SILVIO VIALE, La Stampa 22/11/2010, pagina 30, 22 novembre 2010
INFORMARE SÌ MOLESTARE NO
Il mio collega Gabriele Soliani, 55 anni, medico psicoterapeuta di Reggio Emilia, si chiede perché «un volontario per la vita» non possa tentare di far cambiare idea a una donna che vuole abortire (L’editoriale del lettore di giovedì scorso). Io dico: lasciamola stare in pace.
È normale che una donna, di fronte a una gravidanza inattesa, possa avere sentimenti contrastanti. Come è normale che la quasi totalità delle donne che voleva una gravidanza, di fronte a una malformazione, decida di abortire. Si può non essere d’accordo, ma è difficile sostenere che la donna non sia in grado di decidere quale sia la scelta migliore per se stessa.
Si può pensare che questa scelta debba essere subordinata all’embrione, o al «bambino» potenziale che c’è in lei, senza badare alle circostanze. Io non ho alcuna obiezione da fare al fatto che una donna possa consultare un volontario antiabortista, ma sono convinto che la scelta migliore per lei sia la sua. Forse non sarebbe la stessa sei mesi prima o sei mesi dopo, ma la sua è certamente la migliore in quel momento.
Da responsabile del servizio Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG) dell’ospedale che pratica più aborti in Italia - più di un terzo di quelli piemontesi - so che più del 10% delle donne cambia idea dopo avere prenotato un aborto e credo che ogni donna abbia diritto di cambiare idea cento volte, ma abbia il diritto di non essere molestata. Dobbiamo sempre tenere presente che dietro a ogni donna vi è una diversa realtà personale, familiare e sociale, per cui fino a quando io sarò il responsabile del servizio unificato di IVG l’indicazione è quella di favorire le esigenze delle donne con solidale comprensione nel suo esclusivo interesse.
Che i tifosi dell’embrione contro la donna se ne facciano una ragione e aiutino le donne che non vogliono abortire come io aiuto le donne che vogliono abortire, senza molestare le donne che non vogliono essere molestate.