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 2010  novembre 21 Domenica calendario

articolo + lettere - CARA CLARA, TUO BEN, L´AMANTE DEVOTA E IL DITTATORE DECADUTO ECCO LE ULTIME LETTERE INEDITE DEL DUCE CHE RISCRIVONO I SEICENTO GIORNI DI SALÒ - Tre casse di legno incatramate dormono per cinque anni sotto terra

articolo + lettere - CARA CLARA, TUO BEN, L´AMANTE DEVOTA E IL DITTATORE DECADUTO ECCO LE ULTIME LETTERE INEDITE DEL DUCE CHE RISCRIVONO I SEICENTO GIORNI DI SALÒ - Tre casse di legno incatramate dormono per cinque anni sotto terra. Dalla notte del 18 aprile 1945 alla mattina del 9 febbraio 1950, quando Augusto Isgrò e Romeo Ferrara, funzionari di Pubblica sicurezza, le dissotterrano dal garage di Villa Mirabella dei conti Cervis a Gardone e scoprono 68 pacchetti impilati. Sono le carte di Clara Petacci. Dopo una storia dai tratti romanzeschi finiranno nella cassaforte dell´Archivio centrale dello Stato di Roma dove il Fondo Petacci è ancora conservato. Architetto della propria esistenza, Clara ha organizzato le carte come un archivio, dai primi diari agli ultimi appunti: dalle lettere inviatele dagli italiani alla corrispondenza con Nicolò De Cesare, segretario personale del Duce fino all´arresto del 25 luglio. Dai documenti di Stato inviati da Mussolini alle copie della corrispondenza con i familiari. Con un´attenzione particolare per le 318 lettere che le scrisse il Duce dal 10 ottobre 1943 al 18 aprile 1945, lungo i 600 giorni della Repubblica di Salò. Sono queste missive il tracciato della ricostruzione storica contenuta nel libro L´ultima lettera di Benito, in uscita per Mondadori. il Fondo Petacci ha una storia complessa. Per due volte Renzo De Felice chiese di poterlo consultare, ma si trovò di fronte a un irremovibile rifiuto. Le carte di Clara sono state protette dalla legge sulla privacy per settant´anni, e sono state oggetto di una lunga controversia giudiziaria. Finché, il 16 marzo 2010, un decreto ministeriale ha consentito di prenderne visione. Lettere inviate a Buffarini Guidi, potente ministro dell´Interno, carte di Stato, appunti, e il carteggio con il Duce: inedite le lettere di lui, inedite quelle di lei. Tuttavia l´epistolario non esiste schedato come tale: per ricostruirlo si sono incrociate le lettere di Mussolini cercando riscontri di date e argomenti tra le migliaia di lettere di Clara. Nella sua ultima lettera, datata 18 aprile 1945, Mussolini informa Clara che la via di fuga verso la Spagna è chiusa. Si tratta di un progetto politico che percorre i quasi due anni della vita di Salò, legato alla privatissima decisione del Duce di scegliere definitivamente Clara e di tentare, sul finale di partita, di inserirsi nei contrasti tra gli Alleati e di trattare da una posizione di forza, sotto la protezione di un governo formalmente neutrale, la propria sorte. Lo blocca Francisco Franco con un secco no. «Riconoscenza della Spagna!», chiosa il Duce. Così Benito e Clara partono insieme per Milano. Su macchine separate e con orari sfalsati per non destare sospetti o un ennesimo scandalo in quanti vedono nella loro relazione la causa di tutti i fallimenti del fascismo repubblicano. Così come aveva constatato Mussolini in una delle prime lettere: «Della tua rigorosa clausura - tanto rigorosa che per oltre 40 giorni fu inosservata - si vorrebbe fare un evento capace di influire sui destini del mondo!!! Se ti dico che la follia stupida - forma particolare di follia - ha invaso i cervelli te lo dico in base a questi discorsi senza capo