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 2010  novembre 22 Lunedì calendario

Mr Lucky Luciano, il dracula della mafia - Il mammasantissima più famoso della sto­ria di Cosa Nostra, Lucky Lucia­no( 1897-1962), rac­contato da un giorna­lista di razza che è stata la più illustre vittima della lu­para bianca, Mauro De Mauro (1921-1970)

Mr Lucky Luciano, il dracula della mafia - Il mammasantissima più famoso della sto­ria di Cosa Nostra, Lucky Lucia­no( 1897-1962), rac­contato da un giorna­lista di razza che è stata la più illustre vittima della lu­para bianca, Mauro De Mauro (1921-1970). Ecco in sintesi estrema il conte­nuto del librino chicca di Mursia, Lucky Luciano (pagg. 174, euro 13, prefa­zione di Beppe Benvenuto, con un’intervista a Tullio De Mauro). Il libro raccoglie una se­rie di articoli-ritratto pub­blicati su L’Ora di Palermo tra il 5 e il 23 novembre 1963 in cui il giornalista, a cui si devono alcune tra le prime campagne frontali contro Cosa Nostra, cuce con arte una narrazione serrata che ricama sulla pagina vita, malefatte e umori del padri­no di New York, a partire da un incontro personale avve­nuto nel 1958 quando De Mauro aveva intercettato Salvatore Lucania (all’ana­grafe criminale Luciano «il fortunato») che per l’occa­sione era «sceso» per affari all’Albergo Sole di Paler­mo. E che De Mauro fosse la persona giusta per raccon­tare il super boss e la sua lunga carriera criminosa non c’è dubbio. Era un irre­golare con il fiuto per il tor­bido. Nato nel 1921 (quindi nella generazione che creb­be a fucile e moschetto) finì quasi inevitabilmente dal­la parte sbagliata della guer­ra civile (la sua attività co­me informatore e i suoi lega­mi con la X Mas del princi­pe Borghese lo fecero finire prima prigioniero al campo di Coltano, poi processato e assolto per crimini com­messi sotto il regime). Ma questa «scuola» contribuì a farne un cronista di vaglia di cui L’Ora , giornale fian­cheggiatore del Pci, sfruttò la capacità di segugio. Fu De Mauro a seguire per quella testata l’ affaire Mat­tei, così come numerosi ser­vizi sulla mafia a causa dei quali, almeno secondo il pentito Buscetta: «... De Mauro era un cadavere che camminava. Cosa Nostra era stata costretta a “perdo­nare” il giornalista perché la sua morte avrebbe desta­to troppi sospetti, ma alla prima occasione utile avrebbe pagato...». Non ba­stasse De Mauro si interes­sò anche di eversione e di golpe di destra. Il risultato fu che l’8 dicembre 1970 venne rapito mentre rinca­sava. Il cadavere non è sta­to mai ritrovato né si è mai arrivati ad una verità defini­tiva sulla vicenda. E De Mauro, come diceva­mo, nel raccontare “Lucky” utilizza tutte le sue doti di cronista. Parte da quel che sente per la strada, da uno spunto da bar: «Non ricor­do come, una sera di que­st’ultimo settembre il di­scorso cadde su Lucky Lu­ciano. Era l’aperitivo, al­l’imbrunire ». E visto che tut­ti parlano del vecchio boss, trasferito in Italia e con or­mai «l’aspetto di uno zio buono», il giornalista rico­struisce in una manciata d’articoli una vita, un’esi­stenza piena di cicatrici cri­minali. Ci mette il ricordo personale: «Cordiale, co­me lo è sempre con i giorna­listi... un linguaggio pittore­sco il suo, che è un rifaci­mento all’italiana del dia­letto napoletano piuttosto che del siciliano». Usa po­che battute per rendere in un lampo il guizzo e l’am­miccamento tipico del ca­pobastone: «Era venuto a Palermo per salutare degli amici; poi aveva avuto vo­glia di salutare altri amici a Catania ecco tutto...“Non scriva niente, non ne vale la pena. Se Lei va a Milano i giornali che fanno scrivono che Lei è a Milano?”». Passa poi ad una ricerca a tutto campo e con piglio quasi filologico che rico­struisce la vicenda america­na del ragazzino che emi­grò al seguito del padre zol­fataio a nove anni, che di­venne il pericolo pubblico numero uno ottenendone in cambio trent’anni di gale­ra e che dalla galera uscì sta­bilendo i contatti tra la ma­fia e i servizi segreti ameri­cani che consentirono lo sbarco in Sicilia (e prima an­cora il funzionamento dei convogli atlantici). E se dei fatti salienti nella narrazio­ne non manca nulla - batte per dovizia di dati opere specialistiche molto più lunghe - il vero valore ag­giunto è comunque dato dalla penna, dalle invenzio­ni linguistiche: «Gli interes­si di Lucky in quel periodo erano sparsi come concime in un campo di grano... Lucky sembrava Dracula... la personificazione di un gangster da film di seconda visione » . E così chiudendo il libri­no si ha per un attimo anco­ra l’impressione di vederli camminare fianco a fianco quei due, per le strade di Pa­lermo, impegnati in un’im­probabile intervista. Lucia­no con la palpebra abbassa­ta che fissa De Mauro, quel suo sorriso sornione sotto il naso rotto. Entrambi con le loro cicatrici, attenti e sulla difensiva «come un bou­xeur o un dobermann sulla guardia » .