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 2010  novembre 22 Lunedì calendario

“La nostra politica? Un cinepanettone ai titoli di coda” - Fuori dalla politica dei partiti, avanti con l’impegno civile, ma soprattutto a fianco di un’Italia che ha tutti i numeri per farcela: «Se smettesse di litigare non ce ne sarebbe per nessuno»

“La nostra politica? Un cinepanettone ai titoli di coda” - Fuori dalla politica dei partiti, avanti con l’impegno civile, ma soprattutto a fianco di un’Italia che ha tutti i numeri per farcela: «Se smettesse di litigare non ce ne sarebbe per nessuno». Davanti alle telecamere di «Che tempo che fa» Luca Cordero di Montezemolo si scrolla di dosso una volta per tutte le voci che lo volevano intenzionato a scendere direttamente nella competizione elettorale. Se per impegno politico «s’intende una candidatura - replica in modo netto all’intervistatore fabio Fazio - la risposta è no. Non intendo fondare un partito, nè entrare in un partito qualora ci fossero le elezioni». Anzi, il presidente della Ferrari e promotore della Fondazione Italia Futura, quel ritorno anticipato alle urne non lo vuole nemmeno: «Come cittadino spero che non ci siano elezioni, perché non è possibile andare alle urne ogni due anni. Auspico che il governo ottenga la fiducia, governi e sia poi giudicato dai cittadini per quello che ha fatto». Ma se non ci sarà un nuovo partito targato Montezemolo, «diverso è l’impegno civile e politico non partitico». «Io voglio impegnarmi nella nostra Fondazione» - dice, rivolgendo anche un appello ai giovani perché partecipino alle attività della Fondazione - perché non possiamo accettare che di politica parlino solo i politici». Sta attento, il presidente della Ferrari, a mantenersi fuori dalle polemiche. Anche con il ministro Roberto Calderoli, che lo ha invitato alle dimissioni dopo che la scuderia ha perso per un soffio il Mondiale di F1. Che il ministro leghista se la sia presa tanto a cuore per il destino di un simbolo nazionale come le Rosse, dice, è buon segno: «Viva l’Italia!». Ma certo, quello che Montezemolo descrive in termini coloriti è un sistema politico ormai a fine corsa: «E’ un cinepanettone che sta arrivando alla fine. Siamo ai titoli di coda, sempre con gli stessi attori anche se cambiano i nomi dei partiti». Quando si riaccenderanno allora le luci in sala? «Alla fine della legislatura credo che saremo anche alla fine di questo ciclo». Intanto, se Montezemolo farà politica, lo farà attraverso il confronto e il dibattito della sua Fondazione. Dopodomani, ad esempio, presenterà il rapporto sulla disoccupazione giovanile: «Questi sono i temi su cui stimolare la classe politica, fare delle proposte, mettere la faccia. Questo è un impegno civile e io a questa Fondazione credo molto, voglio diventi un centro di elaborazione e di stimolo». L’Italia, del resto, ha tutti i numeri per farcela: «E’ un paese di eccellenze e ha un potenziale enorme, soprattutto tra i giovani. Ma ha bisogno di una politica che ci ridia la sfida, gli ideali e la voglia di andare avanti». Sul governo attuale Montezemolo preferisce non dare giudizi: ci sono «ministri di qualità», ma allo stesso tempo siamo «tutti esterrefatti dal fatto che due anni fa, mica quaranta, questo governo è stato eletto con maggioranza unica. Avrebbe avuto la possibilità di cambiare molto ma questo non è accaduto». La delusione, comunque, è bipartisan: «Ho parlato di crisi di questo Paese, ma negli ultimi anni si sono alternati governi di destra e di sinistra». E allo stesso modo la speranza non ha etichette, spiega Montezemolo elencando alcune riforme di base che spingerebbero l’Italia. Tra tutte «privilegiare il lavoro rispetto alla rendita e investire sui giovani. Queste sono cose né di destra né di sinistra».