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 2010  novembre 22 Lunedì calendario

Vattimo passa da Tonino agli ayatollah - Fa di testa sua e offre una stampella al regime di Tehe­ran

Vattimo passa da Tonino agli ayatollah - Fa di testa sua e offre una stampella al regime di Tehe­ran. Gianni Vattimo, peso mas­simo del pensiero e acrobata della politica,compie l’ennesi­ma giravolta. L’Unesco decide di boicottare la giornata della f­i­losofia ospitata con una buona dose di faccia tosta dagli ayatol­lah iraniani. Molte teste pen­santi scelgono di non andare a Teheran, e lui invece si precipi­ta nella capitale, facendosi pre­c­edere da dichiarazioni durissi­me: «L’imbarazzo dell’Unesco è l’eco delle pressioni della Cia e del colonialismo sfrontato di Israele». Vattimo è fatto così: ha stu­diato con mostri sacri come Hans-Georg Gadamer e Luigi Pareyson,è considerato un’au­torità mondiale nel campo de­gl­i studi filosofici e il suo pensie­ro debole è stato esportato in tutto il mondo, come uno dei più apprezzati prodotti del «made in Italy»a livello intellet­tuale. Su un piano più pragma­­tico, quello del teatrino dei par­titi e dei loro leader, la sua in­quieta avventura è segnata dal­la precarietà. Fissa un paletto e subito trasloca altrove: Vatti­mo è stato a suo tempo militan­te del partito Radicale, e mem­bro del «Fuori!», il primo movi­mento gay organizzato nel no­stro Paese. Poi è venuta la sta­gione nei Ds, seguita da una puntuale delusione e da un ul­teriore spos­tamento in direzio­ne dei Comunisti italiani di Oli­viero Diliberto. Ma anche que­sto approdo si è ri­velato provvi­sorio e Vattimo ha fatto nuova-mentelevaligie, trovandoripa­ro, come eurodeputato, nel­l’Italia dei valori. Come lui, filo­sofo di altissime letture, sia ri­masto incantato dal corpo a corpo con la lingua italiana di Antonio Di Pietro, resta un affa­scinante mistero. Vattimo è spiazzante per na­tura e a volte si ha l’impressio­ne che dribbli anche se stesso. Ora ha deciso di smarcarsi an­che da molti autorevoli colle­ghi. Il direttore del’Unesco Iri­na Bukova ha tolto il patroci­nio alla manifestazione e orga­nizza una giornata di studi al­ternativa a Parigi. Con lei l’ira­no- canadese Ramin Jahanbe­gloo e Bernard-Henry Levy. Jahanbegloo, oppositore del governo iraniano, è rimasto chiuso quattro mesi nel carce­re di Evin. Dunque, il boicottag­gio è quasi una risposta in pre­sa diretta agli ayatollah che schiacciano chi dissente e non accettano il pensiero libero. Ma per Vattimo questi, eviden­temente, sono dettagli trascu­rabili. Lui scavalca tutti con un ragionamento che persino a si­nistra faticherebbero a segui­re: «Riconosco nel cosiddetto imbarazzo dell’Unesco di fron­te a una giornata di filosofia in Iran nulla più che la eco delle pressioni della Cia e del colo­nialismo sfrontato di Israele che mentre stigmatizza il presi­dente iraniano, Mahmoud Ah­madinejad, vuole impedire ai filosofi di tutto il mondo di in­contrarsi a Teheran con i colle­ghi iraniani». A Teheran, dunque. «Chi di­fende e commenta enfatica­mente la decisione dell’Une­sco di ritirarsi da Teheran- pro­segue Vattimo - è il cosiddetto filosofo Bernard-Henry Levy, apologeta a tutti i costi anche delle più criminali decisioni dello stato di Israele». Bernard-Henry Levy, francese di origine ebraica, è il capofila dei Nuovi Filosofi insieme ad André Glucksmann. Ed è un implaca­bile accusatore degli ayatollah come di Vladimir Putin. Tutto il contrario di Vattimo. A maggio, in vista del Salone del libro, Vattimo firma un ap­pello per boicottare Israele, in­vitato come ospite d’onore a Torino. E scrive parole durissi­me «contro uno Stato che cele­bra i s­uoi sessant’anni di vita fe­steggiando l’anniversario con il blocco di Gaza, la riduzione dei palestinesi in una miriade di zone isolate le une dalle al­tre, una politica di continua espansione delle colonie che può solo comprendersi come un vero e proprio processo di pulizia etnica». Dunque, Vattimo sta col regi­me che reprime le minoranze, impicca ad una gru gli omoses­suali come Vattimo, promette di far sparire Israele dalle carte geografiche, condanna alla la­pidazione Sakineh. Teheran, intanto, va su tutte le furie per le assenze illustri e secondo co­pione accusa i «sionisti»di«ten­tare di sabotare» il meeting. Vattimo evidentemente condi­vide q­ueste contorsioni propa­gandistiche e mette a posto la coscienza scaricando tutte le colpe sull’Occidente democra­tico: «L’universalismo delle fi­losofie, anche di quelle che si affermano al di fuori della tradi­zione europea, è uno dei danni collaterali prodotti dall’impe­rialismo occidentale». Insom­ma, sarà pure debole ma il pen­siero di Vattim­o è politicamen­te audace e assai semplicistico. Chissà che cosa ne pensa Anto­n­io Di Pietro che frequenta po­co i temi internazionali ma l’acrobatico filosofo ce l’ha in casa.