né coda». Ma la vera novità è proprio lei, Clara. Non viene mai chiamata Claretta, ché l´uso pubblico di quel vezzeggiativo è parte di una strategia di delegittimazione messa in atto nel periodo badogliano, quando fu arrestata con tutta la famiglia. Dalle lettere di Mussolini emerge una donna inedita: non solo confidente sentimentale ma anche primo consigliere per gli affari di Stato, non solo prima amante in carica ma interprete del suo pensiero politico. Clara si dimostra fascista fervente. Il carcere l´ha indurita. L´8 settembre l´ha lasciata attonita: come si può tradire l´alleato e l´idea? Non ama solo Benito, segue il capo. Il loro è quasi un incesto spirituale: tra l´inventore del fascismo e la figlia della sua ideologia. L´italiano nuovo vagheggiato dal regime esiste. È una donna. È Clara. Lui stesso lo riconosce quando le scrive in due lettere databili 1944: «Io non permetterò a nessuno, intendi a nessuno, di elevare il nemmeno indirettissimo dubbio sulla tua cristallina fede di fascista e di italiana. Di coraggiosa fascista - sino ai tempi della tua adolescenza». Altro che vestaglie e attese di ore nell´appartamento di Palazzo Venezia. A Gargnano la signora dimostra un fine intuito tattico. La politica è il centro della loro relazione. Sono illuminanti le lettere di lei in occasione del viaggio del Duce a Klessheim, dove va a incontrare Hitler, e sono da leggersi come un promemoria per cercare di restituire all´Italia della Repubblica Sociale e quindi a Mussolini la dignità perduta. Nello stesso modo, prima e durante il processo di Verona, è ferma la volontà di lei per la condanna a morte dei traditori, Ciano in testa. Mussolini approva. Dalle lettere di lei emerge con chiarezza l´idea che Mussolini debba rafforzare il suo potere sul Garda facendo leva sul mandato ricevuto a Monaco da Hitler stesso. Per questo muore Ciano, per rendere credibile Mussolini agli occhi dei nazisti. Tutto l´epistolario è attraversato dall´incomprensione di Mussolini per il popolo italiano, soprattutto per chi lo combatte, armi alla mano. «Ribelli», «Pistoleros», «Terroristi» e una volta persino «Partigiani»: gli uomini e le donne della Resistenza visti dal Duce sono dei traditori. Per chi ha sedotto le masse per un intero ventennio è dura essere ridotti a comparsa: «Oggi sono niente. Dopo quattro mesi non c´è ancora un soldato italiano che combatta. È questa la suprema delle mie umiliazioni». Il Duce rimpiange di non «essere morto in tempo», tuttavia non è capace di togliersi la vita ma solo di progettare una fuga. Di fronte al fallimento, non accetta la sconfitta ma sogna un nuovo inizio. Clara lo incoraggia: fuggire non è un tradimento ma una possibilità per traghettare il capo e l´idea nel dopoguerra. In chiave antisovietica. L´anticomunismo li unisce tanto quanto l´odio verso gli angloamericani. E l´antisemitismo, che lui dichiara con orgoglio: «Sono antisemita per istinto razziale». Ciononostante, fin da quando arriva a Salò, Clara si trova sotto il fuoco amico del fascismo intransigente e del clan Mussolini. Fino al punto che è in pericolo la sua stessa vita. Le carte danno per certi almeno due attentati. È un bersaglio per tutte le trame, obiettivo di spie e sicari che costringono Mussolini a farle scudo. In una lettera del 4 aprile 1944, nei giorni del primo attentato, il Duce rivendica il diritto di Clara a stargli accanto, misura del suo potere a Salò, e spiega ad Alessandro Pavolini - e a lui per tutti - che Clara «durante i famosi giorni ha avuto molto più coraggio