Marcello Veneziani, il Giornale 21/11/2010, pagina 1, 21 novembre 2010
LA SVOLTA DEL PRESERVATIVO
Evviva il Papa, si è convertito al profilattico, simbolo del sesso libero e protetto. Il mondo riabilita in una botta sola il Papa della Tradizione. I media, i laici e i libertari lo innalzano sugli altari della modernità perché in un colpo solo Sua Santità ha messo la Chiesa al passo con la Sanità, il Piacere e la Demografia. Da anni, infatti, vige una specie di adorazione laica del profilattico, perché evita le malattie, la procreazione e dà maggiore libertà sessuale. E da anni la Chiesa è condannata al rango di nemica dell’umanità perché, negando la bontà del preservativo, è considerata collaborazionista dell’Aids e delle malattie veneree, alleata della bomba demografica e intima nemica del piacere sessuale, liberato dallo scopo di procreare. Adesso arriva un mezzo spiraglio: il Papa dice che «in singoli casi» può essere giustificato il preservativo. L’esempio papale di preservativo tollerato è in verità un po’ particolare. Non lo riferisce al maschio, ma alla donna, e non alla donna in amore, ma alla prostituta. Lo ammette cioè in una circostanza che già di per sé è considerata peccato: il mercimonio del corpo. Alla peccatrice è ammesso l’uso del preservativo come attenuante; alla vita di coppia non si sa. Secondo il Papa, nel caso citato, il profilattico «può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità» verso la consapevolezza che «non tutto è permesso e non si può fare tutto ciò che si vuole». Dunque, il profilattico è accettato come freno più che come libertà, come monito più che via libera al piacere. Un lattice di rimorsi e non di licenza.
Con una Chiesa devastata dalla piaga ma soprattutto dalla diceria della pedofilìa, con le famiglie che temono di mandare i loro figli negli oratori e nelle gite parrocchiali, impressionati dall’allarme mediatico sui preti vogliosi di bambini, poteva il Papa mantenere la scomunica al profilattico? No , che non poteva.
E poi il Papa s a che l a moral e sessuale castigata è una delle principali ragioni d i lontananza della gente dalle Chiese, i giovani soprattutto. Vero è che i cattolici sono più duttili e indulgenti con i peccati della carne rispetto a i fanatic i puritani d’Occidente o agli integralisti islamici; offrono paracadute, come la confessione e la penitenza. Ma il contrasto è stridente e d i solit o s i aggira con l a bigamia m orale, l’ironia o l a candida professione d’incoerenza. Viva Dio e l a Madonna, m a lasciatemi divertire, non faccio chiasso e poi rimetto tutto a posto. Questa è l a morale duplex, o, se preferite, l’indulgenza aumm- aumm i n materia sessuale.
E allora perché non venire a patti col mondo, con i contraccettivi e i profilattici, con la sessualità fuori dal matrimonio e dalla procreazione, con il controllo delle nascite e l’accettazione dell’omosessualità, e via dicendo? Il sesso, sì, è importante, ma qui c’è gente che vive nella morte di Dio e stiamo a misurare la fede con l’orgasmo. Così il Pap a h a aperto l a porticina dell a sacrestia, m a non dimentichiamo che ha pure aggiunto: concentrarsi sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità. Ha ragione. E se dietro l a follìa d i un’intransigenza che sembra contro n atura, si celassero motivi di saggezza che abbiamo dimenticato? Provo ad accennarne alcuni. Primo, i l rispett o sacro per u n atto che genera la vita; trattatelo meglio quel rubinetto, sembra dirci il Papa, perché è fonte della nostra, della vostra vita e di quella che verrà. Secondo, controllare il sesso vuol dire salvare l a famiglia dal naufragio nei desideri e nelle vite o ccasionali, dal momento che non s i conoscono società civili senza famiglia; quella comunità è davvero l’architrav e naturale, morale e culturale della società. Terzo, il sess o esonda dappertutto, serve anche come spot per vendere merci, oltre che corpi, è l’alienazione principale dei nostri tempi, è il vero oppio dei popoli e dei cervelli; e mortifica la donna ridotta a oggetto di piacere. Quarto, le grandi civiltà ma anche le esistenze migliori si sono realizzate quando sono riuscite a sublimare il sesso, a sacrificare, a contenere e a spendere altrove le energie altrimenti disperse nella sessualità sfrenata. Persino le grandi opere dell’uomo nascono dalle rinunce, a volte sono sublimazioni dello sperma; forse c i saremmo persi l a poesia d i Leopardi se Silvia si fosse comportata come una troietta qualunque. Il disordine sessuale, la sua banalizzazione, toglie luce alla vita. Insomma, cosa voglio dire? Il Papa h a fatto u n passo piccolo e i nsieme gigantesco per riconoscere la realtà del mondo, le esigenze del corpo e la vita dei contemporanei. Ma perché non facciamo u n passettino pure noi per capire le ragioni antiche e profonde di quel profilattico spirituale che s i chiama castità? Perché l’uomo è un pasticcio misto, di anima e di carne.