Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 21 Domenica calendario

Dalla contessa al petrolio L’amara dolce vita di Raggio - Chissà, se non fossi stato Marizio Raggio avrei potuto lavorare al Cern a Ginevra

Dalla contessa al petrolio L’amara dolce vita di Raggio - Chissà, se non fossi stato Marizio Raggio avrei potuto lavorare al Cern a Ginevra. Quando frequentavo il liceo scientifico ero appassionato di fisica». E chiosa: «Finché qualcuno non riuscità a produrre e intrappolare l’antimateria, dovremo accontentarci delle fonti di energia che abbiamo oggi. Proprio di questo mi occupo, come consulente di alcune multinazionali: petrolio e fonti rinnovabili». In realtà, a 51 anni portati come dice lui da «eterno ragazzo», resta l’ultimo erede di una generazione di playboy diventati famosi accanto a donne famose. Se per Gigi Rizzi fu il sex symbol Brigitte Bardot a Saint Tropez, per Maurizio Raggio da Portofino, cresciuto in una casa di Calata Marconi, giusto sopra la «Gritta», il locale di famiglia vetrina di star, fu Francesca Vacca Agusta, la contessa bella e inquieta. «Era una donna che si occupava della casa e del suo giardino, che coltivava le rose. Ma se una sera esagerava al Carillon o al Club 54 di New York faceva notizia perché non era Maria Rossi» la racconta Raggio, che dice di aver sempre sfuggito gli eccessi: «Non ho mai fumato, non bevo, sto attento all’alimentazione perché siamo quello che mangiamo». Parole inconsuete per il protagonista di una vita avventurosa tra donne, inseguimenti della polizia, misteri di Tangentopoli e tragedie. «Per poter durare come playboy bisogna conservarsi se non è una vita molto corta», dice ridendo. E ancora: «Per andare avanti nella vita ci vuole determinazione. Tutti nasciamo con una dose di energia e determinazione, ma se uno cresce nella savana o a Portofino questo fa una bella differenza per come impiegarle». La storia di Francesca Vacca, ex mannequin che nel ’67 sposò il conte Corrado Agusta (il quale dopo vent’anni la lasciò vedova e ricca) e il giovane Maurizio, 17 anni meno di lei, si lega a quella di Bettino Craxi («Era uno statista, oggi non ce ne sono più», dice Raggio). È il 1994: Antonio Di Pietro ha le prove che l’ex presidente del Consiglio ha accumulato una fortuna all’estero e che i soldi («il bottino» come lo chiama l’allora pm) siano finiti su conti intestati a prestanome di fiducia, tra cui Maurizio Raggio. La contessa e il fidanzato, raggiunti da un mandato di cattura, fuggono in modo rocambolesco da Portofino e raggiungono Montecarlo, inseguiti dalla polizia, cui Di Pietro vieta di usare le armi per fermarli e forse salva loro la vita. Dal Principato, la coppia raggiunge in Messico la villa della contessa a Cuernavaca. Secondo i giudici di «Mani Pulite» Raggio avrebbe avuto il compito di svuotare un conto svizzero e far saltellare da un conto all’altro 20 miliardi, facendone perdere le tracce nelle Bahamas. Condannato per riciclaggio, oggi l’ex compagno della contessa deve risarcire il fisco con 25 milioni di euro: per questo villa Altachiara, dove Raggio abita ancora a Portofino, è in vendita. Il «bottino» disperso (a un certo punto, considerando i vari prestanome, i giudici arrivano a ipotizzare 250 miliardi di lire) non sarà ritrovato. La storia con la contessa di esaurisce, ma resta l’amicizia, mentre nella dimora di Portofino entrano altri due personaggi: Susanna Torretta, ex commessa diventata dama di compagnia di Francesca Vacca Agusta (poi farà l’Isola dei famosi, quindi si darà al culturismo finendo squalificata per uso di sostanze proibite), e un aitante messicano, nuovo fidanzato della donna, Tirso Chazaro. L’8 gennaio del 2001, mentre Raggio è in Messico, dopo aver parlato e pianto con lui al telefono dalla «camera rossa», la contessa fugge nel parco e precipita dalla rupe su cui è arroccata la villa, scompare nel nulla finché il suo corpo non viene ritrovato molti giorni dopo in Costa Azzurra, dov’è stato trascinato dalle correnti. Anche l’eredità si tinge di giallo. Alla fine, nel 2003, viene raggiunto un accordo fra Tirso e Raggio, che rimane a Villa Altachiara, la splendida costruzione di 40 stanze, parco, dependance ed eliporto, tanto bella quanto infausta. Raggio torna a Villa Altachiara con la moglie, Rocìo Saldivas, una bellissima messicana che aveva conosciuto durante il periodo in cui era detenuto privilegiato in attesa di estradizione a Cuernavaca, e lei andava in prigione a trovarlo con amici. Nasce Aronne e il piccino ha appena tre anni quando cade da una finestra della villa, fortunatamente al piano terra, e viene portato d’urgenza al Gaslini. Oggi Aronne ha 7 anni e vive con la madre in Messico dove frequenta una scuola internazionale. «Sono orgoglioso di lui, parla tre lingue e ci vogliamo molto bene - dice Raggio -. A giorni alterni vado io a prenderlo a scuola e molti weekend li passa con me. Quando la mamma è arrabbiata, allora sparisco». Perché dopo la contessa, dopo la bellissima Rocìo, sposata nel 2004, ora accanto a Maurizio c’è Indira, anche lei messicana, 25 anni, studentessa universitaria, galeotto un Open di tennis ad Acapulco. «Spero sia la donna della mia vita», dice lui. Pare che Rocìo non l’abbia presa affatto bene. «Sono un cittadino del mondo» dice Raggio, che vive tra Portofino («ma solo d’estate, qui non ho più nessuno da quando è morta mia madre che viveva nella dépendance della villa») il Messico, Costa Rica («lì vive mia sorella»), Acapulco («le vacanze migliori a pescare il blue Marlin»), ma anche Dubai e il Kuwaitt, dove ha «molti amici». Se la villa sarà venduta, quella stessa villa dove «sto facendo l’olio per il consumo di casa, è buono, anche se costa molto di più che comprarlo», sarà come perdere le radici: che farà, tornerà lo stesso? «Sa che non mi sono ancora posto il problema, non voglio pensarci. Comunque non riesco a vedermi nello stesso posto per sempre, non credo esista il luogo perfetto. Sono un cittadino del mondo e devo ancora decidere che cosa farò da grande».