di tanti uomini, anche gerarchi del partito, i quali sono stati dei grandissimi vigliacchi». Queste carte sono importanti e non si può non tenerne conto nello scrivere la storia di Salò. Per di più non contengono nulla di privato nel senso comune del termine, tranne le frasi affettuose di due amanti non più giovani. E ciò che non è detto pesa quanto ciò che è scritto. Manca ogni accenno al fatto che Mussolini stia "riscrivendo" di Mussolini mentre c´è una minuziosa disamina degli articoli giornalistici che va stilando ogni giorno. Niente su misteriose lettere a Churchill e nessun desiderio di arrendersi agli angloamericani. Mussolini non vuole né morire né organizzare l´ultima battaglia. L´appello alla resistenza fino all´ultimo uomo è una maschera pubblica: il capo ha le valigie in mano. È pronto a spiccare il volo per la Spagna. Clara e Ben, come nel loro carteggio sempre si firmano, muoiono dieci giorni dopo l´ultima lettera. Insieme. Entrambi subiranno una trasfigurazione: per molti nostalgici lui è la vittima di qualche gioco oscuro di spie, determinato a impedirgli di raccontare la verità in un tribunale. Lei diventa Claretta, la martire dell´amore. O, più di recente, spia degli inglesi o dei tedeschi - ce n´è per tutti i gusti. Li lasciamo là dove si fermano le carte, forse gli ultimi inediti del fascismo, nella notte del 18 aprile 1945. Persuasi che il Duce «al naturale», secondo una brillante definizione di Emilio Re, così come si rivela a Clara, sia impossibile da mitizzare e bandisca ogni possibile nostalgia, ogni tentativo di riabilitazione postumo. La Storia ha le sue beffarde vie per saldare i conti. E chiudere le polemiche. "ARRIVEDERCI A MILANO MIA PICCOLA TIGRETTA" - BENITO MUSSOLINI 20 FEBBRAIo 1944 Mia piccola tempestosa e tuttavia adorabile tigretta voglio dire che ti sbagli ad attribuirmi tanti reconditi e obliqui pensieri. Non oggi, ma domani o dopo - certo fra pochi giorni - ci rivedremo. Perché, piccola belva innocente, io lo desidero. E poiché tale desiderio sommuove anche la tua anima, io ti perdono i tuoi scatti tanto più che l´unica partenza della quale sei capace, non può avere che una meta: la mia. Hai letto il discorso di Pavolini? Sono d´accordo che prima me ne andrò io, poi tu. Se non ti piace il luogo prescelto, non sarà impossibile trovarne un altro. Adesso ti dico un´altra cosa; le difficoltà nostre nelle quali siamo implicati, costruiscono un grande incendio amoroso. Se tutto fosse liscio, normale, ordinario, forse… Ma tu respingi - lo so - sdegnosamente questo ragionamento. Tu vorresti "sequestrarmi" perché mi consideri cosa "tua", proprietà tua. In fondo lo sono. Sono ormai dodici anni trascorsi da quel giorno del 24 aprile che decise il corso della tua vita. Questo corso ormai non lo puoi più cambiare: né io, lo voglio. @_CITTA´ nero dx:25 marzo 1944 mia cara piccola, sono le 20 e sono stanco. Le mie giornate sono più faticose di quelle di un tempo perché non posso regolare il mio lavoro. Anche domani si annunciano molte udienze, ma avrò il tempo che desidero. Adesso che ti ho spiegato il motivo del mio imbarazzo di ieri sera, sono lieto di constatare che tu telepaticamente lo avevi intuito. Stasera c´è una mia nota della C.