23 novembre 2010
Coco Chanel (Versione Roberta) Genitori Gabrielle Bonheur Chanel, figlia della sarta Jeanne Devolle e del venditore ambulante Albert Chanel, fanfarone, donnaiolo, violento, nacque à la Maison de Dieu di Saumur il 19 agosto 1983
Coco Chanel (Versione Roberta) Genitori Gabrielle Bonheur Chanel, figlia della sarta Jeanne Devolle e del venditore ambulante Albert Chanel, fanfarone, donnaiolo, violento, nacque à la Maison de Dieu di Saumur il 19 agosto 1983. Il padre, al momento del parto, non c’era. Orfanotrofio Quando morì la madre, a 33 anni, il padre caricò Gabrielle e gli altri figli su una carretta trainata da un cavallo e li portò in orfanotrofio. «Mi hanno tolto tutto e sono morta. Avevo dodici anni. Si può morire due volte nella vita» (Coco Chanel). Mani di fata A vent’anni Gabrielle fu sistemata come commessa in una ditta specializzata in corredi per spose in rue de l’Horloge a Sainte Marie. Presto si sparse la voce che c uciva come una fata, così prese in affitto una camera in rue du Pont-Guinguet e si mise in proprio rubando i clienti al negozio. Coco Sognando le luci della ribalta, prese a esibirsi alla Rotonde, un café concerto dove cantava solo due canzoni: Ko ko Ri ko e Qui qu’a vu Coco dans le Trocaderò? Per chiedere il bis il pubblico, per lo più militari, si limitava a gridare: «Coco, Coco, Coco». Da lì il suo nome d’arte. Clistere «Canti come un clistere» (il primo amante Ètienne Balsan, che pur non vederla di nuovo su un palcoscenico le mise a disposizione la sua garçonnière per farne un atelier di cappelli). Pubblicità Grazie al suo secondo amante, Arthur Capel detto Boy, aprì un negozio al 21 di rue Cambon. Per procacciarsi clienti, spediva la sorella minore Antoinette e la zia Adrienne a passeggiare al molo con indosso i suoi cappellini. Abito alla marinara A un certo punto la signora Rothschild, una parigina molto capricciosa, litigò con il suo modiste, il celebre Paul Poiret, e con tutte le sue amiche iniziò a comprare cappelli da Coco. Chanel prese così a vestire le teste della marchesa di Chaponay, della principessa di Faucigny-Lusinge, della contessa di Pracomtal, di Cécile Sorel e di tutte le signore che prima la ignoravano. Le presentarono anche Misia Sert, pianista parigina, che presto le diventò amica e la incoraggiò ad ampliare le sue creazioni. Grazie a lei Coco Chanel creò, nel luglio del 1914, il suo primo abito ispirato alla moda maschile: taglio alla marinara, senza busto, una linea che suggeriva appena il corpo. Nero Quando morì Capel, Coco fece rivestire la sua camera di nero: pareti, moquette, tende, lenzuola, perfino il soffitto. La prima notte che vi dormì urlò al suo maggiordomo: «Presto, mi tiri fuori da questa tomba!». L’indomani ordinò di «mettere la camera in rosa». Chanel n° 5. Nel 1920 nasce il n.5, profumo con cui Coco avrebbe guadagnato, nel corso della sua vita, 15 milioni di dollari. L’incontro tra Gabrielle e Ernest Beaux, profumiere, figlio di un chimico alla corte dello Zar, avvenne a Grasse: lui aveva messo a punto alcune fragranze, lei, dopo aver annusato una decina di fialette, scelse la N°5, quella con 80 ingredienti, e la lanciò con un flacone essenziale, a forma di blocco ad angoli acuti, con la una scritta N°5 Chanel. Nel sigillo sul collo del flacone, la sigla doppia C in un cerchio nero. Doppia C A Ponteils, paese natale di Joseph Chanel (bisnonno di Coco) si usava incidere le proprie iniziali su tutto ciò che si possedeva, secondo il motto «ama soltanto ciò che ti appartiene». Lui, taverniere, incideva su tavole e panche due grandi C, di cui una rovesciata (richiamo al suo cognome e anche alle fedi nuziali: si era da poco sposato). Ispirazione Gabrielle trovava spesso l’ispirazione per i suoi abiti negli armadi dei suoi uomini: camicie da amazzone ai tempi di Balsan, maglioni e blaser in stile inglese ai tempi di Capel, rubachka ben aderenti in omaggio al Gran Duca Dimitri, eccetera. Tubino Nel 1926 creò un abito in crêpe di Chinenero, senza polsi né colletto, le maniche lunghe e attillate, sblusato sulle anche, che la gonna rinserrava e modellava strettamente: un tubino. «Ecco la Ford firmata Chanel» (Vogue America). Hollywood 1 Nel 1932 Samuel Goldwyn le offrì un milione di dollari per vestire le sue attrici. Ma dopo il primo film (Tonight or Never con Gloria Swanson) quelle si ribellarono: non avrebbe accettato che venissero loro imposte, un film dopo l’altro, le creazioni di una stessa mente, «fosse pure quella di Chanel». Coco intascò un milione per un solo film, Goldwyn ne ebbe in cambio tanta pubblicità. Hollywood 2 Coco su Hollywood: « Era come una serata alle Follie-bergère. Una volta che si è detto che le ragazze erano belle e che c’erano le piume si è detto tutto». Quattromila dipendenti Nel 1936, Gabrielle governava, nel suo laboratorio al 31 di Rue Cambon, quattromila dipendenti. Generosa Prima della seconda guerra mondiale dava una pensione di 3 mila franchi a suo fratello Alphonse, una casa e un mantenimento a suo fratello Lucien, pagava il collegio a un nipote, manteneva amanti. Inoltre finanziò Draghilev, offrì alloggio a Stravinsky, pagò le disintossicazioni di Cocteau. Miseria Appena iniziò la Seconda guerra mondiale ebbe così paura della miseria che tolse le pensioni ai fratelli, lasciò la sua casa per trasferirsi in albergo, licenziò camerieri, maggiordomo e quattromila dipendenti. Suo fratello Lucien prese a inviarle dei soldi per aiutarla. Lei, però, era ricca. Sonnambula Negli ultimi anni di vita aveva crisi di sonnambulismo: certe notti la trovavano in piedi, addormentata, talvolta nuda, che tagliava abiti inesistenti con inesistenti forbici. Ultime parole Morì il 10 gennaio del 1971 nel suo letto all’hotel Ritz, indosso uno Chanel, sul comodino un’icona, dono di Stravinsky, e un Sant’Antonio da Padova in similoro. Le sue ultime parole, alla cameriera Jeanne: «E’ così che si muore».