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 2010  novembre 22 Lunedì calendario

“Juan Carlos sapeva del golpe” - Il celebre e fallito colpo di Stato del 23 febbraio 1981, quello in cui il tenente-colonnello Antonio Tejero sequestrò la Camera dei Deputati con la pistola in mano? Una farsa per far diventare premier il generale di brigata Alfonso Armada, ex capo della Casa Reale

“Juan Carlos sapeva del golpe” - Il celebre e fallito colpo di Stato del 23 febbraio 1981, quello in cui il tenente-colonnello Antonio Tejero sequestrò la Camera dei Deputati con la pistola in mano? Una farsa per far diventare premier il generale di brigata Alfonso Armada, ex capo della Casa Reale. Non solo: il re Juan Carlos, sul trono dal 1975, e finora ritenuto un eroe per aver fermato il golpe, era perfettamente a conoscenza e appoggiava il più grave attacco alla democrazia post-franchista. Di più: il colpo di Stato-operetta fallì perché Tejero non voleva che il nuovo governo di Armada avesse come vice-premier il socialista Felipe González, pure lui a conoscenza della commedia. Sono le tesi esplosive contenute in un libro che esce martedì prossimo, 23 F, il re ed il suo segreto , opera dello scrittore e giornalista Jesús Palacios. Lo stesso autore ha anticipato ieri, sul conservatore El Mundo , le tesi principali di un golpe ancora non chiarito del tutto. «Il 23 febbraio non ci fu nessun golpe reazionario né rivolte militari. Fu una operazione speciale che si sviluppò attorno al re e tutto passò per le sue mani - esordisce l’autore -. Per parecchie ore Juan Carlos aspettò l’evolversi degli avvenimenti. Senza di lui, non ci sarebbe mai stato il 23 F: un golpe al sistema tramato, sviluppato e portato avanti da dentro il sistema per correggere il proprio sistema». Il golpe, che durò 18 ore con tutto il governo ed i parlamentari sequestrati alle Cortes, dalle 18,33 del lunedí fino alle 12,15 del giorno dopo, con la resa dei militari che si erano impadroniti della Camera, aveva un nome in codice, Operazione De Gaulle . Il centrista ed ex segretario del Movimiento franchista Adolfo Suárez, sotto attacco dell’opposizione socialista di González, dei terroristi baschi dell’Eta (e di Washington perché non voleva che la Spagna entrasse nella Nato), si era appena dimesso. Il Paese era in piena crisi, i nostalgici di Franco preparavano le sciabole e quel giorno si votava l’investitura a premier del centrista Calvo Sotelo. Il cervello dell’operazione erano i servizi segreti militari, il Cesid. Il modello da seguire quello del generale francese De Gaulle che, dopo il putsch militare di estrema destra di Algeri del ’58, accettò di essere eletto presidente della République con i voti di tutti per salvare il Paese da una dittatura dell’esercito. Il de Gaulle spagnolo era Armada, odiatissimo da Suárez. L’operetta era divisa in due fasi. Si cominciava con l’occupazione della Camera, e con i carri armati fatti sfilare in strada a Valencia dal generale Milans del Bosch. Poi scattava la seconda parte: Armada si recava alle Cortes e, con l’appoggio di Juan Carlos, si faceva votare da tutti i deputati come premier presentando un governo di unità nazionale. Il successore di Armada a capo della Casa reale, il generale Campos,geloso del predecessore, non lo fece entrare a palazzo. Ma il futuro premier, sicuro dei voti socialisti anche senza l’imprimatur del re, andò alle Cortes, alle 21 e 45 del 23-F. L’imprevisto fu che Tejero, l’ometto di «Todos al suelo, coño», si oppose a un esecutivo con dentro González. E l’operetta fallì. «Solo a questo punto Juan Carlos diede ordine a Campos di diramare in tv il suo comunicato che placcò il golpe», assicura il libro. Palacios sostiene anche che Armada aveva informato della farsa la Cia e il nunzio apostolico. E conclude: «Se Tejero avesse accettato, Armada sarebbe stato eletto con immensa maggioranza premier, perché i deputati lo avrebbero appoggiato, in nome di una reazione legale e democratica, come il salvatore della patria». Per assurdo, il niet di Tejero salvò la democrazia.