[ronaca] Repubblicana e altre due sono in preparazione nel mio cantiere centrale. Una avrà questo titolo "Dialogo quasi socratico". Ti ricordi i miei "Colloqui sul Tamigi". Ho ricevuto le tue carte, quelle dell´arresto (…). Ti abbraccia ben. @_CITTA´ nero dx:1 maggio 1944 Mia cara piccola, oggi vi erano molte nuvole di carattere grande sul mio domestico cielo, specie tra le 16 e le 17 con bellicosi propositi che sono sfumati. […] La giornata di oggi è una vittoria per la Repubblica, una vittoria sul fronte interno: penso a Imola dove per un penoso incidente è stata uccisa una donna madre di sette figli e dove si è scioperato per un´ora. Nessuno, dico nessuno, ha abbandonato il lavoro. Farò una nota in merito. Così il buono si alterna col cattivo. Ancora e sempre pazienza. Molta pazienza nel generale e nel particolare. Anche nel nostro caso. Anche nel nostro amore, se mi è ancora permesso di così parlare. Tuttavia queste tensioni nervose - varie - mi stancano. Ti abbraccio con la tenerezza che desideri, vuoi, meriti dal tuo ben. @_CITTA´ nero dx:25 agosto 1944 Mia cara, ho ricevuto la tua lettera e l´altra che ti restituisco. La crisi è giunta ormai al suo stadio estremo. Parlo della crisi italiana, di quel tratto d´Italia che è Repubblica, la quale è ormai alla fine. Prima del luglio ´43, io ero odiato, ma rispettato. Oggi sono un personaggio assolutamente ridicolo. Sono stanco di fare il burattino (?). Poiché io non sono altro. Oggi ad esempio hanno circondato tutti i campi d´aviazione, senza dirmi nulla. E posto a ufficiali, sottufficiali e soldati un ultimatum che io solo avevo il diritto di porre (interrompo perché mi annunciano una visita sulla questione). Nessuno sapeva nulla. Si cercherà di rimediare. Dalla finestra osservo il tramonto. Imbruna alle sette. Ti amo. Domani o io vengo da te o tu vieni da me. @_CITTA´ nero dx:22 settembre 1944 Mia cara, ti rispondo. Al tuo dilemma rispondo: te. E basta. Oggi è un altro venerdì nero, anzi nerissimo. Che giorno infame il venerdì, da quello della Cirenaica ad oggi. Oggi, o domani, addio mia terra natale! Anche i greci si vendicheranno occupando la Rocca delle C. e risedendoci. Oppure sarà saccheggiata e devasta da partigiani o ribelli o ladri. Ti confesso che sono umiliato. A difendere la Valle del Po, ultimo lembo di terra nostra, non c´era un soldato italiano. Né ci sarà. Non avrei mai creduto che l´Appennino sarebbe stato liquidato in meno di trenta giorni. Il "tempo" degli avvenimenti diventa veramente vertiginoso. E noi non proponiamo nulla. Dove andrò? Dove dovrò andare? Perché in queste faccende la mia volontà è nulla. Volevo vedere tuo fratello per esaminare i vostri casi, domani o al più tardi, domenica, bisogna vederci, bisogna. Nella mia casa c´è l´aria triste delle necessarie prossime separazioni: Hai inteso? Tu soltanto. Addio, cara. E maledizione ai venerdì Jellati. Ti abbraccio. @_CITTA´ nero dx:18 aprile 1945 Clara, ciò che io presentivo e temevo date le inevitabili lungaggini, s´è verificato. Stamani l´ambasciatore Rahn è venuto a dirmi che la Spagna proibisce ogni volo sul suo territorio. Ed era veramente turbato ciò dicendomi ..... ora si potrebbe tentare il volo clandestino, ma i passeggeri all´arrivo sarebbero internati e l´apparecchio sequestrato. Riconoscenza della Spagna! Questa ingratissima notizia aggiunge un altro motivo a quelli che mi sollecitano per andare a Milano per agire sul piano politico. Come al solito tu vedi questo mio viaggio da un solo punto di vista: quello femminile con relativi incontri non pensi ad altro. È questo uno dei motivi che ti spingono a venire a Milano. Ti accompagnerà Cas. [Casalinuovo ] ma domattina, non stasera, perché la tua partenza farebbe clamore immediatamente dopo la mia. ..... arrivederci in qualche modo a Milano. Spero di poter tornare qui. Ti abbraccio.