come all’epoca, querelando alcuni giornali, rivendicò l’amicizia con il figlio del camorrista ucciso, oggi rivendica l’amicizia con Nicola Cosentino, che pure lui qualche problema per questioni di camorra lo tiene. «Io non sono di quelli che quando qualcuno si trova in disgrazia fa finta di non conoscerlo. Cosentino non mi ha mai chiesto nulla e non ha mai mostrato l’arroganza e la prepotenza tipica dei camorristi». Racconta di aver ricevuto da lui un solo suggerimento: «Appena venni eletto mi consigliò di agire con discontinuità con il passato», una cosa che detta da uno accusato di camorra a uno che ha sempre fatto il carabiniere, poteva essere equivocata. Ma Cirielli chiarisce: «Mi consigliò di scegliere gli uomini migliori».
E lui scelse di puntare su Ernesto Sica, quello della P3, che rimestava con Flavio Carboni e con l’ex socialista Arcangelo Martino anche per creare un falso dossier sull’attuale governatore Stefano Caldoro e bruciarne la candidatura mai digerita da Cosentino. Non per schierarlo nella sua giunta — Sica fu poi infilato proprio nel governo regionale —, ma in consiglio provinciale sì, e certo Cirielli si spese per lui. E quando andò a fare campagna elettorale a Pontecagnano, di cui l’altro era sindaco, gonfiò il petto: «Siamo forti soprattutto perché abbiamo candidati di qualità come Ernesto Sica». Sul palco c’era anche Mara Carfagna, e finì con baci e abbracci fra tutti e tre. Era maggio 2009. Una vita fa.
Fulvio Bufi