GIACOMO GALEAZZI, La Stampa 22/11/2010, pagina 7, 22 novembre 2010
“Nonostante il sostegno di Dio, le mie forze diminuiscono” (+box) - Il Papa è pronto a dimettersi se «fisicamente,psichicamente, spiritualmente» non fosse «più in grado» di assolvere ai «doveri del mio ufficio»
“Nonostante il sostegno di Dio, le mie forze diminuiscono” (+box) - Il Papa è pronto a dimettersi se «fisicamente,psichicamente, spiritualmente» non fosse «più in grado» di assolvere ai «doveri del mio ufficio». Il Pontefice ha una «grande responsabilità», però «è una persona assolutamente impotente»,«non può intimare o imporre nulla». Riguardo al vescovo lefebvriano Williamson (graziato due anni fa dalla Santa Sede) e sul quale ora grava la minaccia di espulsione dalla Fraternità San Pio X per aver scelto un avvocato neonazista nel processo in cui è imputato in Germania per aver negato l’Olocausto, nel libro-intervista «Luce nel mondo» Joseph Ratzinger ammette: «Se avessi saputo che era un negazionista e con che tipo di persona avevamo a che fare, non avrei revocato la scomunica». Parole «chiarissime e inequivocabili»,precisa uno dei suoi più stretti collaboratori. Dunque, come Paolo VI e Giovanni Paolo II, anche Benedetto XVI ha considerato la possibilità delle dimissioni se una malattia non gli permettesse più di guidare la Chiesa. Benedetto XVI riconosce di sentire il peso degli 83 anni(«Le mie forze stanno diminuendo»),ma, pur essendo il ministero di Papa «ai limiti dell’umanamente possibile» a quella età, «grazie a Dio posso contare su validi collaboratori». Il riferimento alle dimissioni rievoca Celestino V e Pio XII. «Pacelli parlava del pericolo di arresto da parte dei nazisti, cioè di dimissioni provocate da nemici, di un impedimento esterno alla prosecuzione della sua missione, mentre Benedetto XVI, al pari di Montini e Wojtyla, si riferisce alla salute e formula un’ipotesi relativa a condizioni personali», evidenzia il cardinale Achille Silvestrini, ex ministro degli Esteri. Intanto il primo sì del Papa al condom («vi possono essere singoli casi in cui l’uso è giustificato) è stato accolto da un coro mondiale di consensi. L’agenzia Onu per la lotta all’Aids (Unaids) elogia il «passo avanti significativo e positivo» poiché «un comportamento sessuale responsabile e l’uso del preservativo hanno un ruolo importante nella prevenzione dell’Hiv». Con le parole sui casi limiti nei quali può essere morale utilizzare il preservativo, «il Papa non giustifica moralmente l’esercizio disordinato della sessualità, ma ritiene che l’uso del profilattico per diminuire il pericolo di contagio sia “un primo atto di responsabilità”,”un primo passo sulla strada verso una sessualità più umana”, piuttosto che il non farne uso esponendo l’altro al rischio della vita», puntualizza il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. Certo, «il ragionamento del Papa non può essere definito una svolta rivoluzionaria», in quanto «numerosi teologi morali e autorevoli personalità ecclesiastiche sostengono posizioni analoghe. Tuttavia «è vero che non le avevamo ancora ascoltate con tanta chiarezza dalla bocca di un Papa, anche se in una forma colloquiale e non magisteriale». Benedetto XVI «ci dà con coraggio un contributo importante di chiarificazione e approfondimento su una questione lungamente dibattuta». È «un contributo originale: da una parte tiene alla fedeltà ai principi morali e dimostra lucidità nel rifiutare una via illusoria come la “fiducia nel profilattico”, dall’altra manifesta però una visione comprensiva e lungimirante, attenta a scoprire i piccoli passi (anche se solo iniziali e ancora confusi) di una umanità spiritualmente e culturalmente spesso poverissima, verso un esercizio più umano e responsabile della sessualità». Sono errori di traduzione ad aver provocato le differenze tra la versione italiana del librointervista e l’originale tedesco (l’unico rivisto dal Pontefice). Colpa di «sviste» del traduttore, puntualizzano in Curia, se nel passaggio sull’uso del condom c’è una discrepanza tra l’edizione italiana che parla di «quando una prostituta utilizza un profilattico» e l’originale tedesco in cui si fa riferimento al maschile «ein prostituierter», cioè a «un prostituto». *** Pio XII Per sua disposizione se i nazisti lo avessero deportato in Germania, il conclave avrebbe dovuto eleggere subito un nuovo Pontefice. «Così i tedeschi avrebbero deportato un cardinale e non il Papa», rivelò il ministro vaticano degli Esteri Tardini. Paolo VI In caso di prolungata malattia rinunciava al suo «officio» sia come vescovo di Roma sia come Capo della Chiesa cattolica. Stabilì per lettera di considerarlo dimissionario per gravi ragioni di salute e si interregò se lasciare l’incarico a 80 anni alla pari dei cardinali. Giovanni Paolo II Dispose per lettera le proprie dimissioni «nel caso di infermità che mi impedisca di esercitare sufficientemente il mio ministero apostolico», ma poi rimase fino alla fine perché «nella Chiesa non c’è posto per un Papa emerito»